Che cosa fare a Cantù? Anche se non sei un appassionato di basket, sono tanti i motivi per venire qui: una passeggiata nel centro storico è un tuffo nel passato che ti porta indietro di secoli, mentre i sentieri del Parco della Brughiera Briantea ti possono regalare un bel pomeriggio a contatto con la natura.
Tutto quello che ti serve sapere
La città
Città di circa 40mila abitanti della Brianza comasca, Cantù si compone di 5 frazioni: Mirabello, Vighizzolo, Asnago, Fecchio e Cascina Amata.
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Cantù è nota a livello internazionale per la squadra di basket locale, vincitrice di tre scudetti e due Coppe dei Campioni: nelle sue file hanno giocato tra gli altri Antonello Riva, Carlo Recalcati e Pier Luigi Marzorati.
Proprio a Marzorati è dedicato il post qui sotto, con un’intervista che contiene (tra l’altro) i suoi ricordi e le sue impressioni sulla Cantù di ieri e di oggi.
Che cosa fare a Cantù: i monumenti da vedere
Se ti stai domandando che cosa vedere a Cantù, ti consiglio di iniziare la tua passeggiata in città dalla frazione di Fecchio: in via Specola trovi Cascina San Giuliano, imponente e antico edificio con un porticato a nove campate asimmetriche.
Proprio sotto il porticato sono presenti affreschi dedicati a San Giobbe (il protettore dei bachi da seta), a San Giuliano Vescovo e Martire e alla Madonna di Caravaggio. Attualmente la cascina non è accessibile, essendo in stato di abbandono: devi limitarti a guardarla da fuori, ma ne vale comunque la pena.
Uscito da via Specola, gira a destra in via per Alzate e raggiungi il civico 87 per scoprire il complesso a corpi separati di Cascina Giuditta, con la residenza da una parte e le stalle dall’altra. Risalente alla seconda metà del XIX secolo, la cascina ospita sotto il portico un dipinto di San Giobbe.
Pochi metri oltre, in via per Alzate 83, potrai osservare l’elegante Cascina Lucia, che oggi ospita un’azienda agricola.
Proseguendo lungo via per Alzate, poco oltre trovi sulla tua sinistra una strada serrata: è via Plinio. Percorrendola, avrai modo di osservare sulla tua sinistra l’antica Villa Orombelli, costruita nell’Ottocento.
Se continui lungo lo sterrato, arrivi a un bivio: percorri la salita oltre la sbarra e arriverai sulla collina dove sorge Cascina Santa Naga, risalente al XVIII secolo e oggi purtroppo diroccata. In un boschetto poco lontano puoi osservare, nella cosiddetta Prea Picada, una croce posta a ricordo di un’epidemia di tifo che colpì la zona tra il 1871 e il 1872.
Ritornato in via per Alzate, al civico 73 ti imbatterai nella Chiesa di San Carlo Borromeo, risalente agli anni Sessanta del secolo scorso.
Di fronte alla chiesa, invece, sul lato opposto della strada c’è Cascina Cristina, realizzata intorno alla metà del XIX secolo. Uno dei dipinti murali sotto i portici raffigura San Giobbe.
Ripresa la tua passeggiata in via per Alzate, sulla tua destra incrocerai piazza Orombelli e Contadini di Fecchio: qui è installata la scultura Meridiana D 2000 di Rodolfo Colombo. L’opera vuole rappresentare artisticamente il passaggio dal secondo al terzo millennio: i tagli che la caratterizzano simboleggiano i millenni passati, con il trascorrere del tempo segnalato anche dalla meridiana.
Continuando in via per Alzate, giungerai alla rotonda dell’incrocio con via Mentana: proprio la rotatoria ospita la scultura Costruzione di Luigi Veronesi. Si tratta di una delle poche sculture che Veronesi abbia mai realizzato nella propria vita: l’artista, infatti, nel corso della propria carriera si è dedicato soprattutto alla pittura e alla fotografia.
Vai ancora dritto in via per Alzate e alla rotonda seguente gira a sinistra in via Sant’Adeodato; poi subito a destra in via San Vincenzo. Così, raggiungerai il complesso monumentale di Galliano, che comprende la Basilica di San Vincenzo e il Battistero di San Giovanni Battista. Datato al 1007, l’edificio è uno splendido esempio di arte romanica.
Contigua al complesso protoromanico è Villa Foppa Pedretti, edificio tardo-neoclassico che domina il ciglio meridionale del poggio di Galliano.
Per conoscere in maniera più approfondita la Basilica di Galliano, gli orari di apertura e tutti i motivi per cui vale la pena di visitarla, puoi leggere il post qui sotto.
Uscito da via San Vincenzo, gira a sinistra in via Sant’Adeodato e prosegui in via Ettore Brambilla, andando sempre dritto fino ad arrivare alla rotonda di largo Adua: qui noterai la scultura Amore per la Vita di Giovanni Mason. L’opera in bronzo rappresenta tre figure che simboleggiano l’origine della vita a partire dall’amore materno.
Ora torna indietro lungo via Brambilla e gira nella prima strada a destra, via Fiammenghini: superato l’incrocio con via Molteni, trovi l’ingresso del Parco di Villa Argenti. Entrando nel parco, che accoglie numerose piante secolari di pregio, avrai l’occasione di ammirare Villa Litta Modignani Argenti, classica residenza patrizia di stampo neoclassico.
Non solo: all’interno del Parco di Villa Argenti puoi scoprire anche un deliziose murale ispirato ai personaggi di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Uscito dal parco, riprendi la tua strada in via Fiammenghini e gira nella prima stradina a destra: sbucherai accanto alla Cappella della Madonnina, nota anche come Battistero di San Paolo.
