Che cosa fare a Meda? Per una gita da Milano in treno, in moto o in auto puoi raggiungere questa città e passeggiare tra i sentieri del Parco della Brughiera Briantea, ammirare la Chiesa di San Vittore o andare alla scoperta delle location in cui è stato girato un famoso film italiano del secolo scorso.
Tutto quello che ti serve sapere
La città
Rinomata per la produzione di arredi e per l’industria del mobile, Meda si trova a poco più di 20 chilometri da Milano.
Bagnata dal torrente Tarò, la città è immersa nel verde del Parco della Brughiera Briantea.
Di Meda sono originari Johnny Dorelli (attore, cantante, presentatore, showman) e la comica Katia Follesa, resa celebre da Zelig.
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Se ami il cinema devi sapere che a Meda Ermanno Olmi ha girato e ambientato alcune scene de Il posto, opera vincitrice del Premio della Critica alla Mostra del Cinema di Venezia del 1961 e inserita nella lista dei 100 film italiani da salvare. Desideri seguire le tracce di questo film girato in Brianza? Puoi andare in piazza della Stazione, in piazza della Chiesa o in via Molino 2 (dove c’era l’abitazione del protagonista).
Per saperne di più, leggi qui sotto l’approfondimento dedicato alle location del film: una vera chicca per gli amanti del cineturismo in Brianza.
Che cosa fare a Meda: i monumenti da vedere
Per scoprire che cosa vedere a Meda potresti iniziare la tua passeggiata in paese dall’incrocio tra via Cialdini e la strada vicinale dei Casarilli, dove sorge la Chiesa di San Giacomo. Se ti sembra di aver già visto questa chiesa da qualche altra parte, non ti stai sbagliando: questa, infatti, è una delle nove “chiese-tipo” che negli anni ’70 gli architetti Vito e Gustavo Latis realizzarono a partire da un unico progetto per l’arcidiocesi di Milano. Ecco perché la Chiesa di San Giacomo assomiglia molto, fra l’altro, alla Chiesa di San Carlo di Gorgonzola, alla Chiesa di Sant’Anna di Busto Arsizio e ad altre sei chiese lombarde.
La facciata della chiesa medese ospita una statua del santo scolpita da Alberto Ceppi. All’interno, meritano di essere visti il Crocefisso in legno scolpito da Osvaldo Minotti e, nel battistero, il quadro del Battesimo di Gesù nel Giordano dipinto da Luca Meroni.
Nel post qui sotta ti racconto nel dettaglio la storia della Chiesa di San Giacomo di Meda segnalandoti tutto ciò che merita di essere visto al suo interno.
Lasciandoti la facciata della chiesa alle spalle, imbocca via Curie e percorrila fino in fondo, per poi svoltare a sinistra in via Luigi Rho. Vai sempre dritto; superato il passaggio a livello, alla tua destra al civico 33 noterai Villa Besana, oggi convertita in casa di riposo. Costruita all’inizio del Novecento, la villa – per volontà testamentaria di Pietro Besana, morto nel 1949 – venne destinata a sede di un ente a istituzione di beneficenza che desse vitto e alloggio a persone anziane in stato di bisogno.
La casa di riposo entrò in funzione nel 1959. Nel suo giardino si può ammirare, tra l’altro, la Statua dell’Intagliatore, realizzata da Osvaldo Minotti.
Pochi metri più in là, all’incrocio tra via Luigi Rho e vicolo Luigi Rho, ecco il murale dell’Asnin del Talin. Realizzato da Valter Mariani, raffigura l’asino di un vecchio contadino del posto (Natale Orsi – Talin, appunto). Si racconta che questo asinello, negli anni ’30, fosse stato multato addirittura nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano, anche se nessuno ha mai saputo il perché (né come l’animale fosse finito lì).
