La filatura Galeazzo Viganò a Triuggio e Ponte Albiate è uno dei luoghi abbandonati a Milano e dintorni che dovresti vedere se sei un appassionato di urbex in Lombardia. Nelle prossime righe conoscerai da vicino questo esempio di architettura industriale del Novecento e la sua storia; inoltre, potrai scoprire dove si trova e come raggiungerlo.
Prima di farti conoscere la filatura Galeazzo Viganò devo annoiarti con la solita ma necessaria premessa, cioè la raccomandazione che ti faccio ogni volta che ti parlo di luoghi abbandonati a Milano e dintorni: la proprietà privata deve essere sempre rispettata. Quando fai urbex, presta sempre attenzione ai cartelli che ti segnalano dove non puoi entrare: ne va anche della tua incolumità.
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Il preambolo è terminato: possiamo scoprire insieme la filatura Galeazzo Viganò.
Tutto quello che ti serve sapere
La filatura Galeazzo Viganò a Triuggio
Gli edifici abbandonati della filatura Galeazzo Viganò a Triuggio e a Ponte Albiate sono ciò che rimane dell’omonima manifattura operativa sulle rive del Lambro a cavallo tra il XIX e il XX secolo. L’opificio comprendeva la filatura sulla riva destra del Lambro (Ponte Albiate) e la tessitura su quella sinistra (Triuggio).
L’azienda ai tempi fu fonte di lavoro e di benessere, ma anche di inquinamento dell’ambiente. Oggi dal lato di Triuggio restano strutture vuote e dai muri scrostati, con finestre senza vetri (quei pochi rimasti sono rotti), mentre l’erba alta invade gli spazi esterni.
Un cancello malandato rappresenta la sola barriera tra la strada e la proprietà, con un varco in basso a sinistra che testimonia quando potrebbe essere semplice oltrepassarlo.
Dal lato di Ponte Albiate, invece, la natura sta pian piano ritornando ad avere il sopravvento. I ruderi di archeologia industriale comprendono ciò che resta della filanda e del magazzino delle materie prime, oltre allo scheletro a due piani dell’edificio della produzione. La vicinanza del Lambro rende questo posto uno dei luoghi abbandonati a Milano e dintorni più affascinanti che tu possa esplorare.
La storia della filatura
Galeazzo Viganò riuscì a dare vita a un’industria tessile che nel periodo di massimo splendore toccò anche i 1400 dipendenti.
Nato il 10 ottobre del 1836 a Carate, Viganò aveva lavorato alla Manifattura Caprotti di Ponte Albiate. Grazie ai risparmi che era riuscito ad accumulare nel tempo, nel 1869 impiantò una piccola tessitura a mano nella zona del Lambrett (così veniva e viene chiamato il Lambro fra le sponde di Triuggio e Albiate a sud del Ponte di Albiate).
Dieci anni più tardi meccanizzò l’impianto, e nel 1880 acquistò i due mulini appartenenti alla nobile famiglia dei Tomini, maggiorenti di Albiate, che fino ad allora erano stati usati per macinare i cereali e per irrigare i terreni adiacenti. Così, ben 60 telai venivano fatti funzionare unicamente con la forza dell’acqua.
Viganò decise poi di collegare la filanda di Albiate con la tessitura di Triuggio, mediante la realizzazione di due ponti in metallo sul fiume, in modo da creare un complesso unico.
Tuttavia il benessere economico fu anche foriero di inquinamento ambientale.
La filatura Galeazzo Viganò, infatti, fu protagonista della prima denuncia scritta presentata per l’avvelenamento delle acque del Lambro. Accadde quando, il 3 ottobre del 1894, gli abitanti di Molino Bassi a Sovico reclamarono l’intervento del proprio sindaco per protestare contro lo scarico di cloro e altri acidi nel fiume da parte del filatoio, causa di una evidente moria di pesci. Ti parlo di questa storia nel post qui sotto.
Galeazzo Viganò (soprannominato el Galeaz del Pont) morì nel 1901, dopo essere diventato uno degli imprenditori più famosi e ricchi d’Italia: ai suoi funerali presero parte 20mila persone.
Con l’avvento dell’energia elettrica – meno costosa rispetto all’energia idrica – aveva fatto demolire i mulini, che per altro erano molto ingombranti negli spazi dell’opificio; in memoria dell’attività delle macchine molinare aveva fatto appendere l’ultima ruota sulla facciata di uno stabilimento di Ponte.
Viganò, oltre, aveva fatto edificare nei pressi della tessitura di Triuggio un dormitorio destinato alle operaie specializzate che venivano dal Bresciano, dalla Bergamasca o addirittura dalla Toscana, e che quindi non potevano tornare a casa al termine dei turni di lavoro.
