La Cappella della Madonna dell’Aiuto con gli affreschi di Bernardino Luini vale, da sola, una visita alla chiesa di Barlassina intitolata a San Giulio. Ti piacerebbe saperne di più? Leggi il resto di questo post: conoscerai la storia della cappella e delle sue decorazioni, trovando tutte le indicazioni che ti servono per raggiungere la chiesa.
Tutto quello che ti serve sapere
La storia della chiesa di Barlassina
Una chiesa a Barlassina intitolata a San Giulio esisteva di sicuro già nel XIII secolo: lo sappiamo grazie al Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, compilato probabilmente intorno al 1289, dove è scritto “in Barnaxina ecclesia sancti Iulii”.
Nel Cinquecento, la chiesa era di dimensioni modeste, caratterizzata da una pianta romanico-lombarda e con tre altari dedicati a San Giulio, a Sant’Antonio Abate e all’Assunzione della Beatissima Vergine Maria.
In seguito alla visita di San Carlo Borromeo a Barlassina, fu constatata l’esigenza di ristrutturare e ampliare la chiesa.
I lavori vennero effettuati nella prima metà del XVII secolo, e andarono per le lunghe anche a causa della nobile famiglia locale dei Porro, che per molto tempo tentarono di contrastare l’opera: la ristrutturazione dell’edificio, infatti, avrebbe intralciato una strada che conduceva alla loro proprietà. In seguito, comunque, la situazione di sbloccò.
Tra il 1613 e il 1623 fu l’architetto milanese Ercole Turati (“papà” della torre campanaria del Duomo di Monza) a occuparsi dell’opera. Proprio a questo periodo risale la definitiva sistemazione della Cappella della Madonna dell’Aiuto con le decorazioni – visibili ancora oggi – di cui ti parlo tra poco: e probabilmente i Porro ebbero un ruolo di primo piano per la sua realizzazione.
Nel 1892, su disegno di Giovanni Rossi la chiesa venne ulteriormente ampliata, passando a una pianta a croce latina. Nel 1905 si realizzò anche il campanile, alto quasi 30 metri.
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All’inizio degli anni ’30 del Novecento, ulteriori modifiche furono adottate dall’ingegner Giovanni Maria Maggi, che optò per la ricostruzione di una sola navata a pianta ottagonale.
La chiesa, dunque, venne consacrata il 27 agosto del 1933 dal cardinal Schuster: l’evento è ricordato ancora oggi da una lapide.
Nel 1950 don Francesco Gattinoni chiese al maestro Ernesto Bergagna dell’Istituto Beato Angelico di Milano di decorare l’abside: venne così dipinto un Cristo Pantocratore benedicente attorniato da cori angelici.
Oggi, la Cappella della Madonna dell’Aiuto è una delle quattro cappelle rimaste della chiesa che fu progettata da Turati: è la seconda a destra.
La chiesa di Barlassina oggi
La Chiesa di San Giulio di Barlassina è impreziosita da:
- un fonte battesimale in bronzo, realizzato dallo scultore locale Claudio Borghi e situato dietro l’ambone, a sinistra dell’altare maggiore;
- il bassorilievo dell’Ultima Cena sull’altare maggiore in marmo bianco;
- i portali in bronzo opera dello scultore di Vittuone Carlo Chiodini.
Merita di essere notata, poi, la Via Crucis in legno collocata in fondo alla chiesa: fu scolpita nel 1970 da Luigi Legnani, ed è stata donata alla parrocchia da monsignor Gervasio Gestori, il quale l’aveva avuta in dono proprio dalla famiglia Legnani. In questa Via Crucis, ogni stazione è rappresentata da un’espressione del volto di Cristo.
La parte antica della chiesa è a una navata sola, e accoglie sei cappelle.
A destra:
- la cappella con lo stendardo parrocchiale;
- la cappella del Sacro Cuore di Gesù;
- la cappella della Madonna dell’Aiuto.
A sinistra:
- la cappella del Battistero;
- la cappella di San Giulio;
- la cappella di Sant’Anna.