Prosegui la tua passeggiata in via Luigi Rho, e allo stop gira a destra in via Como per raggiungere il civico 85. Qui puoi ammirare la suggestiva Cascina Belgora: fu edificata nella prima metà dell’Ottocento dalla famiglia dei marchesi Brivio e prese il posto di una cascina, che aveva lo stesso nome, che si trovava più vicino alla collina e che era andata distrutta in un incendio. La parola “Belgora” deriva da “pergola”, termine che indica l’impalcatura che sostiene le viti che formano il pergolato: in passato, i terreni circostanti all’edificio venivano utilizzati per la coltivazione di alberi da frutto e della vite. Dalla cascina prende il nome anche uno dei rioni storici del Palio di Meda.
Ora torna indietro lungo via Como e raggiungi il civico 27: volgi lo sguardo in alto per osservare, sul muro di Casa Dentoni, la curiosa icona di Nuestra Señora de Lujan. La Vergine de Lujan viene venerata in un famoso santuario dell’Argentina, Paese in cui era emigrato alla fine dell’Ottocento Carlo Morganti, il quale dopo la Prima Guerra Mondiale tornò a Meda e fece costruire questa abitazione. Ponendola, appunto, sotto la protezione di questa icona.
Continuando a passeggiare lungo via Como, puoi imboccare via Parini: qui alla tua sinistra, in corrispondenza del civico 2, noterai l’edificio neogotico di Casa Ferrrario, con annessa la Chiesina del Redentore. Il complesso fu costruito nell’Ottocento: la parte residenziale, un tempo casa di campagna della nobile famiglia milanese dei Ferrario, è direttamente collegata con la cappella tramite un ballatoio in pietra e un porticato con colonne in ghisa. Non passa inosservata la torre con merlatura ghibellina (a coda di rondine) e dotata di ampie bifore.
Proprio di fronte a Casa Ferrario, puoi imboccare via delle Colline: percorri questa strada (in salita) fino in fondo, e allo stop gira a destra in via delle Brughiere. Al civico 11 trovi la Cascina Fameta: situato al limite della brughiera, anche questo cascinale – proprio come la Cascina Belgora che hai visto poco fa – venne costruito per volere dei marchesi Brivio intorno al 1850.
Caratterizzato in origine da uno stile semplice e da materiali poveri, il complesso ufficialmente si chiamava Cascina Francesca; la denominazione Fameta, dovuta alla tradizione popolare, si spiega con le misere condizioni di vita dei contadini che ci vivevano, e che riuscivano a ricavare ben poco dalla terra di brughiera.
Anche questa cascina ha dato il nome ha uno dei rioni del Palio di Meda.
Ritornato davanti a Casa Ferrario, gira a destra in piazza Cavour: alla tua sinistra noti la Statua del Donatore di Sangue, scolpita da Cesare Busnelli su progetto dell’architetto medese Angelo Asnaghi
Attraversando piazza Cavour puoi entrare nel Parco Emanuele de Ermenulfis per raggiungere la porta colorata della Limonera della Madam: un’esplosione di colori che ha rivitalizzato una porticina abbandonata grazie ai ragazzi dell’oratorio locale e all’artista Renata Barzaghi.
Uscito dal parco, gira a sinistra: davanti a te vedrai, al civico 17 di via Garibaldi sul muro di Casa Baio, un dipinto dedicato alla Madre della Misericordia, chiamato dagli abitanti del posto Madonna dell’Uccellino. Il Bambino in braccio alla Vergine, infatti, ha nella mano destra un uccellino.
Prosegui lungo via Garibaldi e poi gira nella prima strada a sinistra, via Palestro: al civico 3 trovi ciò che rimane di Casa Maunier. Sulla facciata dell’edificio puoi notare affreschi antichi realizzati attraverso la tecnica del trompe-l’oeil: riproducono archi, balaustre e colonne che delimitano un grande loggiato affacciato su un panorama lacustre.
Da via Palestro gira di nuovo a destra in via Garibaldi e poi svolta subito a sinistra per percorrere la salita di via Antona Traversi: in cima, sulla tua destra al civico 4 puoi ammirare Ca’ Vismara (o Villa Vismara). Costruita nel Seicento come residenza dell’amministratore del Monastero delle Benedettine (quello di cui ti ho parlato raccontandoti di Casa Maunier), diventò di proprietà privata in seguito alla dismissione del monastero avvenuta alla fine del XVIII secolo.
