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Il Villaggio Snia di Cesano Maderno

Il Villaggio Snia di Cesano Maderno, nato poco più di un secolo fa, fu costruito intorno a una fabbrica – la Snia, appunto – che nel corso dei decenni ha attirato immigrati provenienti da tutta Italia. In questo articolo ti racconto la storia del villaggio, che ancora oggi è un caleidoscopio di tradizioni e culture.

Perché dovresti conoscere il Villaggio Snia di Cesano Maderno

Il Villaggio Snia di Cesano Maderno è un quartiere nato un secolo fa intorno a un grande complesso industriale che apparteneva a una delle aziende più importanti del nostro Paese: la Snia.

Intorno allo stabilimento furono costruiti gli alloggi destinati ai lavoratori, ma anche negozi, strutture ricettive, impianti sportivi, scuole ed edifici religiosi.

La chiesa del Villaggio Snia di Cesano Maderno
La chiesa del Villaggio Snia

Insomma, un villaggio operaio non molto diverso da quello di Crespi d’Adda, che è noto per far parte – dal 1995 – dei patrimoni mondiali dell’umanità riconosciuti dall’Unesco.

La Snia

La Snia viene fondata nel 1917 come Società di Navigazione Italo Americana dall’imprenditore biellese Riccardo Gualino.

Nel 1920 inizia a dedicarsi alla produzione della seta artificiale con l’acquisizione dell’Italiana Fabbriche Viscosa di Venaria Reale, vicino a Torino; l’anno successivo diventa proprietaria dell’Italiana Seta Artificiale, e nel 1922 si quota alla Borsa di Milano.

Nel giro di pochi anni la Snia conosce una fortissima espansione, con quattro stabilimenti in Italia che accolgono 20mila addetti.

A metà anni Venti l’azienda da sola realizza il 16% della seta artificiale prodotta in tutto il mondo, grazie anche all’abilità imprenditoriale di Gualino.

La Grande Depressione seguita al crollo della Borsa di New York del 24 ottobre del 1929 corrisponde a un momento di difficoltà, che si traduce con l’addio alla Snia di Gualino e l’arrivo alla guida dell’azienda di Franco Marinotti.

È Marinotti a gestire il rilancio dell’azienda, che negli anni Trenta vive un nuovo periodo di espansione caratterizzato dalla produzione delle fibre corte e – in un grande complesso agricolo industriale a Torviscosa, in Friuli – della cellulosa.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Snia si getta nella produzione delle nuove fibre sintetiche.

A partire dagli anni Settanta, però, si susseguono momenti di difficoltà, in cui si alternano crisi finanziarie e ristrutturazioni: alti e bassi, tra acquisizioni e cessioni, che determinano un peggioramento progressivo della situazione finanziaria dell’azienda, anche a causa della mancanza di una leadership imprenditoriale efficace.

L'ingresso della Snia
L’ingresso (chiuso) della Snia oggi

La storia del Villaggio Snia di Cesano Maderno

All’inizio del Novecento, la zona di Cesano Maderno in cui verrà costruito il Villaggio Snia è prettamente boscosa, con pinete, querceti, faggeti e castagneti.

Nel verde delle Groane, i soli insediamenti umani sono rappresentati dalla Cascina Biulè e dalla Cascina Madini, al Mombellone.

C’è, inoltre, la fornace Giussani, attiva sin dalla metà del XIX secolo: richiama lavoratori provenienti dal Friuli, e nei primi anni di vita è attiva solamente nel periodo estivo (il caldo è indispensabile per l’essiccazione dei mattoni).

La fornace Giussani
La fornace Giussani, ancora oggi esistente

La costruzione del villaggio

Il Villaggio Snia di Cesano Maderno viene edificato tra il 1921 e il 1924, su progetto dell’ingegnere piemontese Benvenuto Gianoletti.

Un asse principale unisce l’ingresso della fabbrica con la chiesa; lungo i due lati del viale centrale, si affacciano su isolati e viali di dimensioni e forme differenti le palazzine – pressoché identiche tra loro – che ospitano gli alloggi dei lavoratori.

