Che cosa fare a Lissone? Nelle prossime righe ti svelerò tutte le opzioni tra cui puoi scegliere in occasione di un giro in città: con un museo di arte contemporanea, un interessante centro storico, ristoranti all you can eat e un bosco con tanto di laghetto in cui pescare, le alternative non mancano. Buona lettura!
Tutto quello che ti serve sapere
La città
Con oltre 46mila abitanti, Lissone è la seconda città più popolosa della provincia di Monza e Brianza. Situata a 18 chilometri da Milano, è costituita da due frazioni: Bareggia e Santa Margherita.
Lissone è conosciuta da tutti gli appassionati di ciclismo in quanto sede di partenza e di arrivo della Coppa Agostoni, corsa professionistica vinta in passato da campioni come Gimondi, Bitossi, Merckx, De Vlaeminck, Moser, Saronni e Bugno.
Lissone è la città di origine dell’allenatore di basket Federico Perego e del dj Mario Fargetta, ma anche di Egidio Brugola, l’inventore delle viti che proprio da lui hanno preso il nome.
Che cosa fare a Lissone: i monumenti da vedere
Vuoi sapere che cosa vedere a Lissone? Il mio consiglio è di iniziare da via Lombardia 54, per ammirare l’antica Cascina Aliprandi, che dà il nome alla frazione in cui ti trovi.
Lasciandoti la cascina alla tua sinistra, passeggia lungo via Lombardia e gira nella prima strada a sinistra, via De Amicis: di fronte al civico 14 sorge la Chiesa di Santa Maria Assunta, costruita a metà degli anni Sessanta del secolo scorso.
Prosegui lungo via De Amicis e alla rotonda gira a destra in via Lecco. Vai sempre dritto fino a quando non incroci sulla tua destra via Aspromonte: in questa strada puoi scoprire, subito sulla tua destra, la corte dei massari di Cascina Santa Margherita, risalente al 1838.
Tornato all’incrocio, da via Aspromonte gira a destra in via Santa Margherita. Vedrai alla tua destra, al civico 103, il piccolo campanile della Chiesa di Santa Margherita (in seguito intitolata a San Bernardo), oggi non più esistente.
Di fronte, al civico 124 di via Santa Margherita, ecco la corte grande di Cascina Margherita, progettata negli anni ’50 dell’Ottocento da Giacomo Moraglia.
Ora continua lungo via Santa Margherita e arriva alla rotonda che ti permette di svoltare a sinistra in via Toti. Andando sempre dritto, arriverai in piazza S. Antonio M. Zaccaria, dove alla tua destra trovi la Chiesa dei Santi Giuseppe e Antonio Maria Zaccaria. Costruita all’inizio del Novecento, presenta sulla facciata una lunetta con un mosaico che raffigura Cristo a braccia aperte; all’interno ospita cicli di affreschi realizzati da Giovanni Garavaglia e Primo Busnelli.
Sempre in piazza S. Antonio M. Zaccaria si affaccia un affresco settecentesco che raffigura La Sacra Famiglia e San Giovannino: il santo è inginocchiato in adorazione del Bambino che gli viene porto da Maria ed è benedetto da San Giuseppe.
Tenendo la chiesa sulla destra, imbocca via dell’Asilo e percorrila fino in fondo, per poi girare a destra in via Catalani. Vai sempre dritto e alla terza rotonda gira a sinistra in via Bernasconi per raggiungere il civico 14: è qui che sorge l’ex Ospedale della Carità. Costruito tra il 1928 e il 1930 su iniziativa della Società Anonima Ospedale della Carità e grazie alle sottoscrizioni di commercianti e industriali locali, fu progettato da Giannino Ferrini in stile eclettico tardo-ottocentesco.
Lasciandoti l’ex Ospedale della Carità sulla sinistra, vai sempre dritto, proseguendo lungo via Bernasconi, via Alberto da Giussano, via Puccini e via Valle, in fondo alla quale girerai a sinistra in via Aliprandi. Dopo pochi metri, gira a destra in via Carotto, e raggiungi la curva ad angolo retto: vedrai, così, un dipinto murale della Madonna Immacolata del XIX secolo. La Vergine, in piedi sopra il globo terrestre, è raffigurata con una corona di stelle attorno al capo e un serpente ai piedi.
Di fianco, puoi dare uno sguardo anche alla Piazza dei Bimbi: così è stata ribattezzata piazza Craxi, con porte di accesso ed edifici stilizzati colorati. Un colpo d’occhio davvero unico, con sedute dipinte e citazioni da scoprire.