Al termine dell’ascesa di via Antona Traversi ti ritrovi in piazza Vittorio Veneto, il cuore antico del paese.
Alla tua sinistra noterai la Chiesa di San Vittore, costruita nel XVI secolo, che ospita al proprio interno opere di Bernardino Luini, di Giulio Campi e di Giovan Battista Crespi (detto Il Cerano). Caratterizzata da una scenografica scalinata settecentesca, la chiesa propone sulla facciata una scultura di San Vittore a cavallo e le statue dei santi Aimo e Vermondo.
Secondo la leggenda, i due – fratelli e conti di Turbigo – un giorno si imbatterono in un branco di cinghiali mentre erano a caccia nei boschi medesi: per salvarsi, fecero voto di ritirarsi a condurre una vita di preghiera e fondare un monastero proprio nel punto in cui si trovavano. Così fu: i cinghiali se ne andarono e la promessa fu mantenuta. In effetti, ancora oggi la Chiesa di San Vittore accoglie le spoglie dei due fratelli.
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Vuoi conoscere in maniera approfondita la storia della Chiesa di San Vittore di Meda e del monastero annesso? Leggi il post qui sotto, e la tua curiosità sarà soddisfatta!
Dal cancello della chiesa – quando è aperto – puoi raggiungere Villa Antona Traversi: si tratta di una dimora progettata da Leopoldo Pollack, realizzata in seguito alla trasformazione dell’antico Monastero di San Vittore. Il cortile interno della residenza è proprio il chiostro del monastero di un tempo, di cui sono rimaste anche le decorazioni della Sala degli Angeli, con la volta affrescata da Giovanni Battista e Giovan Mauro della Rovere.
Di fianco alla Chiesa di San Vittore c’è l’edificio dell’antica Foresteria, realizzato negli anni ’30 del Settecento e concepito come parlatorio pubblico: da qui si poteva entrare nel complesso del monastero e accedere agli ambienti riservati alla clausura.
Esattamente di fronte alla Chiesa di San Vittore, una lunga scalinata ti porta al Monumento ai Caduti, che accoglie La vittoria alata, scultura in bronzo realizzata da Cesare Busnelli: l’autore diede alla statua le sembianze di sua moglie Irene.
Curiosità: dopo l’inaugurazione del monumento, avvenuta nel novembre del 1922, diverse persone aderenti al partito fascista che avevano partecipato all’evento si scontrarono con i socialisti medesi. Nell’occasione, un ragazzo fascista morì; così pochi giorni dopo venne organizzata dai fascisti una spedizione punitiva contro il Circolo Socialista di Mariano Comense, che fu costretto a chiudere.
Su piazza Vittorio Veneto si affaccia anche il Santuario del Santo Crocifisso. Si ritiene che le origini di quest’ultimo, noto anche con il nome di Chiesa di Santa Maria, siano addirittura precedenti all’anno Mille, anche se ovviamente il suo aspetto attuale è frutto di interventi più recenti. L’edificio ospita, tra l’altro, affreschi dell’artista piemontese Luigi Morgari.
Se vuoi conoscere più da vicino il Santuario del Santo Crocifisso a Meda, puoi leggere qui sotto l’approfondimento che gli ho dedicato.
Accanto al santuario c’è la Ca’ Rustica. Sopra il portone di ingresso puoi notare uno stemma della famiglia Porro: vi è stato collocato nel secondo dopoguerra, dopo essere stato rinvenuto nelle campagne circostanti. Di origine cinquecentesca, la Ca’ Rustica nacque come palazzo nobiliare ; nel corso dei secoli, poi, è stata usata come scuderia, cascina e filanda.
Sulla facciata di vicolo Santa Maria è collocata una lapide che ricorda l’incontro avvenuto proprio qui tra Ludovico il Moro, Beatrice d’Este e l’imperatore Massimiliano d’Asburgo nel 1496.
