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Briosco, la Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore

A Briosco la Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore ha origini antichissime, anche se nel corso dei secoli è stata oggetto di rifacimenti, demolizioni, ricostruzioni, ampliamenti e restauri. Per saperne di più leggi questo post, che ti permetterà di scoprire anche un altro edificio religioso del paese: la piccola e suggestiva Chiesa di Santa Elisabetta.

La storia della chiesa

La chiesa parrocchiale di Briosco è intitolata ai Santi Ambrogio e Vittore.

Tuttavia, non sempre è stato così: in passato, infatti, ai due santi erano dedicate due chiese diverse.

In particolare, la Chiesa di Sant’Ambrogio era situata più o meno dove c’è la chiesa attuale, mentre quella di San Vittore si trovava dove oggi sorge la Chiesa di Santa Elisabetta.

Briosco, Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore: le origini

Sia la Chiesa di Sant’Ambrogio che quella di San Vittore venivano nominate già nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, una lista delle chiese della diocesi di Milano redatta nel 1289 da Goffredo da Bussero.

Inizialmente, la chiesa parrocchiale era quella di San Vittore, ma alla fine del Cinquecento – probabilmente a causa delle pessime condizioni in cui versava questo edificio – si decise di spostare la sede della parrocchia a Sant’Ambrogio.

In effetti, in occasione della visita pastorale dell’arcivescovo Carlo Borromeo del 1578, la Chiesa di San Vittore veniva descritta come “dipinta sulle pareti con figure sconvenienti che, sebbene siano immagini di Santi, la rendono turpe e oscena alla vista”.

A quel tempo, la chiesa era priva di pavimento, e la porta principale era ostruita da pietre; anche per questo motivo nell’edificio non si celebrava alcuna messa.

Nel 1588, visto lo stato di degrado della chiesa, considerata a rischio di crollare, si decise di disseppellire le ossa dei defunti del suo cimitero, che furono trasportate in quello della Chiesa di Sant’Ambrogio.

In seguito, i due santi furono uniti dallo stesso titolo parrocchiale.

Nel 1608 giunse in visita pastorale a Briosco Federico Borromeo: notando che la Chiesa di San Vittore era ormai diventata un ricovero per animali, ne ordinò l’abbattimento, affinché i materiali ricavati potessero essere usati per la sistemazione della Chiesa di Sant’Ambrogio.

Briosco, Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore: il problema dei… cattivi odori

Nella seconda metà del Settecento, anche le condizioni della Chiesa di Sant’Ambrogio – che, come ti ho raccontato, era diventata la chiesa parrocchiale di Briosco – erano pessime: colpa, fra l’altro, degli odori sgradevoli che venivano emanati dai sepolcri situati al suo interno.

Nel 1775, il parroco Giacomo Molciani sottolineava la necessità di “otturare quanto prima i sepolcri male coperti con una sola lapide scompaginata”, poiché “l’esalazione che tramandano è insopportabile e nocivissima”.

Non solo: un giorno “venne male a quattro uomini caduti per l’impossibile esalazione de’ sepolcri, quale nel primo aprirsi la chiesa si rende più nociva per non esservi di notte alcuno sfogo a tale esalazione”.

Briosco, Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore: la ricerca di nuovi fondi

Nel 1777, i fabbricieri e i Deputati dell’Estimo della Comunità di Briosco si rivolsero al Regio General Cancelliere chiedendogli di poter tagliare alberi per venderli e ottenere il denaro necessario a rifondere le campane.

Lo stesso avvenne nel 1786: in questo caso l’obiettivo era ottenere i fondi indispensabili per riparare la casa parrocchiale.

Poco dopo, si utilizzò il ricavato della vendita della cappella di San Rocco al conte Francesco Attendolo Bolognini, avvenuta nel luglio del 1787, per finanziare il rifacimento del soffitto, che minacciava di crollare da un momento all’altro.

Briosco, Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore: il progetto di Girolamo Arganini

Successivamente l’edificio venne ampliato su richiesta del parroco Teodoro Re, che riteneva la chiesa “troppo angusta alla sua popolazione, poco minore di ottocento anime”, al punto che in estate si registravano spesso svenimenti.

Godendo del sostegno del conte Ildefonso Attendolo Bolognini e della popolazione locale, il parroco ebbe dal Ministro del Culto di allora, Giuseppe Bovara, il permesso di cominciare i lavori.

Si affidò la direzione dei lavori a Girolamo Arganini (architetto allievo di Simone Cantoni), che sviluppò un progetto di gusto neoclassico.

La spesa complessiva fu di poco superiore a 16mila lire, e i lavori si conclusero nel 1804.