Via Guglielmo Marconi
Il viale che congiunge(va) la chiesa con l’ingresso della fabbrica

Si tratta di quindici palazzine a tre piani e quindici palazzine a quattro piani, per un totale di circa 500 alloggi, con servizi all’avanguardia: per esempio i bagni interni e l’acqua potabile, che invece sono ancora mancanti nelle cascine e nelle case di ringhiera del resto di Cesano Maderno.

Non di rado, gli abitanti di Cesano e dei paesi vicini – spinti dalla curiosità – raggiungono il villaggio per osservarlo: ne rimangono colpiti a tal punto da dargli il soprannome di Milanin, “piccola Milano”, a testimonianza del suo essere all’avanguardia.

Il villaggio è dotato anche di due grandi lavatoi: una delle regole imposte dalla Snia agli inquilini delle palazzine, infatti, impedisce di fare il bucato in casa.

I lavatoi della Snia
Plastico del Villaggio Snia risalente alla seconda metà degli anni Cinquanta: si vedono anche i due lavatoi ai lati della chiesa. La foto è tratta dal libro Villaggio SNIA, Cesano Maderno: il villaggio si ripresenta…

Con il loro tetto a cupola, entrambi i lavatoi hanno le sembianze di eleganti gazebo, formati da una vasca centrale esagonale (con l’acqua che esce da tre fontanelle) e da altre tre vasche sui lati.

Ogni giorno le donne del villaggio raggiungono queste strutture per lavare la biancheria: i lavatoi, dunque, diventano dei veri luoghi di socialità, in cui si condividono notizie e si diffondono informazioni.

Gli anni Venti

Sin dagli anni Venti la Snia a Cesano è costretta ad assumere lavoratori che provengono da fuori.

Quasi tutta la manodopera locale, infatti, è già impiegata in un’altra fabbrica chimica poco distante: quella dell’Acna, Azienda Coloranti Nazionali e Affini.

Così nelle abitazioni del villaggio si insediano famiglie di operai che arrivano dalla Bergamasca, dal Bresciano e dal Veneto.

Ci sono anche tantissime operaie, che risiedono in un convitto edificato nel 1922: inizialmente provengono soprattutto dal Pavese; in seguito giungeranno anche dalla Bergamasca e dal Veneto.

Il convitto del Villaggio Snia di Cesano Maderno
Il piazzale con il convitto. Foto tratta dal libro 50 anni per una chiesa: Parrocchia S. Ambrogio e Carlo Villaggio Snia

Non solo lavoro, però: la Snia pensa anche all’istruzione dei figli dei dipendenti.

La scuola del villaggio si trova in una palazzina confinante con lo stabilimento; per raggiungerla, bisogna passare dalla fabbrica.

Tuttavia, in questa scuola ci sono solo la prima e la seconda elementare; per frequentare le altre classi i bambini devono andare nella scuola di Cesano centro, che raggiungono grazie a un servizio corriere gestito direttamente dalla Snia.

Particolare attenzione viene prestata anche alla spiritualità della comunità.

Inizialmente le messe domenicali e le altre funzioni religiose della comunità vengono officiate nella cappella del convitto. Ben presto, però, la popolazione del villaggio reclama la possibilità di avere a disposizione una vera e propria chiesa.

Intanto con il passare degli anni si aggiunge l’asilo, gestito dalle Suore di Maria Ausiliatrice, che si occupano anche del convitto con la guida di suor Gina Ferrazzi e di suor Francesca Frola; poi arrivano il dopolavoro, il campo sportivo e il cinema.

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Il solo servizio non gestito dalla Snia è la posteria Giussani: un negozio creato nel 1922 da un ramo di quella famiglia Giussani che – come ti ho raccontato in precedenza – si occupava delle fornaci.

La posteria Giussani
La posteria Giussani. Sull’insegna si legge Vino con generi diversi. In prima fila, l’uomo in camicia con la bicicletta è Ansperto Giussani, conosciuto alla Snia con il soprannome “Espert “(anche la zona in cui abitava – corrispondente all’area tra le attuali via Veneto e via Julia – fu ribattezzata così). La foto è tratta dal libro Villaggio SNIA, Cesano Maderno: il villaggio si ripresenta…

La posteria, soprannominata “baracca nera” perché realizzata in legno catramato, non è solo un punto vendita in cui acquistare generi di prima necessità, ma anche un luogo in cui gli abitanti del villaggio possono ritrovarsi e trascorrere in compagnia il tempo libero (quel poco tempo che il lavoro lascia libero, perlomeno).