Vicolo Santa Maria deve il proprio nome alla chiesa accanto, e in passato era conosciuto come Vicolo Stallazzo: qui, infatti, sostavano carrozze e cavalli. Se lo percorri fino in fondo puoi arrivare a osservare il vecchio cortile della Corte del Vismara.
A questo punto ti ritrovi in via Santa Maria: percorrila fino al civico 71, dopo il quale vedrai alla tua sinistra la Cascina Munaia Vecc. Sulla facciata puoi osservare due affreschi: uno – del 1886 – rappresenta la Madonna di Caravaggio, mentre l’altro – del 1883 – raffigura Sant’Anna che insegna a leggere alla Madonna adolescente.
Ritornato in piazza Vittorio Veneto, lasciati la Chiesa di San Vittore sulla sinistra e gira a destra per scendere in via San Martino: sulla sinistra al civico 1 puoi osservare Palazzo De Capitani Brivio Carpegna, costruito nella prima metà del Seicento per volontà dei nobili milanesi De’ Capitani di Scalve.
Percorrendo via San Martino, all’ingresso del civico 8 (la Curt del Trun) noterai una terracotta che rappresenta San Francesco, realizzata da Bassano Sanosi.
Giunto in piazza Volta, alla tua sinistra al civico 9 trovi Palazzo Clerici De Petri, le cui origini risalgono al XVI secolo.
Di fianco all’ingresso puoi ammirare un affresco dell’Immacolata Concezione di inizio Novecento: la Vergine, in abito bianco e mantello blu, è in piedi sulla terra schiacciando la testa della serpe.
L’accesso al portico di colonne binate del cortile interno del palazzo presenta sulle volte stemmi nobiliari affrescati; l’androne, invece, propone l’immagine di un firefoi, un giovane servitore rappresentato nell’atto di dare le chiavi di casa a chi entra.
Lasciandoti il portone di Palazzo Clerici De Petri alle spalle, vai dritto per poi girare subito a sinistra in largo San Giovanni da Meda. Andando dritto, ti ritrovi in via Colombo; dopo il civico 4, entra nel cortile del Bregoglio alla tua destra. Guardando alla tua sinistra, noterai un dipinto che raffigura Giovanni Oldrati, risalente al 1978 e realizzato dall’artista medese Angelo Borgonovo, in arte Ben-Novo. Conosciuto anche come San Giovanni da Meda, Giovanni Oldrati è considerato il primo riformatore del movimento degli Umiliati; si ritiene sia nato proprio qui.
Raggiungendo via Colombo 12, invece, hai l’occasione di osservare la Deposizione di Casa Mariani: Maria sostiene il corpo di Cristo morente davanti allo stipes, il palo ritto della Croce.
Ritornato in largo San Giovanni da Meda, gira a sinistra in via Manzoni, dove al civico 3 puoi osservare il grande edificio della Fabrica, eretta nel lontano 1838: il nome deriva dal fatto che la sua costruzione richiese molto tempo, come “la fabrica del dom”.
Dopo pochi passi in via Manzoni, tieni la destra per imboccare dopo pochi metri via Colombara. Vai sempre dritto fino all’incrocio con via del Ry: da qui puoi ammirare dal basso Cascina Colombera.
La sua posizione sopraelevata, sul ciglio del piano morenico della brughiera, consente di godere di una vista panoramica sul pianoro della Cavallina. Per osservare la cascina ancora più da vicino, ti basta percorrere la salita di via del Ry: la cascina si trova al civico 3.
In questo modo hai l’occasione di osservare, sopra il portone di ingresso, la terracotta policroma realizzata nel 1987 dallo scultore Alberto Ceppi, che rappresenta i Santi Aimo e Vermondo e, al centro, due colombe.
Questo edificio fu costruito all’inizio del Settecento (è menzionato nella mappatura del catasto austriaco del 1721) per volere dei marchesi Clerici, che lo usavano come padiglione di caccia. Con il passare del tempo, poi, i vari proprietari hanno trasformato il complesso in un’azienda agricola, senza modificarne lo stile.