Tornato all’inizio di via Carotto, gira a sinistra in via Aliprandi e poi a destra in via Don Minzoni: al civico 86 ecco un dipinto di Sant’Antonio Maria Zaccaria dell’inizio del XX secolo, realizzato da Mosè Rigotti, che raffigura il santo con in mano il libro delle Scritture e il giglio. Il quadro fu collocato nel 1901 dagli abitanti del posto in segno di ringraziamento per la guarigione – ritenuta miracolosa – di una bambina gravemente ferita dopo essere stata travolta e trascinata per strada da un cavallo.
Esattamente di fronte, in via Felice Mariani, c’è il murale Il mio paese in un piatto: è composto da più di 300 piastrelle in ceramica colorate dedicate al cibo. L’opera fu realizzata in occasione di Expo 2015 (il cui tema era, appunto, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”) dagli studenti della scuola Dante Alighieri.
Ora torna indietro lungo via Don Minzoni e prosegui fino al civico 27, dove hai l’occasione di osservare un dipinto murale di San Pietro del XIX secolo. Il santo è raffigurato genuflesso di fronte a Gesù, con altri discepoli, in procinto di ricevere le chiavi.
Vai dritto lungo via Don Minzoni e continua in via SS. Pietro e Paolo; poi, girando a destra in via Padre Ugolino da Lissone potrai raggiungere la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo in piazza Giovanni XXIII. Caratterizzata da una pianta a croce latina e da uno stile eclettico che riproduce il gotico e il tardo romanico, è affiancata da una torre campanaria alta 77 metri e 45 centimetri, in cima alla quale è presente l’Angelo d’Oro, il protettore della città: una statua in rame dorato alta più di 5 metri.
Se vuoi conoscere la storia della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Lissone, puoi leggere il post qui sotto, che te ne parla in maniera approfondita.
Imbocca la strada di fronte alla chiesa e gira a destra in via Loreto: sotto i portici, accanto al civico 36, c’è una statua della Madonna di Loreto del 1612. A essere raffigurata è la Vergine nera lauretana, con una forma conica peculiare di questa iconografia.
Percorri a ritroso via Loreto e vai dritto proseguendo in via Sant’Antonio: qui, di fronte al civico 13 è da vedere un bassorilievo di Sant’Antonio Abate. Il santo è rappresentato secondo la consueta iconografia, con il bastone ricurvo munito di campanello, il libro e il maialino ai piedi.
Da qui, torna indietro lungo via Sant’Antonio e gira a sinistra in via San Carlo: al civico 25 trovi l’Oratorio di San Carlo.
La sua costruzione iniziò nel 1630, ma – complici le numerose epidemie che si susseguivano e la carenza di fondi – fu terminata solo nel secolo successivo. Nel corso del tempo questo luogo è stato spesso sfruttato per il ricovero dei malati di peste.
All’incrocio successivo, puoi svoltare a sinistra in via Baldironi. Vai dritto fino all’incrocio con via Madonna, dove alla tua sinistra all’altezza del civico 30 spicca un dipinto murale della Madonna dell’Aiuto ottocentesco. Nota anche con il nome di Madonna del Germanin, l’opera fu realizzata con la tecnica del mezzo fresco.
Tornando indietro in via Baldironi, gira a sinistra in via Fiume dove sorge, al civico 3, Villa Reati Baldironi. La residenza fa parte di un complesso che un tempo includeva anche una cappella gentilizia, poi inglobata all’interno dell’oratorio intitolato all’Immacolata Concezione di Maria che attualmente ospita l’Associazione Combattenti e Reduci di guerra.
Aperto al pubblico in particolari ricorrenze (volendo puoi approfittare di visite guidate), l’edificio ha origini probabilmente cinquecentesche e accoglie numerosi affreschi risalenti alla fine del Seicento e all’inizio del Settecento.
Procedi lungo via Fiume e gira a destra in via Marconi, percorrendola fino in fondo: alla tua destra, al civico 33 di via Padre Reginaldo Giuliani, ti ritroverai lo splendido complesso architettonico del Mobilificio Paleari, risalente alla prima metà dell’Ottocento. Il prospetto, in cui tutti gli elementi architettonici risultano simmetrici rispetto all’asse centrale, è valorizzato dalla presenza di una torretta.
Ora imbocca la strada di fronte al Mobilificio Paleari (via Giuliani) e gira a destra in via Volta: al civico 27 scorgerai una statua della Madonna di Caravaggio della seconda metà degli anni ’20. La scena raffigurata è quella dell’apparizione alla contadina Giannetta; si notano, sotto la trabeazione, due putti dipinti.