Gli anni Trenta

La crisi finanziaria seguita al giovedì nero del 1929 si ripercuote anche sul villaggio, che all’inizio degli anni Trenta vede ridursi i flussi migratori.

Nel giro di pochi anni, comunque, gli arrivi dal Nord Italia riprendono ad aumentare.

Questo è il periodo in cui Franco Marinotti diventa presidente della Snia; ed è proprio in questo periodo che arrivano al villaggio numerose famiglie di Vittorio Veneto, il paese di cui Marinotti è originario.

Lo stesso Marinotti decide di far costruire a Cesano il Centro Sperimentale, cioè il centro di ricerca di tutto il gruppo della Snia, edificato negli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale.

In pratica, è qui che si studiano le fibre che dovranno essere prodotte nei vari stabilimenti sparsi per l’Italia.

Il centro di ricerca cesanese, all’avanguardia e per certi aspetti perfino in anticipo rispetto alla ricerca scientifica, si occupa delle procedure di controllo e genera fra l’altro il brevetto del lilion, fibra tessile che rappresenta la concorrente italiana del nylon proveniente dall’America.

Sempre in questi anni, a Cesano arriva anche Paul Schlack, ingegnere tedesco che aveva contribuito a creare la prima poliammide al mondo, denominata perlon.

Intanto, a partire dall’anno scolastico 1934/1935 i bambini possono – finalmente – frequentare nella scuola del villaggio tutte le classi delle elementari, dalla prima alla quinta, senza doversi spostare a Cesano.

Il 4 giugno del 1939 la chiesa, ormai completata, viene benedetta da don Natale Remartini, parroco di Cesano Maderno; pochi giorni più tardi, il 28 giugno, si stabilisce definitivamente don Camillo Besana, il primo prete del villaggio.

Gli anni Quaranta

Gli anni della Seconda Guerra Mondiale sono contraddistinti da paura e povertà. I flussi migratori si arrestano, e da mangiare non c’è molto: spesso ci si deve accontentare dei 150 grammi di pane al giorno concessi con la tessera annonaria.

La Snia nella Seconda Guerra Mondiale
Il ricordo della Snia in memoria dei caduti in guerra

La Snia fa realizzare, per ogni scala delle sue palazzine, una cantina in cui gli abitanti possono rifugiarsi durante gli allarmi.

Il villaggio per fortuna non viene mai bombardato, ma dopo il mitragliamento della polveriera di Solaro, il 25 dicembre del 1944, l’intera popolazione viene sgomberata e invitata a raggiungere Cesano; già il giorno successivo, comunque, tutti possono rientrare nelle proprie case.

Il Monumento ai Caduti del Villaggio Snia di Cesano
Il Monumento ai Caduti del Villaggio Snia

Nel 1948 viene inaugurato il nuovo oratorio maschile, realizzato con l’aiuto finanziario della popolazione locale.

Nel frattempo, nei primi anni del dopoguerra il villaggio si amplia, e nuovi quartieri residenziali si sviluppano verso il centro di Cesano Maderno: i primi abitanti che nel tempo sono riusciti a raggiungere una certa indipendenza economica lasciano gli alloggi della Snia per andare a vivere nelle case che hanno costruito con fatica e sacrificio sui terreni acquistati negli anni precedenti.

Anche l’amministrazione comunale di Cesano Maderno, resasi conto che le vecchie infrastrutture risultano ormai insufficienti, ne costruisce di nuove.

Gli anni Cinquanta

Negli anni Cinquanta, alle trenta palazzine progettate da Gianoletti la Snia aggiunge tre casette bifamiliari, realizzate per accogliere le famiglie dei tecnici tedeschi impegnati nello stabilimento.

Nel 1951, viene ampliata la chiesa, con la realizzazione delle due navate laterali.

La chiesa del Villaggio Snia
La lapide all’ingresso della chiesa che ricorda le date più significative della sua costruzione

Nello stesso anno, in seguito all’alluvione del Polesine, giungono dal Veneto numerose famiglie costrette ad abbandonare le proprie case e i propri beni: veri e propri profughi che gli abitanti del villaggio aiutano mettendo a loro disposizione ciò di cui hanno bisogno (soprattutto mobili, scarpe e vestiti).