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Un ulteriore ampliamento si concretizzò tra il 1868 e il 1869, quando il parroco era don Francesco Grossi, nipote dello scrittore Tommaso Grossi.

Nel 1881, poi, su progetto dell’ingegnere di Verano Brianza Tiberio Sironi, venne realizzata la cappella di San Francesco (oggi intitolata a San Giuseppe).

Briosco, Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore: il progetto di Ottavio Cabiati

Nei primi mesi del 1951, la chiesa fu in parte demolita, perché ormai da tempo non era più adeguata ad accogliere una popolazione che negli anni era cresciuta sempre di più.

Per la ricostruzione ci si affidò all’ingegno dell’architetto seregnese Ottavio Cabiati, il quale scelse di mantenere la cupola, l’abside e l’altare, facendo abbattere il campanile e la bassa navata.

Proprio in occasione delle operazioni di demolizione della navata fu rinvenuto un antico portale romanico, che fu smontato e conservato: ancora adesso lo si può notare su un fianco della chiesa, dove è stato ricostruito.

I lavori, finanziati anche dalle famiglie Villa e Medici, terminarono rapidamente, e la chiesa parrocchiale di Briosco poté già essere consacrata nell’ottobre del 1952.

Nel 1959 fu inaugurata la nuova torre campanaria, progettata dal geometra brioschese Emilio Somaschini.

La Chiesa di Santa Elisabetta

E la Chiesa di Sant’Ambrogio? Come detto, un decreto di Federico Borromeo imponeva di demolire l’edificio.

Così avvenne. Tuttavia, dopo pochi anni si decise che la chiesa dovesse essere ricostruita: grazie all’iniziativa del parroco don Baldassarre Mantica e all’impegno finanziario della comunità locale, vide la luce la Chiesa di Santa Elisabetta.

Proprio così: dall’intitolazione a San Vittore si passò all’intitolazione a Santa Elisabetta.

Non si sa, però, né come né perché. A dir la verità nessun decreto del Seicento o dei secoli successivi fa cenno a questo cambio di dedicazione: il tutto avvenne in maniera – per così dire – naturale, per consuetudine.

I lavori per l’erezione della nuova chiesa furono eseguiti rapidamente: il 2 luglio del 1642 si poté, dunque, svolgere la prima festa della Visitazione della Madonna a Santa Elisabetta. Nell’occasione vennero celebrate addirittura sei messe.

All’epoca la chiesa, circondata su due lati dal cimitero, si trovava in posizione isolata, fra campi e prati: lo dimostrano le mappe del catasto teresiano del 1721.

Sulla facciata, accanto alla porta di ingresso, c’era una piccola finestra protetta da un’inferriata, che permetteva di guardare all’interno della chiesa e pregare stando in ginocchio (sia l’inginocchiatoio che la finestrella sono presenti ancora oggi); all’interno, sopra l’altare era visibile un quadro della Madonna in visita a Elisabetta.

Lo storico locale Domenico Flavio Ronzoni (preziosa fonte delle informazioni contenute in questo articolo) ha ipotizzato che questa tela sia stata donata alla chiesa dalla famiglia Riva Andreotti, all’epoca proprietaria di Villa Medici Giulini: lo si può dedurre dalla presenza sul dipinto – in alto a destra – dello stemma nobiliare della famiglia.

Nel 1855 la Chiesa di Santa Elisabetta venne convertita in ospedale durante l’epidemia di colera che causò ben 34 vittime in paese; un anno dopo, sopra la finestrella fu collocata una lapide in memoria di tale evento, con la richiesta alla Vergine di evitare altre epidemie.

Più di recente, nella seconda metà del Novecento, la Chiesa di Santa Elisabetta è stata oggetto di lavori di restauro: sono stati rifatti l’antico portale e il campanile, e inoltre è stato costruito un pronao.

Oggi la chiesa non è più isolata tra i campi come in passato, perché nel frattempo il quartiere Pescatore – in cui è ubicato l’edificio – ha conosciuto un significativo sviluppo urbanistico. Questo continua a essere, però, un angolo suggestivo e poetico di Briosco.

Che cosa vedere a Briosco

A Briosco la Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore può essere il punto di partenza per una passeggiata in paese. Ti piacerebbe sapere quali luoghi visitare? Nel post qui sotto trovi tutti i suggerimenti di cui hai bisogno per scoprire che cosa vedere (e dove mangiare) a Briosco.






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Un ultimo suggerimento: se vuoi conoscere in maniera più approfondita la storia di Briosco, puoi leggere il libro Alla ricerca delle radici perdute. Per una storia di Briosco, Capriano e Fornaci  di Domenico Flavio Ronzoni.

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