Ora puoi tornare in piazza Volta, e da qui girare a destra in corso Matteotti: arrivato all’altezza del civico 143, non ti sfuggirà l’affresco di Maria Ausiliatrice. Realizzato alla fine degli anni ’50 dal pittore varesino Carlo Cocquio, mostra la Vergine su una nube evanescente e con in mano uno scettro.
Continua a camminare in corso Matteotti: raggiunto l’incrocio con via Orsini, vedrai di fronte a te Casa Nobili, sulla quale spiccano – separati da un balcone – due pannelli in marmo bianco che ritraggono l’arcangelo Gabriele e Maria, risalenti ai primi anni del ‘900. Gabriele, in ginocchio, è raffigurato con in mano il giglio, simbolo di purezza; Maria, a sua volta in ginocchio, ha davanti a sé le Sacre Scritture, mentre una colomba scende in volo verso di lei.
Prosegui la tua passeggiata in corso Matteotti; superato il civico 44, voltati indietro per osservare il murale Ruberò per te la luna, realizzato dallo street artist Cosimo Caiffa, in arte Cheone. L’opera – che si estende su una superficie di circa 50 metri quadri – raffigura un bambino impegnato ad afferrare la luna; sullo sfondo, un suggestivo paesaggio silvestre nella notte illuminata.
Ancora pochi passi e, subito dopo il palazzo municipale, svolta a destra in via Mazzini: qui, sulla tua sinistra, al civico 7 noterai l’elegante Villa Baserga, decisamente meritevole di uno sguardo.
Proseguendo lungo via Mazzini, trovi sulla tua destra piazza della Repubblica. Qui merita di essere vista la panchina a libro dipinta con i colori dei quattro rioni dello storico Palio di Meda: Belgora, Bregoglio, San Giovanni e Fameta.
Ad abbellire la piazza contribuiscono anche i cinque pannelli che decorano Palazzo Mascheroni: realizzati dai corsisti dell’Unitre e dagli alunni delle scuole di Meda su progetto di Renata Barzaghi, rappresentano un presepe festoso e colorato.
Giunto in fondo a via Mazzini, ti ritrovi in piazza della Chiesa, dove puoi ammirare la Chiesa di Santa Maria Nascente: fu progettata da Paolo Mezzanotte, l’architetto del palazzo che ospita la Borsa di Milano. Al suo interno merita di essere ammirato un affresco di Bernardino Luini dedicato al culto mariano.
Ora, lasciandoti la facciata della chiesa alle spalle, imbocca via Verdi (la strada parallela a via Mazzini) e prosegui lungo vicolo Comunale e poi via Solferino. Qui al civico 42 c’è la casa natale di Giuseppe Terragni, celebre architetto razionalista (il “papà” di Villa Bianca a Seveso, tra l’altro): a ricordarlo c’è una targa commemorativa posizionata all’esterno dell’abitazione.
A questo punto torna indietro lungo via Solferino e gira nella prima strada a sinistra, via De Amicis, percorrendola fino in fondo. Sbucherai, così, in piazza della Stazione, dove alla tua sinistra troverai Casa Lanzani. Si tratta di un complesso costituito da due ville gemelle in stile eclettico collegate attraverso un portico vetrato: a realizzarle fu l’impresa edile di Michele Terragni, papà di Giuseppe Terragni.
Sempre in piazza della Stazione, ma dall’altra parte rispetto a via De Amicis, ecco Villa Besana, a sua volta realizzata da Michele Terragni: puoi intravederla dietro il cancello che la protegge.
Da qui, raggiungi il semaforo, e superando il passaggio a livello ti ritrovi in via Indipendenza. L’edificio tra il civico 2 e il civico 14 è l’elegante Palazzo Buzzi, in stile eclettico con echi liberty, risalente al 1910. Venne costruito inizialmente come sede dell’industria di mobili di Piero e Giuseppe Besana: per questo oggi è noto anche come Palazzo Besana. Nel 1915, con l’arrivo del gruppo Asnaghi, qui nacque la Società Anonima Lavori di Aviazione (SALDA), che più tardi divenne Società Anonima Lavori di Ammobiliamento, occupandosi della produzione di mobili su scala nazionale. La SALDA chiuse nel 1933; oggi il palazzo accoglie abitazioni ed esercizi commerciali.
