Non sai che cosa fare in Brianza la domenica? Questo post fa proprio al caso tuo, proponendoti cinque idee originali per una gita diversa dal solito. Se ami gli itinerari culturali, le curiosità storiche o i paesaggi naturali, qui troverai in ogni caso suggerimenti utili per trascorrere una giornata memorabile. Ti consiglio di prendere nota!
Tutto quello che ti serve sapere
Cosa fare in Brianza la domenica: scoprire La Via dei Mestieri a Lambrugo
Se vuoi sapere cosa fare in Brianza la domenica regalandoti un viaggio a ritroso nel tempo, puoi raggiungere il piccolo paese di Lambrugo per scoprire il museo urbano diffuso La Via dei Mestieri.
Si tratta di un percorso guidato tra le vie del paese, ideato e concepito dall’Associazione Il Gambero, gruppo che da oltre 30 anni si impegna nella tutela del territorio.
Un itinerario storico, culturale e ambientale che si sviluppa prendendo come riferimenti alcuni dei mestieri storici del territorio:
- il contadino;
- l’allevatore di bachi da seta;
- la lavandaia;
- l’addetto alla cementeria;
- le operaie della filanda;
- il capostazione.
Percorrere La Via dei Mestieri a Lambrugo ti consentirà di conoscere luoghi storici e monumenti speciali, secondo una modalità di slow tourism perfetta per una domenica diversa dal solito.
La Via dei Mestieri a Lambrugo: le tappe
L’itinerario, la cui lunghezza complessiva è di poco inferiore ai 3 km, è articolato in diverse tappe, con partenza dalla stazione ferroviaria di Lambrugo/Lurago d’Erba, situata lungo la linea ferroviaria Milano-Canzo/Asso.
Dalla stazione, si procede verso:
- la Chiesa di San Carlo;
- la filanda;
- il municipio e il monastero benedettino;
- il lavatoio di Momberto;
- l’Oasi di Baggero.
Ognuna di queste location merita di essere scoperta da vicino.
La Chiesa di San Carlo, per esempio, fu costruita in stile neoromanico all’inizio del XX secolo per sostituire la vecchia chiesa, risalente al 1615 e oggi usata come salone dell’oratorio. Consacrata nel 1910, la chiesa è situata su un rilievo collinare da cui si può godere una vista panoramica spettacolare sulla Brianza comasca e lecchese.
Il municipio di Lambrugo, invece, sorge nei locali di quello che un tempo era un monastero benedettino. Tale monastero venne fondato nel XI secolo per decisione della famiglia Carcano. Devastato nel 1527 da Gian Giacomo Medici, zio di Carlo Borromeo e fratello del futuro papa Pio IV, fu in seguito ripristinato. Nel Settecento accolse una scuola gratuita per la popolazione, per poi essere soppresso in seguito all’avvento della Repubblica Cisalpina.
Non meno suggestivo è il lavatoio di Momberto, che ha quasi un secolo di vita, essendo stato realizzato nel 1926. Esso è alimentato dalle acque provenienti dalle sorgenti del Ceppo, situate nella zona della collina della stazione. È formato da tre vasche, la più piccola delle quali è conosciuta come “vasca del battezzo”, a ricordo di quando i bambini – venendo a giocare qui – non di rado cadevano in acqua ritrovandosi completamente bagnati.
Infine, ecco l’Oasi di Baggero, area naturale protetta compresa fra i territori comunali di Lambrugo, Merone, Monguzzo e Lurago d’Erba. Se vuoi conoscerla più da vicino, ti basta cliccare qui sotto e leggere il post che le ho dedicato.
Cosa fare in Brianza la domenica: “in volo” su Brugherio
Brugherio è capace di stupire per l’eleganza e il passato sorprendente di molte sue dimore storiche. Ecco perché, se ti stai domandando cosa fare in Brianza la domenica, non ti puoi dimenticare di inserire questa città tra le destinazioni papabili.
Davvero interessante, in particolare, è la storia di Villa Sormani (via San Maurizio al Lambro 8, a Moncucco). Splendido e al contempo raro esempio di barocchetto lombardo, questo edificio sorse come villa di delizia nel XVIII secolo in quella che all’epoca era una tenuta di campagna a breve distanza da Milano.
Ciò che non tutti sanno è che dal parco di questa villa, nel lontano 1784, partì il primo volo in mongolfiera d’Italia. A compierlo fu il giovane conte milanese Paolo Andreani, che era il proprietario della villa e al tempo non aveva ancora 21 anni.
Era il 13 marzo 1784: a quella data, e alla prima ascensione con pallone aerostatico avvenuta a Brugherio, si fa risalire la nascita dell’aviazione italiana.