Nel 1952, il Villaggio Snia di Cesano Maderno diventa suo malgrado protagonista delle cronache nazionali: un incidente nello stabilimento, dovuto all’esplosione di una bombola di acetilene, causa la morte di sei operai e il ferimento grave di altri due.

L’incidente avviene nelle vicinanze del centro sperimentale poco dopo l’una e mezza del pomeriggio del 21 febbraio: lo scoppio della bombola causa un rumore così fragoroso da causare il panico della popolazione locale, che in preda al terrore fugge dalle proprie abitazioni.

Incidente al Villaggio Snia a Cesano Maderno
L’articolo pubblicato in prima pagina su La Stampa del 22 febbraio del 1952 dedicato all’incidente alla Snia di Cesano

Nel 1956 viene inaugurato il campanile della chiesa.

Nell’aprile del 1958, un altro incidente: un capannone adibito a deposito di fiocco di rayon prende fuoco a causa di una scintilla sprigionatasi da un montacarichi e si trasforma – riferisce Europa nell’edizione del 14 aprile di quell’anno – “in un enorme braciere: le fiamme consumano lentamente le grosse balle di fiocco”. Il conto dei danni supera abbondantemente i 100 milioni di lire.

La vita nel villaggio intanto prosegue, “sotto la tutela di mamma Snia” (come scritto da Augusto Crepaldi nel volume Villaggio SNIA, Cesano Maderno: il villaggio si ripresenta…), che provvede a tutto: le case, la pulizia delle strade, l’efficienza dell’acquedotto, perfino l’ordine pubblico.

Sono anni in cui il villaggio è isolato dal resto di Cesano Maderno e però autosufficiente: la solidarietà fra gli abitanti è figlia della coabitazione, dell’appartenenza alla stessa classe sociale (sono tutti operai, o quasi) e quindi del vivere nelle stesse condizioni economiche.

A partire dalla fine degli anni Cinquanta vedono la luce i quartieri di via Bergamo, via Veneto e via Sicilia, dove sorgono nuove case su lotti di terreno acquistati dagli inquilini delle abitazioni Snia.

Abitazioni che, comunque, non restano vuote, ma accolgono nuovi immigrati, provenienti soprattutto dal Meridione.

E però la convivenza con i nuovi arrivati non è sempre semplice, per via di mentalità, abitudini e punti di vista differenti.

Riprendendo le parole di don Carlo Pirola tratte dal libro 50 anni per una chiesa: Parrocchia S. Ambrogio e Carlo Villaggio Snia, la gente arriva “dai luoghi più disparati di Italia, … ciascuna con le sue tradizioni religiose e culturali, con un problema sempre urgente e primario da risolvere (quello di garantirsi il pane quotidiano), non sempre con l’intenzione di trapiantarsi definitivamente in questo nuovo ambiente”.

Gradualmente, comunque, la situazione si rasserena. “Tutti ci stringiamo l’uno all’altro, forse perché tutti lontani dalla propria terra d’origine cerchiamo quell’unione che, probabilmente, da altre parti tende ad emarginare chi non è nativo del posto dove abita” (parole di Giusi Vegni riportate nel libro Villaggio SNIA, Cesano Maderno: il villaggio si ripresenta…).

La chiesa del Villaggio Snia di Cesano
L’interno della chiesa del villaggio

In questo villaggio dai mille dialetti, crescono anche due ragazzi destinati a diventare calciatori di Serie A.

Uno ha un nome un po’ particolare, Poerio Mascella, ed è nato nel 1950 in Valmarecchia, tra la Romagna e le Marche, per poi trasferirsi ancora bambino a Cesano: diventerà un portiere e giocherà in A con la maglia della Pistoiese.

L’altro, un po’ più grande, si chiama Luigi Radice, detto Gigi, ed è nato nel 1935; giocherà con la maglia del Milan e diventerà un bravissimo allenatore, vincendo lo scudetto alla guida del Torino di Pulici e Graziani nel 1976.

Gli anni Sessanta

Nel 1960 il villaggio riceve la visita del cardinale Giovan Battista Montini, che tre anni più tardi diventerà papa con il nome di Paolo VI.

Tra il 1962 e il 1964 si verifica una nuova ondata di immigrazioni.

