Villa Bianca a Seveso rappresenta una delle testimonianze più note dell’architettura razionalista in Lombardia. Fu progettata negli anni ’30 del secolo scorso da Giuseppe Terragni, architetto di Meda morto tragicamente in giovane età: se vuoi scoprire la storia della villa (e quella di Terragni) non devi far altro che leggere il resto di questo post.
Tutto quello che ti serve sapere
La storia di Villa Bianca a Seveso
Per chi (come me) non si intende di architettura, Villa Bianca a Seveso sembra solo un edificio dalla forma un po’ bizzarra. È, invece, una costruzione davvero speciale.
Partiamo dalla sua carta di identità, innanzitutto: si chiama Villa Bianca, è nata tra il 1936 e il 1937 e si trova a Seveso, in via Garibaldi. Suo papà è Giuseppe Terragni, architetto originario di Meda, ritenuto il più importante esponente del razionalismo italiano.
Sintetizzando: il razionalismo italiano era una corrente architettonica diffusa tra gli anni ’20 e gli anni ’30 del secolo scorso che puntava sulla classicità e sulla ricerca di misura, ordine e coerenza delle forme. Un’architettura, appunto, razionalista.
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Nel 1926 Terragni, insieme ad altri sei architetti del Politecnico di Milano, aveva fondato il Gruppo 7, un collettivo che si proponeva di diffondere nel nostro Paese i principi del Movimento Moderno, che intendeva rinnovare i tratti peculiari del design e dell’architettura.
Terragni all’epoca aveva solo 22 anni, ma era una sorta di enfant prodige: espresse la propria creatività sin da giovanissimo, e in effetti il destino non gli lasciò molti anni da vivere.
Sempre nel 1926 Terragni iniziò a lavorare al Monumento ai Caduti di Erba (a proposito: è spettacolare, e se non lo conosci puoi scoprirlo leggendo il post qui sotto).
Tavolo di lavoro in completo disordine, un gatto tra i fogli, i residui delle cancellature delle gomme che si mischiavano con la cenere che cadeva dalle sigarette che aveva sempre in bocca: così era solito lavorare Terragni. Spesso disegnava di notte, in modo da non essere disturbato; e le mattine le trascorreva a letto.
Quando si dedicò alla progettazione di Villa Bianca, Giuseppe Terragni aveva poco più di 30 anni. Disegnò e fece costruire quella dimora perché gli era stata commissionata da un cugino di nome Angelo, facoltoso imprenditore nel campo delle costruzioni edili e ingegnere, che aveva acquisito appositamente un terreno a Seveso lungo la strada che collegava Milano con Como: la Comasina, appunto.
La posizione scelta per la villa non era casuale: era in una proprietà ampia e poteva essere vista anche dal viale – perpendicolare alla Comasina – che conduce(va) alla stazione e su cui si affacciava la Casa del Fascio.
Terragni disegnò il progetto di Villa Bianca tra l’aprile e l’ottobre del 1936; in autunno iniziarono i lavori, che si conclusero l’anno dopo.
L’architetto medese – come riporta il sito LombardiaBeniCulturali – pensò anche all’arredamento, come se volesse controllare ogni singolo dettaglio della propria creazione. A dir la verità, i problemi di esecuzione non mancarono: per esempio i serramenti furono predisposti in modo sbagliato.
Ciò, comunque, non impedì ad Angelo e alla sua famiglia di trasferirsi a Villa Bianca nel dicembre del 1937.
L’anno successivo Giuseppe Terragni progettò, insieme con Antonio Carminati, un’altra opera in Brianza: la Casa del Fascio di Lissone, costituita da un lungo corpo orizzontale e da una torre littoria con arengario. Oggi quell’edificio è conosciuto proprio con il nome di Palazzo Terragni.
Sempre nel 1938, l’architetto di Meda lavorò a un’opera clamorosa, che però non venne poi costruita a causa dell’entrata dell’Italia in guerra: il Danteum, un monumento museo da realizzare a Roma dedicato a Dante Alighieri, che avrebbe dovuto proiettare in uno schema architettonico la Divina Commedia.
Nel 1940, la rivista Costruzioni Casabella dedicò un fascicolo alle ville moderne italiane citando fra queste anche Villa Bianca: erano passati appena tre anni dalla sua costruzione ma era già famosa.
Più amaro fu, invece, il destino del suo ideatore, costretto a fare i conti con le conseguenze della guerra: nel 1941 Terragni fu spedito in Jugoslavia, e da lì finì in Russia; poi tornò in Italia, ma non era più lo stesso, né nel fisico né nella mente.
Morì, il 19 luglio del 1943, ad appena 39 anni, colpito da una trombosi cerebrale.
Dieci anni più tardi, suo fratello Attilio – con il quale Giuseppe nel 1926 aveva aperto uno studio nella casa paterna – verrà eletto senatore per il Partito Nazionale Monarchico.
Villa Bianca a Seveso: com’è oggi
Dopo avere ospitato un ristorante, Villa Bianca (a proposito: Bianca non per il colore delle pareti esterne, ma perché così si chiamava la moglie di Angelo Terragni) oggi è una dimora privata: se volete, potete comunque ammirarla dall’esterno.
Noterete le sue facciate, tutte diverse l’una dall’altra, le sue asimmetrie, i suoi tagli e le sue dissonanze. Come se fosse quasi scomposta, o appena esplosa.
Villa Bianca a Seveso: come arrivare
Villa Bianca a Seveso si trova in corso Garibaldi 87.
Se hai intenzione di vederla da vicino e prevedi di arrivare a Seveso in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi all’incrocio tra viale Vittorio Veneto e corso Garibaldi.
Preferisci arrivare a Seveso in treno? Allora, una volta uscito dalla stazione, gira a sinistra in corso Marconi, e poi a destra in viale Vittorio Veneto. Arrivato in fondo a questa strada, troverai la villa proprio di fronte a te.
Nel caso in cui tu voglia arrivare a Seveso in autobus, infine, puoi fare riferimento alla linea Z150 e scendere alla fermata di corso Garibaldi 87, che si trova esattamente davanti alla villa.
Che cosa vedere a Seveso
Dopo aver ammirato da vicino Villa Bianca a Seveso, potresti aver voglia di scoprire tutti gli altri luoghi di interesse storico e artistico della città. Non sai che cosa vedere a Seveso? Nessun problema: nel post qui sotto trovi tutti i consigli che ti servono per un itinerario completo.
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