Era passato solo poco più di un anno dal primo volo compiuto – nel dicembre del 1782 – dall’aerostato ideato dai fratelli Montgolfier, e l’evento ebbe tanta risonanza che il poeta Giuseppe Parini gli dedicò un sonetto: “Ecco nel mondo e meraviglia e gioco/ farmi grande in un punto e lieve io sento/ e col fumo nel grembo e al piede il foco/ salgo per l’aria e mi confido al vento…“.
Il primo volo in mongolfiera d’Italia
Andreani – si racconta – era reduce da una delusione d’amore, essendo stato piantato in asso da una nobildonna che gli aveva preferito niente meno che l’ammiraglio Horatio Nelson (sì, proprio il vincitore della battaglia di Trafalgar).
D’altra parte, il conte era un personaggio sui generis: come scritto da Giuseppe Dicorato in Paolo Andreani aeronauta, esploratore, scienziato nella Milano dei Lumi (1763 – 1823), “[i]nteressi scientifici a parte, Paolo non tarda a palesarne altri più terreni, per le donne e il gioco, tanto da divenire già in giovane età un personaggio da cronache rosa”.
Egli realizzò la mongolfiera con l’aiuto degli architetti milanesi Carlo e Agostino Gerli.
Sul pallone aerostatico, però, i due architetti non salirono: si dice fossero stati corrotti dal feldmaresciallo austriaco Johann Joseph Maria von Wilczek per boicottare l’impresa per volere dell’imperatore Giuseppe II, che proprio quel giorno era in visita a Brugherio.
Andreani, allora, sostituì i Gerli con Giuseppe Barzago e Gaetano Rossi, due anonimi falegnami (o contadini) che con quel volo entrarono nella storia. Non senza ritrosie: i due si convinsero a salire sulla mongolfiera solo dopo che furono fatti ubriacare.
Così ebbe modo di scrivere Cesare Cantù nella sua Grande illustrazione del Lombardo Veneto pubblicata nel 1858: “per la prima volta in Italia, nel 1783 Paolo Andreani, fra gli evviva di un numeroso concorso, diede l’esempio di un viaggio aereo in un globo d’aria rarefatta, da lui fatto espressamente costruire, e felicemente compì quello in allora portentoso volo”.
Andreani raggiunse un’altezza massima di 1.500 metri e percorse in volo circa dieci chilometri, per poi atterrare – dopo circa 25 minuti in aria – nel territorio di Caponago, nei pressi di Cascina Seregna.
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A ricordo di quell’evento, ogni anno nel mese di marzo a Brugherio va in scena la Festa della mongolfiera.
E se una domenica ti capiterà di passare dalle parti di Villa Sormani, sappi che il suo parco nasconde una storia che ti farà volare… almeno con la fantasia.
Cosa fare in Brianza la domenica: una gita sul lago di Montorfano
Un’altra risposta alla domanda “che cosa fare in Brianza la domenica?” è rappresentata da una passeggiata intorno al lago di Montorfano.
Questo piccolo bacino lacustre, situato a pochi chilometri di distanza da Cantù, regala paesaggi spettacolari e panorami unici.
Attorno al lago si può percorrere un giro ad anello che richiede non più di un paio di ore: la passeggiata è gradevole in qualunque periodo dell’anno, anche in inverno.
Il percorso attorno al lago si sviluppa, lungo un sentiero di facile fruizione, tra robinie, betulle, castagni e ontani.
Secondo la leggenda, questo specchio d’acqua si sarebbe formato dalle lacrime del monte che sorge alle sue spalle, che ha dato il nome al paese: il monte Orfano, appunto.
La denominazione di questo rilievo deriva dalla sua posizione isolata rispetto alle cime prealpine: è un monte orfano e solo. Lontano dagli altri monti, sentendosi abbandonato a sé, il monte Orfano avrebbe pianto così tante lacrime da formare un lago in cui, specchiandosi, avrebbe potuto vedere un altro rilievo.
Il lago di Montorfano ghiacciato
In passato, durante i mesi invernali sulla superficie del lago si formava un’unica, enorme, lastra di ghiaccio che non di rado superava i 50 centimetri di spessore.
Il ghiaccio veniva spezzato in blocchi più piccoli che, una volta giunti a riva, venivano ulteriormente frantumati per essere trasportati e raccolti nelle ghiacciaie, costruzioni ipogee di forma circolare, isolate con pula di riso. Qui il ghiaccio veniva conservato fino all’arrivo dei mesi più caldi, per poi essere trasportato a Como, a Cernobbio e a volte perfino in Svizzera.
Tale attività – come raccontato da Marco Mapelli su Natura e Civiltà (n. 3 del 2008) – si interruppe negli anni Cinquanta, a causa del progressivo diffondersi dei frigoriferi nelle abitazioni.
Negli anni il lago di Montorfano non è mai stato danneggiato – per fortuna – da scarichi fognari industriali o urbani, e ciò ha contribuito a renderlo un piccolo gioiello della Brianza.