La navata si conclude con una grande struttura ottagonale che accoglie l’abside. Ai lati, la cappella di San Giuseppe (a destra) e la cappella della Madonna della Consolazione (conosciuta anche con il nome di Madonna della Cintura) a sinistra.
All’interno della chiesa, inoltre, si possono ammirare due dipinti che raffigurano La presentazione di Maria al Tempio e Il martirio di San Sebastiano.
Gli affreschi di Bernardino Luini nella Cappella della Madonna dell’Aiuto
Come ti ho accennato, la Cappella della Madonna dell’Aiuto venne realizzata nella conformazione che puoi ammirare ancora adesso in occasione del rifacimento della chiesa parrocchiale che si concretizzò a cavallo tra la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo.
Cappella della Madonna dell’Aiuto: la parete di fondo
La cappella è interamente rivestita di affreschi, con pitture del’500 e del ‘600, incorniciati da stucchi seicenteschi.
La Madonna dell’Aiuto è situata sulla parete di fondo. La Vergine è in cathedra (seduta in trono): tra le sue braccia c’è Gesù Bambino benedicente, mentre intorno a lei due angeli tengono le cortine che fanno da cornice alla scena.
Ai lati della Vergine ci sono:
- Sant’Antonio Abate, con ai piedi un maiale;
- San Giovanni Battista, che indossa delle pelli e indica l’Agnello;
- San Martino vescovo di Tours, che regala metà del proprio mantello a un povero;
- San Vincenzo di Saragozza, con a fianco una macina da mulino in pietra come quella con cui venne martirizzato.
A parte la lunetta situata sopra la Vergine, gli affreschi sono opera di Bernardino Luini e della sua scuola: risalgono al 1527, come si può leggere sulla cornice superiore.
Tutte le altre decorazioni della cappella, invece, sono seicentesche.
La tradizione di San Martino in Brianza
Come hai visto, San Martino è immortalato nell’atto di regalare metà del proprio mantello a un povero.
Racconta la leggenda, infatti, che un giorno di inverno del 335 Martino si imbatté per strada in un mendicante senza vestiti e tremante per la pioggia e il freddo.
Mosso a pietà, Martino gli donò metà del proprio mantello. Poco dopo, vide un altro mendicante, a cui regalò la parte residua di mantello.
Dopo quei gesti di generosità, il cielo si schiarì e i raggi del sole cominciano a diventare caldi come fosse estate: l’estate di San Martino, appunto.
Oggi si parla di estate di San Martino per indicare quel periodo della stagione autunnale all’inizio di novembre in cui, dopo i primi rigori, si presentano giornate di bel tempo caratterizzate da un piacevole tepore.
San Martino di Tours viene celebrato l’11 novembre, la data della sua sepoltura (e non della sua morte).
Recitano due detti popolari: “A San Martino ogni mosto è vino” e “A San Martino l’inverno è vicino”.
Come dire: sta per arrivare il momento del vino buono, ma anche il freddo è dietro l’angolo.
Racconta Franca Pirovano nel libro Sacro, magia e tradizioni in Brianza: “Nei secoli passati [l’11 novembre] era un vero e proprio capodanno, anche per le istituzioni civili; ne è rimasta una traccia nel fatto che in quel giorno scadevano in Brianza i contratti d’affitto e se non si poteva pagare si doveva traslocare, ‘fare San Martino’, appunto”.
A San Martino si era soliti festeggiare con vino e castagne. Ancora dal libro di Franca Pirovano: “C’era nella festa del santo un aspetto profano e vagamente licenzioso che il popolo ritiene necessario perché benaugurante ma che era disapprovato e perciò represso dalla Chiesa, ed ha forse contribuito a farla dimenticare, sostituita da quella più composta e austera di Ognissanti e dei Defunti”.
Non a caso Martino è oggi il patrono dei viticoltori, dei vendemmiatori e degli osti.