In questo periodo la Snia manda i propri pullman nelle regioni del Sud per reclutare nuovi operai, promettendo loro una casa e un lavoro: un richiamo irresistibile per persone che, in molti casi, vivono in condizioni economiche precarie.

Nel 1963 si costituisce la parrocchia del Villaggio Snia, intitolata ai Santi Ambrogio e Carlo, e per l’occasione la facciata della chiesa viene abbellita con una grande vetrata donata dalla famiglia Giussani e disegnata dal pittore Ernesto Bergagna della Scuola Beato Angelico.

Cesano Maderno, la chiesa del Villaggio Snia
La chiesa del Villaggio Snia oggi

È in questo periodo che inizia a svilupparsi anche il quartiere Biulè, in cui vive più di un centinaio di famiglie.

Gli anni Settanta e Ottanta

Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta la Snia vende le abitazioni del villaggio ai rispettivi inquilini: gli alloggi, quindi, diventano di proprietà privata.

L’11 ottobre del 1988, in presenza del notaio milanese Sergio Casali, viene fondata l’associazione Amici del Villaggio Snia, ad opera di un gruppo di amici che – come si legge nell’atto costitutivo dell’associazione – hanno “in comune il desiderio di vedere migliorato l’aspetto ambientale delle case” del villaggio.

L’associazione si propone di “favorire lo sviluppo dei rapporti sociali degli abitanti del Villaggio anche attraverso la riscoperta e la valorizzazione dei costumi, delle usanze e delle tradizioni”.

Il gruppo comprende quindici persone, di cui solo cinque native di Cesano; poi ci sono un piacentino, un cagliaritano, un seregnese, un bresciano, un astigiano, un reggino, un comasco, un bergamasco, un barese e un catanese. Ennesima dimostrazione dell’eterogeneità geografica e culturale degli abitanti del villaggio.

Un villaggio operaio moderno

Gli edifici che costituiscono il Villaggio Snia rispecchiano il paradigma architettonico (e sociale) della città fabbrica, un modello diffusosi a partire dalla rivoluzione industriale in molti Paesi d’Europa, con le kolonien in Germania, le cités-ouvrières in Francia e gli industrial villages in Inghilterra.

Il villaggio operaio della Snia a Cesano
Un angolo del Villaggio Snia oggi

Anche in Italia, tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, nacquero diversi quartieri di fabbrica come il Villaggio Snia di Cesano. Per esempio:

  • Il Nuovo quartiere operaio di Schio (in provincia di Vicenza), creato tra il 1872 e il 1896 dall’imprenditore Alessandro Rossi per i lavoratori della sua azienda laniera, la Lanerossi;
  • Crespi d’Adda a Capriate San Gervasio (in provincia di Bergamo), villaggio eretto da Cristoforo Benigno Crespi e da suo figlio Silvio nei pressi del loro cotonificio;
  • La Città dell’Armonia di Valdagno (in provincia di Vicenza), costruita tra il 1927 e il 1937 su iniziativa dell’imprenditore Gaetano Marzotto, proprietario dell’omonima azienda.

La Snia riprodusse l’esperienza di Cesano anche in altre località in cui erano presenti le sue fabbriche, come Pavia e Torino. In Friuli diede vita a Torviscosa, città aziendale realizzata sul territorio di Torre di Zuino, in provincia di Udine; in Piemonte creò un villaggio attorno alla fabbrica di Venaria Reale, in provincia di Torino.

Una passeggiata nel Villaggio Snia di Cesano Maderno

Nel Villaggio Snia di Cesano Maderno, le palazzine progettate da Gianoletti e costruite negli anni Venti esistono e sono visibili ancora oggi: quelle a quattro piani si affacciano su via Magenta, via Lombardia, via Pavia, via Udine, via Marche e via Lucania; quelle a tre piani si affacciano su via Torviscosa, via Marconi, via Torino, via Lombardia, via Pavia, via Udine e via Magenta.

Cesano, via Torviscosa
Tre delle palazzine secolari del villaggio

I lavatoi, invece, sono stati demoliti ormai da tempo.

Le abitazioni realizzate negli anni Cinquanta per i tecnici tedeschi sono visibili in via Venaria Reale; ancora fino a qualche anno fa, erano conosciute come “case dei tedeschi”.

