Palazzo Terragni a Lissone è uno dei più noti esempi di architettura razionalista di tutta la Lombardia. Progettato alla fine degli anni ’30 come Casa del Fascio da Giuseppe Terragni e Antonio Carminati, fu concepito come strumento di propaganda, pensato per ospitare le associazioni locali e, soprattutto, per fascistizzare la popolazione. Ecco la sua storia.
Tutto quello che ti serve sapere
La storia di Palazzo Terragni a Lissone
“A Lissone urge la costruzione della Casa del Fascio”: è questo il messaggio che, il 4 dicembre del 1931, il segretario politico del Fascio di Combattimento cittadino Augusto Tosi segnala in una lettera inviata al podestà Alfredo Fossati.
Il motivo per il quale deve essere eretto questo nuovo edificio? Lo spiega lo stesso Tosi nella missiva: “far sì che possano essere […] raccolte tutte le associazioni cittadine che oggi sfuggono al nostro controllo”, a causa della mancanza “di una unica direttiva che possa fare di tutte quante [le associazioni] un organismo compatto che possa portare al nostro paese quello spirito veramente fascista del tutto necessario”.
Il palazzo, inoltre, deve aiutare i fascisti a contenere l’associazionismo cattolico. Come spiega Tosi, “la gioventù oggi per la maggior parte è lontana da noi [cioè dal fascismo] per la propaganda intensa svolta dal clero che offre loro un salone teatro, un cinematografo, un campo sportivo, nel giardino dell’oratorio […]. Il fascio, costretto in pochi locali non può creare agli stessi giovani uguali ritrovi, e deve lottare ad armi impari e in grandi difficoltà per tenere legata alle nostre organizzazioni la gioventù”.
Ecco spiegata, dunque, l’urgenza di costruire una nuova Casa del Fascio: per usare le parole di Tosi, “in tal modo verrebbe risolta la nostra situazione in un modo veramente meraviglioso, e […] sarebbero in modo sicuro colmate tutte le lacune oggi evidenti”.
Secondo Tosi, “per tenere legata alle nostre organizzazioni la gioventù” (“un problema di tale importanza capitale alle sorti del nostro paese”), non si può far altro che realizzare l’edificio, usando “l’area adiacente alla casa Comunale, attualmente ad uso giardino”. Guarda caso, a pochi passi dall’antica chiesa parrocchiale.
La lettera del Tosi, come detto, è del 1931. Già da anni, però, a Lissone la presenza del fascismo è una realtà consolidata. In molti hanno ancora nella memoria quel che è successo nella notte tra il 7 e l’8 aprile del 1924, quando – subito dopo le elezioni politiche – la sede del Circolo San Filippo Neri è stata invasa e distrutta dai fascisti. Il verdetto delle urne, infatti, a Lissone aveva visto la lista Nazionale – con il fascio littorio come simbolo e Benito Mussolini come capolista – arrivare solo quarta, dietro i comunisti, i socialisti e i popolari. Di lì a poco, tutte le rappresentanze amministrative democratiche sarebbero state abolite.
Dopo la richiesta di Tosi, comunque, occorre aspettare qualche anno perché il progetto si concretizzi.
Infatti, è solo nel 1935 (più precisamente il 26 aprile di quell’anno) che il nuovo podestà di Lissone Angelo Cagnola delibera di concedere gratuitamente un’area alla sezione locale dei Fasci di Combattimento.
L’area in questione si trova in piazza Vittorio Emanuele III (che successivamente prenderà il nome di piazza Libertà): come spiega Sergio Missaglia nel volume Lissone racconta, si estende su una superficie di 680 metri quadri e ha un valore di 70mila lire.
Il Cagnola, inoltre, elargisce un contributo di 30mila lire per l’acquisto di un’abitazione privata che dovrà essere abbattuta per far posto alla nuova Casa del Fascio.
La costruzione viene finanziata (circa 350mila lire) per la maggior parte grazie a sottoscrizione dei cittadini, mentre la Cooperativa Acqua Potabile offre gli impianti sanitari e riscaldamento.
Palazzo Terragni a Lissone: il progetto di Terragni e Carminati
La progettazione, dopo un concorso per invito, viene affidata allo studio di architettura del medese Giuseppe Terragni e di Antonio Carminati (originario di Trezzo sull’Adda).
L’idea proposta è di un edificio su due piani, con grandi vetrate che consentono di vedere la struttura portante interna, a simboleggiare il desiderio di trasparenza del regime verso il popolo.
