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Il disastro di Seveso sul Corriere del 18 luglio del 1976

Il disastro di Seveso e l’Icmesa di Meda

Il disastro di Seveso fu un incidente industriale avvenuto il 10 luglio del 1976 che causò la diffusione nell’aria di una nube di diossina. In seguito a quell’evento fu emanata la direttiva europea 82/501/CEE, nota proprio con il nome di direttiva Seveso, che imponeva ai Paesi membri della UE di identificare gli stabilimenti a rischio.

Il disastro di Seveso e la diossina

“Un intero quartiere di Seveso gravemente inquinato da gas tossici”: così titolava un articolo del Corriere della Sera pubblicato a pagina 7 nell’edizione del 17 luglio del 1976.

Sì, il 17 luglio: ma il disastro di Seveso si era consumato una settimana prima. Era il 10 luglio, infatti, quando un’avaria del sistema di controllo di un reattore chimico verificatosi nell’azienda Icmesa aveva provocato la fuoriuscita di una nube di diossina, una sostanza estremamente tossica che si era così dispersa nell’atmosfera.

L’Icmesa si trovava a Meda, al confine con Seveso: e proprio il paese di Seveso fu quello più colpito dall’ondata di veleno che si diffuse a causa dell’incidente.

Il Corriere della Sera del 17 luglio del 1976
Il primo articolo del Corriere della Sera dedicato al disastro di Seveso fu pubblicato il 17 luglio del 1976, una settimana dopo l’incidente

Eppure ci vollero ben sette giorni prima che dell’evento si accorgessero i media italiani: quello pubblicato dal Corriere il 17 luglio, infatti, fu il primo articolo di un quotidiano nazionale dedicato alla vicenda.

“Un intero quartiere di Seveso è stato dichiarato zona invasa da gas tossici”, si leggeva nell’articolo, che poi aggiungeva: “A riprova della pericolosità dei gas dell’industria chimica l’ufficiale sanitario fa osservare che la vegetazione nella zona è ormai duramente compromessa: alberi secchi, prati ingialliti, animali che muoiono in continuazione e bambini intossicati”.

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Proprio quel 17 luglio, per effetto dell’ordinanza emessa il giorno prima dal sindaco di Seveso Francesco Rocca, furono posti intorno alla zona dei cartelli segnalatori di pericolo per la presenza di gas tossici.

Attraverso quell’ordinanza, il primo cittadino sevesino proibiva ai residenti di mangiare frutta e ortaggi che fossero stati a contatto con il terreno e vietava di toccare gli animali di San Pietro, cioè il quartiere situato nelle immediate vicinanze dell’Icmesa.

Prescriveva, inoltre, di lavarsi usando solo acqua fatta bollire e sterilizzata.

Il disastro di Seveso: le conseguenze

Già il 18 luglio, la vicenda del disastro di Seveso arrivò sulla prima pagina del Corriere, in un articolo intitolato “Un gas misterioso che uccide piante e animali invade un paese: quattordici bimbi intossicati”.

Il giornalista Andrea Bonanni parlava di carcasse di “animali che muoiono in continuazione”, della “totale distruzione di fiori, frutta e ortaggi” e di quattrodici bambini “ricoverati in ospedale con sintomi che nessuno ancora riesce a spiegare”.

Il disastro di Seveso sul Corriere del 18 luglio del 1976
L’articolo in prima pagina sul Corriere della Sera del 18 luglio 1976

Nel frattempo si cominciava a capire che la situazione all’inizio era stata ampiamente e gravemente sottovalutata.

Infatti il primo rapporto del dottor Francesco Uberti, chiamato a sostituire l’ufficiale sanitario Giuseppe Ghetti che era in ferie, aveva lasciato intendere che i danni della fuga di gas fossero limitati unicamente alle colture; ma già dopo pochi giorni ci si era accorti che stava accadendo qualcosa di più grave, con la moria degli animali.

Cito ancora l’articolo di Bonanni: “Le bestie diventano sempre più apatiche, poi cominciano a perdere sangue dal naso, dalla bocca, muoiono nel giro di pochi minuti”.

In più, anche i bambini iniziavano a mostrare i primi sintomi di irritazione cutanea.

Gli effetti del disastro di Seveso
Il Corriere della Sera del 18 luglio 1976 mostrava alcuni effetti del disastro di Seveso: fiori bruciati, animali morti e bambini in ospedale. I piccoli furono ricoverati nel nosocomio di Mariano Comense, dove i medici cercarono di individuare una cura che permettesse di guarire le ustioni

“A Seveso – scriveva Bruno Lucisano sul Corriere – le piante appaiono fittamente bucherellate e appassite e in via di distruzione: gli animali morti, soprattutto conigli, che si sono evidentemente nutriti di erbe inquinate, presentano sintomi di emorragia e di edema polmonare”.