A breve distanza dal lago, vale la pena di ammirare anche il centro storico di Montorfano, con la Chiesa di San Giovanni Evangelista, Villa Barbavara e Villa Manusardi, che oggi ospita il municipio.
Cosa fare in Brianza la domenica: camminare sui sentieri del monte Robbio
Una camminata lungo i sentieri del monte Robbio a Robbiate può essere un’ottima idea quando ti chiedi cosa fare in Brianza la domenica.
Ti consiglio di approfittare di un week-end con il sole per scoprire questa deliziosa altura, situata a pochi chilometri dal fiume Adda e dal Ponte di Paderno.
In passato, il monte ospitava coltivazioni di viti che – almeno dal XVI secolo – garantivano la produzione di un vino ritenuto prelibato (denominato Monterobbio, appunto).
Così scriveva nel 1871 l’antropologo e romanziere Paolo Mantegazza nel suo Quadri della Natura Umana – Feste ed Ebbrezze: “La Brianza dà vini rossi e bianchi molto aromatici e secchi, ma la loro riputazione non esce dal modesto circolo del Comune e della Provincia. I vini di Monterobbio e di Montevecchia sono fra i migliori”.
Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 dell’Ottocento, però, i vigneti furono distrutti prima dall’oidio – una malattia causata da funghi – e poi dalla filossera – un insetto fitofago della vite -.
I contadini del posto reimpiantarono le viti, e nel giro di breve tempo i ronchi dell’altura robbiatese tornarono ad ospitare i filari. Come scritto da Maria Fresoli nel libro Robbiate tra fede e umane vicende, “tanta e ottima continuò la produzione che nacque il detto ‘a Rubia anca i muron fon l’uga’”.
Nel Novecento, tuttavia, pian piano i vigneti hanno lasciato il posto a terreni incolti.
I sentieri
Oggi il monte Robbio non è più una preziosa fonte di uva prelibata, ma una piacevole meta turistica che merita di essere scoperta per una passeggiata in altura non troppo impegnativa.
I sentieri sono ben segnalati e di facile fruizione, anche nei punti in cui le pendenze sono ripide.
Una volta che sarai arrivato in cima, ti ritroverai su una terrazza panoramica da cui potrai godere di una vista unica.
Cosa fare in Brianza la domenica: una passeggiata a Renate
Quando non sai cosa fare in Brianza la domenica, puoi regalarti una gita in un piccolo paese delizioso come Renate.
Potresti cominciare la tua passeggiata dalla Gesoela de San Maver (cioè la Chiesa dei Santi Alessandro e Mauro), intitolata a San Mauro, monaco benedettino che – si racconta – sostò proprio qui durante il suo viaggio verso la Francia.
Da qui, dirigendoti verso il centro, puoi raggiungere la piazzetta del Crocione, così denominata per la presenza di una colonna in pietra sulla cui sommità è presente una croce in ferro.
Edoardo Mangiarotti
Questa piazza accoglie una lapide in memoria di Edoardo Mangiarotti, schermidore originario proprio di Renate: è l’italiano che ha vinto più medaglie nella storia dei Giochi Olimpici, grazie a un palmarès che comprende sei ori, cinque argenti e due bronzi, conquistati tra Berlino 1936 e Roma 1960. Non solo: in ben due occasioni – a Melbourne 1956 e a Roma 1960 – Edoardo fu portabandiera dell’Italia nella cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici.
Edoardo era figlio di Giuseppe Mangiarotti, che a sua volta era uno schermidore (aveva partecipato alle Olimpiadi di Londra 1908). Originario dell’Oltrepò Pavese, Giuseppe aveva sposato nel 1917 una ragazza di Renate, Rosetta Pirola, da cui nel 1919 nacque proprio Edoardo.
Il figlio scapestrato di Alessandro Manzoni
Dalla piazzetta del Crocione puoi notare la Chiesa dei Santi Donato e Carpoforo, splendido e imponente edificio religioso in cui venne celebrato, nel 1842, il matrimonio tra Enrico Manzoni – figlio di Alessandro – e una ragazza del posto, Emilia Redaelli.
Se la vita di Edoardo Mangiarotti è degna di essere ricordata per la gloria ottenuta, quella di Enrico Manzoni ha attraversato vicissitudini decisamente meno onorevoli.
Il figlio dell’autore dei Promessi Sposi sperperò tutto il proprio patrimonio anche a causa del gioco d’azzardo, si avventurò in imprese economiche fallimentari, si indebitò, litigò con il padre (che arrivò al punto di diseredarlo) e fu costretto a lasciare la villa di Renate in cui abitava per andare a vivere – in condizioni disperate – in una misera casa di ringhiera a Milano.
Non andò meglio alla moglie Emilia, che morì nel manicomio di Mombello, dove era stata internata – si pensa – per volere di uno dei suoi figli.
Se sei curioso di saperne di più, puoi conoscere la vita spericolata di Enrico Manzoni leggendo il post qui sotto.
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