A Galeazzo Viganò successe, alla guida della filatura, il figlio Michelangelo: colui che, a poche decine di metri di distanza da qui, fece costruire l’elegante Villa Campello di Albiate. A proposito: se vuoi conoscere la villa (e vederla da vicino) ti consiglio di leggere il post qui sotto.
Nato a Triuggio il 13 settembre del 1874, Michelangelo Viganò fu sindaco di Sovico dal 1905 al 1918, anno della sua morte. Come scrisse il parroco di Sovico don Domenico Orlandi Arrigoni, “i suoi operai lo videro sempre buono e gioviale e caritatevole con loro”; “colla collaborazione dei suoi fratelli e sorelle seppe dare ai suoi opifici sempre maggior sviluppo, accogliendo quanti battevano alla sua porta cercando lavoro”.
Michelangelo ereditò un’attività con 1000 telai e 1400 operai.
L’impresa ai tempi promosse la crescita residenziale della zona di Ponte Albiate, ma anche iniziative sociali e l’impianto di nuovi servizi, come l’illuminazione elettrica che proveniva dall’energia prodotta dalle due centraline presenti all’interno della manifattura.
Del complesso facevano parte anche la casa del custode, il magazzino, il refettorio, un dormitorio a due piani e un lavatoio.
Nel 1916 un tragico avvenimento funestò l’attività dello stabilimento di Ponte Albiate: la sera del 17 agosto un ciclone abbatté un fumaiolo, che cadde e precipitò sui locali adiacenti. Rimasero seppellite numerose persone, sette delle quali perirono: una donna, un uomo e cinque ragazze.
La fortuna della famiglia Viganò subì un duro colpo nel 1923, quando una diga sul torrente Gleno (nella Bergamasca) costruita proprio dalla ditta Viganò crollò causando la morte di centinaia di persone. Virgilio Viganò, fratello di Michelangelo (che era morto nel 1918), era il titolare della diga e direttore dei lavori: fu condannato per questo a 3 anni e 4 mesi di reclusione (pena poi scontata a 2 anni).
Virgilio morì nel 1928, e 5 anni più tardi la Società Anonima Galeazzo Viganò fu posta in liquidazione.
Luoghi abbandonati a Milano e dintorni: come raggiungere la filatura Galeazzo Viganò
La filatura Galeazzo Viganò si trova tra Triuggio e Ponte Albiate, lungo il Lambro. In particolare, gli edifici abbandonati della tessitura si trovano a Triuggio in via Galeazzo Viganò al civico 4; quelli della filatura, invece, ad Albiate lungo il sentiero che parte da via Lambro.
Decidendo di arrivare alla filatura Galeazzo Viganò in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi davanti al civico 14 o di fianco al civico 16 di via Galeazzo Viganò a Triuggio o nell’area di sosta di via Lambro ad Albiate.
Se hai in programma di arrivare alla filatura Galeazzo Viganò in treno puoi fare riferimento alla stazione di Triuggio-Ponte Albiate. Dalla stazione, gira a destra in via Dante Alighieri e vai dritto fino al primo incrocio, dove devi andare a sinistra; poi segui i tornanti e, di fronte al municipio, imbocca via Viganò, o prosegui oltre il fiume per poi entrare nel parcheggio di via Lambro sulla sinistra.
Preferisci arrivare alla filatura Galeazzo Viganò in autobus? Prendi il pullman Z221 e scendi alla fermate di via Milano 2/piazza San Fermo ad Albiate. Lasciandoti il Santuario di San Fermo sulla sinistra, dirigiti verso la rotonda e gira a sinistra; vai sempre dritto e al semaforo dopo i tornanti svolta a sinistra. Sulla tua destra trovi il parcheggio e il sentiero di via Lambro; una volta superato il ponte sul fiume, via Viganò è la prima strada sulla destra.
Se hai in mente di scoprire la filatura Galeazzo Viganò a Triuggio, perché non ne approfitti per visitare anche il resto del paese? Il post qui sotto ti consiglia che cosa vedere a Triuggio, dove passeggiare e quali sono i posti migliori in cui mangiare.
Anche Albiate può essere una tappa interessante per una gita in Brianza: te ne parlo in questo post.
Gli altri luoghi abbandonati a Milano e dintorni
Sei un amante di posti abbandonati a Milano e dintorni? Allora dai un’occhiata a questo post: conoscerai un bel po’ di location che ti potrebbero piacere!
Ma non è tutto: qui ti parlo della splendida Cascina Belvedere a Mariano Comense…
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Qui sotto, infine, ti parlo di me e del perché ho voluto creare il progetto di Viaggiare in Brianza: spero che ti possa piacere!
Se desideri saperne di più sui luoghi di cui ti ho parlato qui sopra, ti consiglio di leggere l’articolo Il mulino di “Galeazzo” di Alberto Cucchi, che è stato una preziosa fonte per la stesura del post, come pure il libro Storia di Sovico di Eugenio Cazzani.