Accanto, attorno al civico 22 di via Indipendenza si sviluppa il Palazzo Pro Meda, che deve il proprio nome all’associazione che lo gestiva un secolo fa. Inaugurato nel 1913 come teatro (intitolato a Giannino Antona Traversi), già negli anni ’20 venne destinato ad uso abitativo. Ancora oggi mostra lo stile eclettico originario; l’ingresso principale è incorniciato da un frontone che riporta lo stemma cittadino.
Lasciandoti il Palazzo Pro-Meda alla tua destra, continua a passeggiare lungo via Indipendenza fino al civico 38, dove trovi il Palazzo dell’Esposizione Artigiani Medesi, costruito nei primi anni Cinquanta per offrire una vetrina alla produzione artigianale locale. La facciata ospita due bassorilievi, realizzati da Cesare Busnelli a metà degli anni Sessanta, che rappresentano le fasi della lavorazione del legno.
Ancora pochi passi e alla tua sinistra, all’incrocio tra via Indipendenza e via Cadorna, noterai la facciata monumentale del Palazzo delle Scuole Professionali, decorata da lesene neoclassiche. L’edificio fu realizzato – su progetto di Aldo Vicini – sull’area in cui prima sorgeva il cimitero e inaugurato nel 1932. Attualmente ospita una scuola media, mentre in passato è stato sede di un liceo scientifico, di una scuola serale di disegno e di una scuola di avviamento al lavoro.
Ancora pochi passi e, accanto all’incrocio con viale Brianza, in via Indipendenza 25 vale la pena di soffermarsi a osservare l’architettura tardo liberty di Villa Malgrati.
Superata Villa Malgrati, prosegui la tua passeggiata in via Indipendenza, per poi girare a sinistra in viale delle Rimembranze. La creazione di questo viale risale al 1924, anno in cui il sindaco Antonio Asnaghi decise di realizzare un viale che onorasse i caduti della Prima Guerra Mondiale; già l’anno prima, il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario Lupi aveva proposto di dar vita a viali e parchi della Rimembranza proprio con l’intento di ricordare i morti della Grande Guerra.
A Meda il viale delle Rimembranze fu costruito lontano sia dal cimitero che dal Monumento ai Caduti, in periferia, su un terreno coltivato a frumento e granoturco. Sui due lati del viale vennero collocati 108 tigli, ciascuno dei quali protetto da una griglia in ferro battuto con un portavaso e una targhetta che riportava il nome del soldato a cui l’albero era dedicato; il viale venne inaugurato il 26 maggio del 1927. I tigli con i numeri dispari si trovano a sinistra (guardando da via Indipendenza), quelli pari a destra.
La dedica per ciascun tiglio segue l’ordine di grado: ufficiali, sottoufficiali, graduati di truppa e truppa.
A questo punto puoi ritornare verso Palazzo Buzzi, in via Indipendenza e da qui svoltare a sinistra in viale Francia per raggiungere piazza del Lavoratore, dove c’è un’altra risposta alla domanda “che cosa vedere a Meda?”: è il Monumento al falegname, opera in bronzo realizzata dallo scultore milanese Virginio Cimnaghi, che celebra la città dell’industria del mobile. Alto 7 metri, il monumento rappresenta un fascio di tavole con tre altorilievi che raffigurano in forme moderne il lavoro, la famiglia e San Giuseppe; fu inaugurato proprio il giorno di San Giuseppe (il 19 marzo) del 1969.