In Brianza, chiese dedicate a San Martino di Tours si trovano a Biassono, a Veduggio con Colzano, a Orsenigo, a Mariano Comense, a Eupilio (frazione Carella), a Bovisio Masciago, a Tavernerio, La Valletta Brianza (località Casternago), a Bellusco, a Colle Brianza (località Bestetto), a Garbagnate Monastero e a Carate Brianza (frazione Costa Lambro).
Ancora più numerose sono le raffigurazioni iconografiche del santo: come quella della chiesa di Barlassina.
Cappella della Madonna dell’Aiuto: le portine laterali
Le portine laterali della cappella mostrano a destra San Felice Porro e a sinistra il Beato Giovanangelo Porro.
Felice Porro, nato a Cantalice (nel Lazio) nel 1515, fu un frate cappuccino. Amico di San Filippo Neri, venne proclamato santo nel 1712 da papa Clemente XI.
Giovanangelo Porro, nato a Barlassina nel 1451, fu noto anche come Giovanni dal Monte per il suo soggiorno all’eremo di Monte Senario, di cui fu rettore. Fu proclamato beato nel 1737 da Clemente XII.
I pilastri laterali, invece, ospitano le raffigurazioni seicentesche – di autore ignoto – dei quattro evangelisti con il rispettivo simbolo:
- Luca con il bue;
- Marco con il leone;
- Giovanni con l’aquila;
- Matteo con l’angelo.
Meritano la tua attenzione anche le decorazioni a stucchi delle pareti interne, dell’arco e dei pilastri di accesso (dove alle cornici di stucco si abbinano listelli dorati a testa di cherubino).
La parete di fondo accoglie una cornice a mensole, teste di cherubini e pendagli di frutta con una cimasa curvilinea sovrastante. Questi stucchi barocchi, della prima metà del XVII secolo, valorizzano anche le volte, con putti, cartocci e decorazioni a cornici.
La storia degli affreschi
Si ipotizza che gli affreschi luineschi in origine fossero ospitati in una chiesa di Barlassina non più esistente, la Chiesa di Santa Maria della Consolazione, presso un convento degli Umiliati situato nell’edificio corrispondente all’attuale Cascina Santa Maria, e che poi siano stati trasferiti nella Chiesa di San Giulio. Non esistono informazioni certe in merito, ma può essere che la famiglia Porro abbia fatto trasferire gli affreschi nella chiesa parrocchiale dopo essere stata costretta a chiudere la Chiesa di Santa Maria della Consolazione (visto che nella seconda metà del Cinquecento per volere di Carlo Borromeo l’ordine religioso degli Umiliati fu soppresso perché ritenuto in odore di eresia).
Un’altra ipotesi, invece, è che gli affreschi si trovassero nella Chiesa di Santa Maria in Cattedra nella zona di Farga, al confine con Meda a Seveso.
In ogni caso, non si può escludere del tutto la possibilità che gli affreschi siano stati realizzati direttamente in questa chiesa. In effetti i documenti che riguardano la visita pastorale del 1569 fanno riferimento ad alcune figure di santi dipinte nella Cappella di Sant’Antonio, e fra queste vengono menzionate le effigi dei santi che ancora oggi sono presenti intorno alla Madonna dell’Aiuto. È probabile che anche le pitture di quella cappella, oggi non più esistenti, siano state commissionate dai Porro.
Chiesa di Barlassina: lo stendardo processionale
Lo stendardo processionale della chiesa di Barlassina ha quasi 300 anni di vita: fu realizzato, infatti, dal ricamatore Giovanni Antonio Gallo nel 1742.
Costituito da due facciate in seta (una avorio e una rossa), in passato era il simbolo attorno a cui si riuniva un gruppo di fedeli della parrocchia, denominato Confraternita.
Da una parte raffigura una miniatura della chiesa e San Giulio (a cui è intitolata la parrocchia) insieme con il fratello Giuliano: il primo è in abito da presbitero con le mani giunte; il secondo indossa la dalmatica (l’abito liturgico dei diaconi) tenendo un libro sacro in una mano, mentre l’altra è appoggiata al petto. Sullo sfondo è visibile un paesaggio lacustre, corrispondente con tutta probabilità al lago d’Orta: San Giulio, infatti, non è altri che Giulio di Orta, perché fu proprio in questa zona che si dedicò alla sua opera di evangelizzazione.