Ritornato in via Padre Reginaldo Giuliani, raggiungi il civico 59 per ammirare la deliziosa Villa De Capitani.
Accanto a Villa De Capitani, in via Padre Reginaldo Giuliani 65 ecco l’altrettanto affascinante Villa Galliani, utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale come caserma dell’esercito.
Da qui gira a sinistra in via Carducci e poi sali subito sul marciapiede alla tua destra per percorrere viale Elisa Ancona: al civico 6 sorge il MAC, il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone: è aperto di mattina il mercoledì e dal venerdì alla domenica e di pomeriggio dal giovedì alla domenica. L’ingresso (come avviene per molti musei in Brianza) è libero, mentre il costo per una visita guidata è di 8 euro. Ogni terzo giovedì del mese vengono organizzate visite guidate gratuite con prenotazione obbligatoria (museo@comune.lissone.mb.it).
Ritornato in via Carducci, percorri il sottopasso e vai sempre dritto fino all’incrocio con via Cadorna: ecco davanti a te il Mo.VE, Monumento Verticale di Lissone. Si tratta di un totem in legno a forma di L (come Lissone)alto 12 metri e utilizzato come spazio di esposizione, galleria o luogo di workshop. Aperta a tutti, questa installazione architettonica comprende anche una torre, uno spazio sensoriale che funge da lanterna e totem.
Prosegui lungo via Carducci per raggiungere il civico 121, dove vale la pena di vedere da vicino l’antica Cascina Rosalia, costruita nei primi anni del Novecento.
Ora ritorna al MAC e incamminati lungo via della Pinacoteca, tenendo la stazione sulla destra; poi alla rotonda imbocca via General Guidoni. Andando sempre dritto, ti imbatterai alla tua destra nella Chiesa di San Luigi, all’incrocio tra via Mazzini e via don Colnaghi.
Sul portale di ingresso, realizzato in rovere di Slavonia, noterai una scritta: “Il sacrificio del Divin Redentore esalta e consacra l’olocausto degli eroi lissonesi morti per la patria”. Questo edificio religioso, infatti, fu costruito negli anni ’40 del Novecento per volere dei soldati che partivano per la guerra. All’interno è presente una pala d’altare che riproduce la Madonna con il Figlio morto sulle ginocchia, opera di Trento Longaretti (di cui puoi osservare anche un mosaico nell’abside della Chiesa di San Giuseppe a Muggiò).
Da questo incrocio imbocca via San Rocco e raggiungi il civico 80, dove merita di essere vista Villa Angela (conosciuta anche come Villa Crippa), costruita negli anni Trenta del secolo scorso.
Dopo pochi passi, gira nella seconda strada a sinistra, via Gramsci: arrivato al civico 21 noterai il Palazzo Municipale della città. I suoi interni e gli arredi sono stati progettati da Marco Zanuso: non un professionista qualunque, visto che è l’architetto del Nuovo Piccolo Teatro di Milano, oltre che vincitore di sette Compassi d’Oro per la sua attività di designer.
Di fronte puoi vedere una stampatrice della Officine Egidio Brugola da 6 tonnellate: risale al 1950 ed era in grado di garantire 60 pezzi al minuto.
Di fronte al municipio c’è piazza IV Novembre: davanti a un’area verde con giochi per i bambini e panchine sorge Palazzo Vittorio Veneto, l’edificio che ospita la biblioteca cittadina e, soprattutto, la Biblioteca del Mobile e dell’Arredamento. Quest’ultima, aperta il martedì, il venerdì e il sabato, rappresenta un unicum in Italia, con più di 6mila opere (non solo in lingua italiana) e decine di riviste di settore, a testimonianza dell’evoluzione dell’economia locale basata soprattutto sulla produzione mobiliera.
Lasciandoti il palazzo municipale sulla destra, continua la tua passeggiata in via Gramsci: all’altezza del civico 14 trovi un dipinto murale dell’Annunciazione. L’opera raffigura la Vergine, con la colomba dello Spirito Santo sospesa sulla sua testa, e l’angelo rivolto verso di lei.
Proseguendo in via Gramsci, arriverai all’incrocio tra via Origo e via Assunta, dove c’è il cinquecentesco Oratorio dell’Assunta, noto anche con il nome di Oratorio della Madonna del Borgo. Oltre che dal piccolo campanile costruito nel 1885, questa chiesetta è impreziosita da un trittico che riproduce tre momenti della devozione mariana.
Se vuoi ammirare il meraviglioso trittico dell’Oratorio della Madonna del Borgo e conoscere la sua storia, non devi fare altro che leggere il post qui sotto!