Via Venaria Reale
Le “case dei tedeschi” in via Venaria Reale

Molti degli odonimi del villaggio sono dedicati a città e regioni d’Italia, a testimonianza delle diverse provenienze dei primi abitanti del quartiere.

Ecco, allora, via Friuli, via Liguria, via Lucania, via Marche, via Puglie, via Sicilia, via Veneto e via Sardegna (che in passato era chiamata la Strada del Carbone), ma anche – fra le altre – via Bergamo, via Sassari, via Treviso, via Udine e via Vicenza.

Ci sono, poi, odonimi dedicati alle altre località italiane in cui erano presenti gli stabilimenti della Snia: via Pavia, via Torino, via Magenta, via Venaria Reale e via Torviscosa (e a Torviscosa c’è via Cesano Maderno!).

Via Torviscosa
Via Torviscosa

I numeri civici

Passeggiando lungo le vie del Villaggio Snia puoi notare la particolarità dei numeri civici, che non sono disposti come avviene tradizionalmente. Nei centri urbani, infatti, in ogni strada di solito ci sono i civici pari da un lato e i civici dispari dall’altro lato: si parte dall’1 e si aumenta la numerazione a mano a mano che ci si allontana dal centro del paese.

Al Villaggio non è così.

I primi numeri civici sono quelli delle villette interne alla fabbrica, in cui vivevano i dirigenti.

Poi si fa il giro intorno alle varie abitazioni: l’11 è in via Torino, il 12 è in via Torviscosa, il 13 e il 14 in via Torino, e così via.

Per effetto di questa disposizione, in via Udine il 21 e il 22 sono affiancati, e di fronte ci sono il 23 e il 24; allo stesso modo in via Marche il 43 e il 44 sono affiancati, e di fronte ci sono il 45 e il 46. Ma il 41 e il 42 sono… in via Pavia, da tutt’altra parte!

Il Villaggio Snia di Cesano Maderno oggi

Nel 2007 lo stabilimento della Snia ha chiuso. Molti degli impiegati e degli operai dell’azienda si sono trasferiti, e tante attività commerciali hanno abbassato le serrande.

Via Marconi
Via Marconi al Villaggio Snia: il viale tra la chiesa e la fabbrica

Ma il villaggio non si è svuotato; semplicemente, ha cambiato volto. Oggi è abitato da una ricca comunità straniera, con famiglie provenienti soprattutto da Africa, Sud America e Asia.

Cesano Maderno, il Villaggio Snia
Uno scorcio del villaggio

Sul libro 50 anni per una chiesa: Parrocchia S. Ambrogio e Carlo Villaggio Snia, scritto nel 1989, si affrontava il tema del “trasferimento, per cause economiche”, di immigrati “portatori di culture, tradizioni ed abitudini diverse, verso un ambiente […] indifferente e meno sensibile ai loro problemi quotidiani”; si citava la “scarsità degli alloggi in relazione all’elevato numero dei componenti dei nuclei familiari degli immigrati”; si parlava delle “difficoltà di inserimento degli immigrati nella nuova vita del Villaggio” e dei “problemi affettivi degli immigrati, costretti a lasciare […] la loro terra natia per affrontare con coraggio e buona volontà una nuova vita”. Parole che hanno valore ancora oggi, sebbene siano passati quasi 40 anni anni e la provenienza degli immigrati sia cambiata.

Cesano, la chiesa del Villaggio Snia
La Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo, uno dei simboli del Villaggio Snia

Cos’è il Villaggio Snia oggi? Dipende dagli occhi con cui lo si guarda: qualcuno lo considera una specie di ghetto; a me piace ritenerlo il villaggio più internazionale di tutta la Brianza.






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Infine, ci tengo a segnalarti queste pubblicazioni, che si sono rivelate preziose fonti di informazioni per la redazione di questo articolo:

  • Un anno al Villaggio Snia. Culture, immagini, moda, memoria, condivisione, storie, orti, industria, arte, a cura di Matteo Balduzzi e Stefano Laffi
  • Villaggio SNIA, Cesano Maderno: il villaggio si ripresenta…, a cura dell’Associazione Amici del villaggio SNIA.
  • 50 anni per una chiesa: Parrocchia S. Ambrogio e Carlo Villaggio Snia.
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