L’uso di ampie finestrature, insomma, come metafora della piena visibilità del modus operandi del partito: una soluzione scelta da Terragni anche per la Casa del Fascio di Como.
Lasciare le travi e i pilastri a vista, nella concezione dell’architetto brianzolo, vuol dire mettere in mostra l’onestà della costruzione, coerente con l’onestà del partito che si deve propagandare.
Accanto al blocco orizzontale, la Casa del Fascio lissonese presenta – in contrapposizione – un blocco verticale: è la torre littoria, con il sacrario dei caduti e l’arengario, realizzata in pietra di Moltrasio, espressione della solidità del partito.
I lavori per la costruzione iniziano nel 1938 e si concludono due anni più tardi. I tempi di realizzazione si rivelano più lunghi rispetto a quanto inizialmente ipotizzato, e i costi superano in maniera significativa il preventivo di spesa: anche per questo motivo i progettisti vengono convocati in più di un’occasione a Roma, chiamati a fornire spiegazioni.
Il palazzo, che come scrive Tosi nella missiva del 1931 è concepito come strumento per “fascistizzare questa riottosa popolazione”, guadagna ben presto un significativo prestigio dal punto di vista architettonico.
La rivista Il Vetro (organo ufficiale della Federazione nazionale fascista degli industriali del vetro), per esempio, nel numero di dicembre del 1943 cita la Casa del Fascio di Lissone come “una delle più belle Case del Fascio che siano state realizzate nel clima delle nuove idee della rivoluzione architettonica”: merito dell’”accuratezza dei particolari”, di “una intelligentissima soluzione planimetrica”, della “snellezza delle masse”, del “sacro rispetto alla bella struttura” e soprattutto della “spregiudicata rinuncia a tutto ciò che sa di ‘retorico tradizionalismo formalista’”.
Ne scaturisce un’”aerea bellezza” che crea “razionalmente con fede un mondo plastico nuovo”. “Sede del Partito e delle più importanti organizzazioni del Partito stesso e luogo consacrato all’esaltazione del sacrificio eroico delle prime squadre d’azione”, la “Casa del Fascio di Lissone testimonia la esatta volontà dei committenti […] e di un popolo di lavoratori che non ha mancato di dare il suo fervido, spontaneo, generoso consenso alla costruzione”.
La Casa del Fascio lissonese, per altro, è una delle ultime opere di Terragni, che morirà nel 1943.
Dopo la Liberazione
In seguito alla Liberazione, il palazzo sarà ribattezzato Casa del Popolo, divenendo sede prima di partiti politici, poi di associazioni ed enti vari.
Nel 1968 il Comune acquisterà l’edificio, che a partire dal 1975 assumerà il nome di Palazzo Terragni. Trasformato in centro congressi con pinacoteca, negli anni successivi ospiterà numerose manifestazioni di carattere culturale.
Oggi Palazzo Terragni a Lissone è uno dei protagonisti della vita pubblica della città.
Palazzo Terragni a Lissone: come arrivare
Palazzo Terragni a Lissone si trova in piazza Libertà.
Desideri ammirare l’ex Casa del Fascio da vicino e hai in mente di arrivare a Lissone in auto? Puoi lasciare la macchina nei parcheggi di via Garibaldi: da qui, imboccando via Paradiso, raggiungerai piazza Libertà.
Se invece preferisci arrivare a Lissone in treno, puoi fare riferimento alla stazione di Lissone-Muggiò. Uscito dalla stazione, attraversa via della Pinacoteca; scendi la scalinata e raggiungi via Carducci, per poi girare a destra in via Padre Reginaldo Giuliani. Svolta nella prima traversa a sinistra (via Volta) e al secondo incrocio gira a destra in via Besozzi; prosegui dritto in via Baldironi e poi in via Garibaldi, fino a che non trovi sulla tua sinistra via Paradiso: imboccando questa strada, potrai raggiungere la piazza con Palazzo Terragni.
Infine, qualora tu decida di arrivare a Lissone in autobus, ti converrà utilizzare la linea C80 e scendere alla fermata di piazza Garibaldi. Da qui, lasciandoti i numeri civici pari alla tua destra, gira a destra in via Garibaldi e, dopo pochi metri, vai a sinistra in via Paradiso: arriverai così in piazza Libertà.
Che cosa vedere a Lissone
Palazzo Terragni a Lissone può essere il punto di partenza ideale per una passeggiata in città. Vuoi sapere quali sono gli altri monumenti da ammirare nei dintorni? Clicca sul post qui sotto, che ti racconta che cosa vedere a Lissone e ti consiglia anche dove potresti fermarti a mangiare.
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