Imbocca proprio via Assunta per raggiungere piazza Libertà (in passato chiamata piazza 4 Martiri, in ricordo della fucilazione di alcuni partigiani). Alla tua sinistra trovi Palazzo Terragni, ex Casa del Fascio realizzata nella seconda metà degli anni ’30 del Novecento su progetto di Giuseppe Terragni (l’architetto di Villa Bianca a Seveso) e Antonio Carminati. Affiancato da una massiccia torre littoria che racchiude la cappella del sacrario dei caduti e l’arengario, l’edificio oggi funge da centro congressi e sala teatrale.
Puoi conoscere tutta la storia di Palazzo Terragni a Lissone leggendo il post qui sotto: scoprirai aneddoti, curiosità e retroscena che ti sorprenderanno.
La piazza accoglie sedici piccole fontane che richiamano la facciata di Palazzo Terragni insieme con sedici lastre di pietra naturale a spacco e altrettanti alberi situati in via Paradiso. Ai piedi delle colonne in cemento armato, invece, ci sono le lettere che compongono la parola VITRUM, eredità del principio di trasparenza alla base dello stile architettonico razionalista che contraddistingue Palazzo Terragni.
Sull’altro lato di piazza Libertà (al civico 37, all’incrocio con via Madonna), si affaccia Villa Mussi, edificio settecentesco già noto come Villa Orelli. Utilizzata come sede del Comando nazista locale nel periodo dell’occupazione tedesca, la villa presenta una torretta belvedere e comprende un giardino con una corte.
Se guardi la facciata di Palazzo Terragni, invece, al suo fianco noti un parchetto e accanto, in piazza Pertini, Villa Candiani Battaglia Magatti, risalente al XVIII secolo, nel Novecento sede del municipio. Realizzata come dimora gentilizia di campagna in stile neoclassico, è circondata da un ampio giardino con siepi di bosso che segnano il perimetro originario.
A questo punto puoi ritornare all’Oratorio dell’Assunta: imbocca di fronte a te via Manzoni e percorrila fino all’incrocio con via Monte Santo. Qui non passa inosservato un mosaico della Deposizione, con Gesù disteso sulle ginocchia della Madonna, realizzato con tessere di pasta vitrea; ai lati, due mosaici riportano iscrizioni tratte dall’Antico Testamento.
Continuando ad andare dritto, prosegui lungo via Cattaneo. Oltrepassato il cimitero, prendi la seconda traversa sulla sinistra, via Meda: entrando in questa strada compirai un tuffo all’indietro nel tempo andando alla scoperta di Cascina Convenio, fondata dal Pio Luogo del Convenio, una casa del terz’ordine degli Umiliarti di Monza. Sotto il porticato puoi ammirare un dipinto murale della Madonna Immacolata risalente al 1882: la Vergine è rappresentata a braccia aperte intenta a calpestare il serpente.
Ritornato all’incrocio tra via Manzoni e via Assunta, gira a destra in via Origo per raggiungere la Chiesa della Madonna Addolorata in piazza Maria Bambina, all’incrocio con via Sant’Agnese. Eretta nei primi anni del Novecento, accoglie nella prima campata a sinistra un altare a muro in memoria dei caduti della Seconda Guerra Mondiale.
Proseguendo lungo la stessa direzione, in via Buonarroti al civico 10 puoi osservare il dipinto murale della Madonna Incoronata, risalente circa al 1860. Conosciuta anche come Madonna della Salèta, ripropone l’iconografia della Vergine del santuario di Notre-Dame de La Salette, in Francia, che fu costruito nel punto in cui nel 1846 due pastorelli avevano avuto un’apparizione mariana.
Continua a camminare in via Buonarroti e vai sempre dritto fino a quando non ti imbatti sulla tua destra in via Baccelli: qui al civico 21 sorge la Chiesa della Madonna di Lourdes.
Realizzata negli anni ’70, merita una visita per le statue in legno di Giovanni Battista con Gesù e della Madonna di Lourdes con Bernadette realizzate da maestri artigiani della Val Gardena.
Che cosa fare a Lissone: gli itinerari naturalistici
Ti stai chiedendo che cosa vedere a Lissone in mezzo alla natura? La risposta proviene dal Bosco Urbano, a cui puoi accedere da via Manin o da via Bottego 80 (dove c’è anche un ampio parcheggio): troverai una rete di sentieri percorribili in bici o a piedi, un’area giochi per i bambini e un punto ristoro.
Ad ogni modo, trovi tutte le informazioni utili per raggiungere e visitare il Bosco Urbano di Lissone nel post qui sotto.