Ora continua a camminare in viale Francia, supera il semaforo per imboccare via Busnelli e vai sempre dritto: arrivato allo stop del passaggio a livello, svolta a destra in via Milano. All’incrocio con via San Celso, sulla tua destra, c’è la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso. Sulla facciata puoi notare la raffigurazione di due scheletri con clessidra e falce: rappresentano, rispettivamente, il tempo che passa e l’ineluttabilità della morte.
Alla Chiesa dei Santi Nazaro e Celso ho dedicato un post di approfondimento, con notizie, curiosità e foto: lo trovi qui sotto.
Ora torna indietro lungo via Milano, supera il passaggio a livello e vai dritto fino alla Chiesa di San Pietro Martire, subito dopo il civico 117. Progettata dall’architetto Camillo Fari, questa chiesa fu consacrata nel 1969 e si caratterizza per una particolare forma romboidale. All’esterno è presente una scultura in bronzo, realizzata da Giancarlo Fontana, che raffigura San Pietro Martire; all’interno vale la pena di osservare, invece, la vetrata artistica di Marco Pessa che separa l’assemblea dal coro e le tele di Franco Galimberti che rappresentano San Pietro Martire e Cristo Risorto.
Di fianco alla chiesa puoi imboccare via Icmesa: prosegui fino al muro di mattoni rossi che trovi davanti a te. Ebbene, quello non è un muro qualunque, ma il muro originario dell’Icmesa, la fabbrica responsabile del famoso disastro di Seveso del luglio del 1976: a ricordare la tragedia c’è anche un pannello che ne riassume le vicende principali.
Se non conosci la storia del disastro di Seveso, puoi scoprirla leggendo il post qui sotto, che ti racconta tutti i dettagli di quella tragica vicenda.
Che cosa fare a Meda: gli itinerari naturalistici
Vorresti sapere che cosa vedere a Meda stando a contatto con la natura? Ti accontento subito!
Al confine con Seregno c’è il Parco 2 Giugno, noto anche come Parco della Porada, con ingressi da via Benedetto Croce e via Einaudi.
Da via Po puoi entrare, invece, nel Parco del Meredo, che fa parte del Parco Brianza Centrale.
Al confine con Seveso, c’è il Bosco delle Querce, nato nella ex zona A del disastro di Seveso causato dalla ditta Icmesa di cui ti ho parlato poco sopra. Puoi accedervi dall’ingresso di via Vignazzola, di fronte al civico 22.
Per sapere tutto sul Bosco delle Querce, puoi leggere l’approfondimento che ho dedicato a questo argomento nel post qui sotto.
I più apprezzati itinerari naturalistici a Meda, comunque, sono quelli che si sviluppano lungo i sentieri del Parco della Brughiera Briantea
In particolare l’itinerario 5, che collega Camnago (frazione di Lentate sul Seveso) con Cabiate, passa a Meda nella zona della Zoca dei Pirutit. Puoi accedervi da via Santa Maria, all’altezza del civico 94.
Se vuoi conoscere il sentiero 5 del Parco della Brughiera Briantea nel dettaglio, puoi leggere il post qui sotto.
Anche l’itinerario 6 giunge alla Zoca dei Pirutit, ma partendo da Cascina Colombera e attraversando le brughiere delle vecchie cave.
Puoi accedervi da via Colombara, come puoi leggere nel post qui sotto: ho scritto tutte le indicazioni utili per percorrere il sentiero 6 del Parco della Brughiera Briantea (fidati, ne avrai bisogno perché purtroppo i cartelli lungo il percorso sono pochi).
L’itinerario 7 collega Meda con Mariano Comense, a sua volta passando per la Zoca dei Pirutit: puoi accedervi da via Asti (non preoccuparti della sbarra abbassata: è per impedire il transito delle auto, non dei pedoni).
Nel post qui sotto puoi scoprire il sentiero 7 del Parco della Brughiera Briantea in ogni particolare, con foto e indicazioni dettagliate.
Dove mangiare a Meda
Se vuoi sapere dove mangiare a Meda, un punto di riferimento storico in città è l’Oss Bus (vicolo Comunale angolo via Roma), che propone i piatti della tradizione lombarda: il risotto alla milanese con ossobuco (oss bus, appunto) e la cotoletta alla milanese su tutti. Il locale è chiuso il sabato a pranzo e il martedì tutto il giorno.