Dall’altra parte opposta rappresenta, invece, la Beata Vergine della Cintura, a sua volta patrona della comunità barlassinese, insieme con Santa Monica e Sant’Agostino (suo figlio). La Vergine è ritratta con il Bambino e seduta sulle nuvole; la sua corona è sostenuta da due angeli. Agostino regge un lembo della cintura che gli viene donata dalla Vergine; il Bambino, a sua volta, porge un’altra cintura a Monica, che la tiene stretta al seno. In basso a destra un angelo regge una penna d’oca e un altro angelo tiene il libro aperto delle Confessioni di Agostino; si notano anche mitria e pastorale, a simboleggiare l’autorità episcopale di Agostino.
Nel 1893 – un anno dopo l’ampliamento della chiesa – lo stendardo venne restaurato da ricamatrici milanesi: in questa occasione, al posto della piccola chiesa che San Giulio teneva in mano nella versione originale ne fu ricamata un’altra ai suoi piedi, che riproduce – appunto – l’edificio religioso barlassinese.
Nel 2015, infine, è stato eseguito un nuovo intervento, opera delle monache benedettine dell’Abbazia Mater Ecclesiae dell’isola di San Giulio d’Orta (isola che ha preso il nome proprio dal santo a cui è intitolata la chiesa di Barlassina).
Chiesa di Barlassina: gli affreschi di Valentino Vago
La chiesa di Barlassina è stata affrescata dal pittore locale Valentino Vago nel 1982. L’artista ha dipinto una superficie di circa 12mila metri quadri con una colorazione azzurro cielo che in corrispondenza del punto più alto della cupola tende al giallo oro.
Fra le tonalità di azzurro si notano varie scene della storia della salvezza, tratte da quadri di pittori famosi e che Vago ha reinterpretato in questo nuovo contesto.
L’immagine della Trasfigurazione di Cristo è visibile nell’abside.
Dalle pareti dell’ottagono, invece, pendono i 14 dipinti della Via Crucis, opera dello stesso Vago, con un colore azzurro sempre più intenso.
Come arrivare alla Chiesa di San Giulio a Barlassina
La chiesa di Barlassina si trova in piazza Cavour.
Se hai in mente di arrivare a Barlassina in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi di corso Marconi o di via Speroni.
Preferisci arrivare a Barlassina in treno? Allora devi fare riferimento alla stazione di Seveso. Uscito dalla stazione, vai a destra in via Zeuner e, giunto al passaggio a livello, gira a sinistra in corso Montello. Vai sempre dritto e allo stop prosegui in via XXV Aprile. Giunto in fondo a questa strada, gira a sinistra in corso Marconi: al termine della salita vedrai la chiesa alla tua destra.
Infine, nel caso in cui tu voglia arrivare a Barlassina in autobus, puoi sfruttare la linea Z165 e scendere alla fermata di via Colombo/Banca di Credito Cooperativo. Lasciandoti la banca sulla destra, raggiungi lo stop e gira a destra in corso Marconi: vai dritto e alla fine della salita sarai giunto in piazza Cavour. In alternativa puoi utilizzare la linea Z150 e scendere alla fermata di corso Milano 25. Di fronte a te c’è via Roma: imboccala e in pochi passi sarai arrivato.
Naturalmente prima ricordati di controllare orari e percorso 🙂
Che cosa vedere a Barlassina
La Chiesa di San Giulio è solo uno dei tanti motivi per cui vale la pena di visitare Barlassina. Ti piacerebbe conoscere gli altri? Il post qui sotto soddisferà la tua curiosità.
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Infine, se desideri conoscere più da vicino Barlassina e la sua storia, ti consiglio di leggere il volume Barlassina. Un poco di… storia, cronaca e tradizione popolare di Pinuccia Sala, che mi ha fornito preziose informazioni per la stesura di questo post, così come il sito web della Parrocchia di San Giulio di Barlassina.