Nel Bosco Urbano, inoltre, è presente un laghetto che rappresenta uno dei tanti posti dove pescare in Brianza. Se vuoi conoscere da vicino il Laghetto di Lissone, comunque, ti basta leggere l’approfondimento che gli ho dedicato nel post qui sotto.
Altre aree verdi in città sono quelle del Parco della Resistenza tra via Dante e via Don Minzoni e del Giardino De Capitani da Vimercate di piazza Libertà.
Dove mangiare a Lissone
Tra le numerose location dove mangiare a Lissone ti consiglio il RistoranTino di via Spallanzani 57: aperto dal martedì alla domenica, presenta nel menù delizie come il polpo fritto su gazpacho di pomodori e menta, il medaglione di bufalo al pepe verde e la picanha.
Il Molo 14, invece, è una pizzeria di Lissone che offre anche specialità di carne e di pesce, come il carpaccio di tonno con burrata e olio al basilico, gli spaghetti alla carbonara di pesce e il pesce spada alla siciliana. Il locale si trova in via Paradiso 14, all’angolo con via Garibaldi, ed è chiuso il mercoledì.
Hai voglia di un sushi all you can eat in Brianza? Kaori Sushi, in piazza Garibaldi 19, propone menù a prezzo fisso (coperto incluso): a cena a 29 euro; a pranzo 16.90 euro nei giorni feriali e 21 euro nel weekend e nei giorni festivi.
In alternativa per assaporare la cucina giapponese in Brianza puoi provare Don Restaurant, in via Bramante da Urbino 23 (chiuso il lunedì): non perderti i gamberetti thai in salsa curry e latte di cocco e il suzuki flambè, branzino scottato alla fiamma.
Nel novero dei ristoranti giapponesi in Brianza va indicato anche Yume, in via Matteotti 61: un ayce che a cena costa 24.90 euro (menù bambini da 13 euro), coperto incluso.
Una location ideale per gustarti un hamburger in Brianza è Atipico, dove trovi anche carne alla griglia, insalatone e pizza napoletana: si trova in viale Mauro Riva 32 ed è aperto tutti i giorni a pranzo e a cena.
Pasnù è una delle migliori pizzerie di Lissone: è in via Carducci 4 e offre anche il servizio d’asporto. Il locale è aperto tutti i giorni tranne il mercoledì.
Ancora, Da Giuliano è un eccellente ristorante di Lissone dove assaggiare – tra l’altro – il polpo croccante su crema di fave, la catalana di mazzancolle ai tre pomodori e la tartare di ricciola con cappero fritto e gazpacho di pomodorini gialli. Si trova in via Dante 1 ed è chiuso la domenica e il lunedì.
In via XX Settembre 143 trovi uno dei pochi ristoranti messicani in Brianza: è Meridas, che propone fajitas, burritos, sangria e molte altre specialità centroamericane.
Per gli amanti dei ristoranti cinesi in Brianza, ecco Martin Pescatore, in via Michelangelo Buonarroti 48: anche qui, comunque, puoi assaporare dell’ottimo sushi.
Come arrivare a Lissone
Come arrivare a Lissone in auto? Provenendo da Milano devi percorrere la SS 36 e uscire a Lissone centro.
Provenendo da Lecco devi percorrere la SS 36 e uscire a Seregno Sud.
Per arrivare a Lissone in treno puoi fare riferimento alla stazione cittadina, servita dalle linee suburbane S9 e S11 di Milano e collegata, tra l’altro, con Ceriano Laghetto, Cesano Maderno, Seveso, Seregno, Desio, Monza, Lentate sul Seveso, Carimate, Cantù e Cucciago.
Per arrivare a Lissone in autobus puoi sfruttare la linea Z209, che passa da Cesano Maderno, Bovisio Masciago, Desio, Nova Milanese e Muggiò, o la linea Z227, che ferma a Monza, Muggiò, Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni (in corrispondenza con le fermate della linea rossa della metropolitana di Milano). Puoi raggiungere Lissone anche con gli autobus Z228 se parti da Seregno o Monza, o con gli autobus Z234 se parti da Vedano al Lambro, Biassono, Macherio, Sovico o Muggiò. La linea Z250, infine, collega la città con Limbiate, Cesano Maderno, Seregno e Desio.
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Ti segnalo, infine, due libri da cui ho attinto informazioni utili per la stesura di questo post: I muri, i santi, la gente. Forme di devozione popolare a Lissone (a cura di Denise Gardini e Massimo Pirola) e Lissone racconta (a cura di Sergio Missaglia).