Unità e il disastro di Seveso del 22 luglio del 1976
L’articolo dell’Unità del 22 luglio del 1976 dedicato al disastro di Seveso

I giorni successivi

La notizia del disastro di Seveso ben presto valicò i confini nazionali. Il 27 luglio del 1976, per esempio, in Francia Le Journal d’Antenne 2, cioè il telegiornale di Antenne 2, apriva la propria edizione delle ore 20 parlando proprio di Seveso (qui il link al tg di quella sera).

Telegiornale Antenne 2
Un fotogramma tratto dal servizio dell’edizione del tg di Antenne 2 del 27 luglio del 1976 dedicato all’incidente di Seveso

Dopo l’incidente, il territorio dei paesi colpiti (non solo Seveso e Meda, ma anche parte di Barlassina, Cesano Maderno, Desio e Bovisio Masciago) fu suddiviso in tre zone distinte in base al livello di contaminazione: la zona A, dove la situazione era più grave, fu evacuata prima del 26 luglio.

Il Corriere della Sera su Seveso
La prima pagina del Corriere della Sera del 27 luglio del 1976

Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 1976, più di 700 residenti di Seveso e Meda furono trasferiti in due hotel milanesi. Le abitazioni di oltre 40 famiglie dovettero essere distrutte; la maggior parte degli evacuati poté tornare nelle proprie case solo un anno e mezzo più tardi, alla fine del 1977.

La Stampa del 28 luglio del 1976
L’articolo dedicato a Seveso sulla prima pagina della Stampa del 28 luglio 1976. Emblematico il titolo: “Giorno per giorno la morte su Seveso mentre il pericolo veniva ignorato'”. Nell’articolo a firma di Remo Lugli si legge fra l’altro: “Al pericolo reale di contaminazione si sovrappongono gli allarmi assurdi: cittadini di Seveso partiti per andare in ferie sono stati respinti da alberghi e pensioni; in un campeggio di San Benedetto sul Tronto avrebbero negato l’ingresso ad una famiglia con roulotte; sarebbero stati respinti persino dei mobili spediti da una fabbrica locale”

In tutto furono 240 le persone che a causa della diossina furono colpite da cloracne, una dermatosi che provoca cisti e lesioni; quasi tutti erano bambini.

Dopo il disastro di Seveso: il Bosco delle Querce

Tutti gli edifici della zona A – la più inquinata – furono demoliti, in modo che l’area venisse sgomberata sia dalla vegetazione che dalle abitazioni.

Il terreno della zona A fu completamente asportato fino a 80 centimetri di profondità e collocato in vasche: una a Seveso, una a Meda, una a Cesano Maderno e una a Bovisio Masciago.

La vasca della diossina a Meda
La collina sopra la vasca di Meda

Nelle vasche furono collocati anche:

  • i macchinari che erano stati usati per gli scavi e le demolizioni;
  • il reattore da cui si era innescato l’incidente (sigillato all’interno di un sarcofago di cemento);
  • le macerie dell’Icmesa, demolita in quanto contaminata.

Al posto del terreno rimosso, fu collocato dell’altro terreno proveniente da aree non inquinate; in seguito si provvide a un rimboschimento che favorì la nascita di un grande parco naturale, il Bosco delle Querce.

Il Bosco delle Querce oggi

Il Bosco delle Querce oggi è un meraviglioso parco compreso tra Seveso e Meda: te ne parlo in maniera approfondita nel post qui sotto, dove ti spiego anche quando è aperto e come fare per raggiungerlo.

Il Bosco delle Querce di Seveso e Meda

Il film giapponese dedicato al disastro di Seveso

Nel 2001 il regista giapponese Satoshi Dezaki (che tra gli anni ’70 e gli anni ’80 aveva lavorato a due serie animate molto conosciute anche in Italia, Lady Oscar ed Hello! Spank) ha realizzato un film d’animazione dedicato proprio al disastro di Seveso.

Il film si chiama Inochi no Chikyuu: Dioxin no Summer, e mette in scena gli eventi del 1976 visti attraverso gli occhi di un gruppo di bambini: Giulia, Angelo, Lucio, Enrico e Maria.

Il film è disponibile su YouTube, ma solo in giapponese e con sottotitoli in inglese.





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