Per provare la cucina giapponese in Brianza puoi recarti in via Indipendenza 50, dove è aperto tutti i giorni Sakura, con cucina fusion: tieni presente, però, che non si tratta di un ayce. Nel menù non mancano i piatti caldi, come le capesante alla griglia con crema al tartufo, il salmone con salsa al pistacchio e il carbonaro nero d’Alaska in salsa miso.
Quando desideri sushi all you can eat in Brianza, invece, puoi recarti in via delle Colline 16, dove Sushi Time ti permette di scegliere tra piatti giapponesi, italiani e cinesi: il ristorante è aperto tutti i giorni tranne il martedì. A cena il prezzo fisso è 24.90 euro, bevande e coperto esclusi.
In via Einstein 23, invece, La Terra delle Tradizioni (aperto tutti i giorni sia a pranzo che a cena) propone pizze, piatti di mare e piatti di terra.
Qualora cercassi una pizzeria a Meda, in via Ticino 11 c’è Lanterna Bistrot, dove puoi gustare la pizza napoletana e la paella spagnola.
Un’altra ottima pizzeria a Meda è La Tavernetta di via Trento 8, trattoria aperta tutti i giorni tranne il mercoledì: oltre alla pizza, i piatti forti del locale sono la trippa e la cassoeula.
Poco lontano, in via Indipendenza 161, Hambù è sinonimo di hamburger in Brianza: ma il menù include anche fritti e carni 100% italiane. Da provare il cuoppo con arancini al sugo, frittelle ai formaggi e alghe, polpette di melanzane, crocchè di patate e frittatina di spaghetti.
Nel novero dei ristoranti di Meda ti segnalo Il Gusto della Vita in corso Matteotti 103. Oltre alle proposte del menù alla carta, è possibile scegliere il menù degustazione da 4 portate (55 euro) o da 5 portate (60 euro). Il locale è aperto dal martedì alla domenica a pranzo e dal martedì al sabato a cena.
Come arrivare a Meda
Come arrivare a Meda in auto? Provenendo da Milano, ti basta percorrere la ex Strada Statale 35 dei Giovi, cioè la superstrada Milano-Meda; tieni presente che sui cartelli stradali è indicata come Milano-Como.
Per arrivare a Meda in treno, puoi fare riferimento alla stazione cittadina, situata sulla linea Milano-Canzo-Asso e collegata, tra l’altro, con Cesano Maderno, Seveso, Cabiate, Mariano Comense, Carugo, Arosio, Inverigo, Lambrugo, Merone, Erba, Ponte Lambro, Caslino d’Erba e Canzo. Partendo da Milano Cadorna devi prendere il treno regionale diretto a Canzo-Asso, mentre da Milano Rogoredo o Milano Porta Garibaldi devi fare riferimento alla linea suburbana S2, con destinazione Mariano Comense.
Per arrivare a Meda in autobus, puoi usufruire della linea C80 che passa da Monza, Lissone Desio, Seregno, Cabiate, Mariano Comense e Cantù. Partendo da Lentate sul Seveso o Barlassina puoi salire anche sui bus della linea Z165 o quelli della linea Z166 (il percorso di quest’ultima prevede soste anche a Seregno). Arrivando da Misinto o Lazzate, infine, puoi fare riferimento al pullman Z160 e poi a Lentate sul Seveso trasbordare sui mezzi delle linee Z165 o Z166.
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Un ultimo appunto! Se vuoi saperne di più su Meda puoi visitare i siti Medinforma e Turismo Meda o leggere i libri:
- Icone Mariane di ieri e di oggi sui muri delle nostre case (di Cesarina Ferrari Ronzoni);
- Monumento ossario ai caduti medesi di tutte le guerre (della ProLoco ProMeda);
- Note storiche e artistiche inerenti a monumenti ed edifici medesi (dell’associazione artistico culturale Amici dell’Arte).