Alla sua sinistra c’è la Porta degli Archinzi (o Porta della Ferraia), risalente al 1324 e costruita dopo la proclamazione dell’indipendenza dai Visconti di Milano nel contesto della fortificazione del borgo feudale.
Se giri a destra, in via Cimarosa 4 c’è la Chiesa di San Francesco (o, meglio, la facciata che è sopravvissuta nel tempo), risalente al Duecento e chiamata anche Cappella Carcano. Al suo interno era presente un trittico di Bernardino Zenale che poi fu venduto e suddiviso: ora i suoi pezzi sono distribuito tra il Getty Museum di Malibù e i musei Poldi Pezzoli e Bagatti Valsecchi di Milano. Di fronte alla chiesa c’è una scalinata che la tradizione popolare ha ribattezzato scala santa.
Ritornato davanti alla Cappella della Madonnina, puoi raggiungere la Basilica di San Paolo: ti basta seguire via Annoni per giungere in piazza Garibaldi, dove inizia la Gradinata di San Paolo che ti porta verso la chiesa.
Costruita alla fine del XI secolo, accoglie al proprio interno una tela di Camillo Procaccini (Conversione di San Paolo, nella sacrestia) e, soprattutto, il Martirio di Sant’Apollonia, realizzato nella prima metà del Seicento: puoi osservarlo nella navata laterale di destra. La basilica ospita anche un dente della santa, preziosa reliquia venerata tutti gli anni il 9 febbraio. Ad attirare la tua attenzione, però, sarà anche il campanile della chiesa, realizzato su disegno di Pellegrino Tibaldi (l’architetto di Villa Taverna a Triuggio).
Ma se vuoi scoprire tutte le più importanti opere d’arte custodite nella Basilica di San Paolo di Cantù puoi leggere il post qui sotto, che ti fornisce preziose informazioni in merito.
Addossata alla Basilica di San Paolo, ecco Villa Pietrasanta Salterio Airaghi, un ex castello trasformato in palazzo di delizia. Oggi conosciuto semplicemente come Castello di Pietrasanta, si trova nel punto più alto di Cantù e nella volta del salone principale presenta decorazioni del pittore Andrea Appiani. Il palazzo non può essere visitato, ma puoi comunque entrare nella corte inferiore.
Sopra il civico 15A di piazza Garibaldi puoi osservare il balcone da cui, il 14 giugno del 1866, si affacciò Giuseppe Garibaldi, “che nuovi nembi adunava contro gli ultimi oppressori stranieri”, come ricorda la lapide situata accanto.
Al civico 5 di piazza Garibaldi, Il Palazzo delle Esposizioni ospita nell’atrio un grande mosaico a pavimento (per una superficie complessiva di circa 150 metri quadri) realizzato nel 1955 da Lucio Fontana, artista italiano celebre per i suoi tagli nelle tele e per aver inventato la corrente dello spazialismo.
Da qui puoi imboccare via Manzoni per vedere al civico 4 Casa Oldradi, risalente alla fine del Cinquecento.
Proseguendo, subito dopo l’incrocio con piazza Parini troverai sulla tua sinistra la Chiesa di Santa Maria, costruita nella seconda metà del Seicento su progetto di Gerolamo Quadrio (l’architetto di Villa Mirabello a Monza) e di suo figlio Giovan Battista. La chiesa accoglie una pala d’altare del pittore bresciano Grazio Cossali.
Al suo fianco, ecco l’ex Monastero delle Benedettine, eretto nel 1690.
Ora prendi la prima strada a destra (via Galimberti) per ammirare al civico 4 il settecentesco Palazzo Galimberti Pogliani, che oggi ospita una casa di riposo.
Da via Galimberti giungi in piazza Sirtori: qui puoi osservare una delle torri medievali del centro cittadino. Cantù, infatti, è nota come la città delle cento torri: oggi non ce ne sono così tante come nel Medio Evo, ma puoi trovarne ancora qualcuna come, appunto, questa.
Girando a destra in via Eugenio Corbetta puoi raggiungere piazza San Teodoro e lasciarti stupire dalla Basilica di San Teodoro, interessante esempio di architettura romanica lombarda: la chiesa, infatti, risale al XI secolo, anche se la facciata e l’interno sono stati modificati in epoca barocca. All’interno è conservato il corpo di Sant’Innocenzo, soldato della Legione Tebea morto da martire: una delle tante reliquie di santi cristiani in Brianza.
Pochi metri più avanti, in via Corbetta 2, ecco la Torre dei Grassi. Fu Gaspare Grassi, nella prima metà del Trecento, a decidere di fortificare Cantù per sfuggire al controllo della famiglia Visconti di Milano: all’epoca il borgo venne delimitato da mura imponenti intervallate da più di trenta torri.
Ritornato all’inizio di via Galimberti, gira a destra in via Manzoni e percorrila fino alla prima rotonda, all’incrocio con corso Europa: qui puoi osservare la scultura Punto Cardinale di Bruno Munari. L’opera, che evidenzia il tema del volume ricavato mediante la piegatura di una superficie, è realizzata in acciaio corten, un materiale che con il tempo assume una colorazione bruna per effetto dell’ossidazione.
Proprio dalla rotonda di corso Europa puoi soffermarti a dare uno sguardo, sulla tua sinistra, ai murales che decorano i piloni di sostegno del sovrappasso pedonale: in tutto sono 24, e rappresentano uno splendido esempio di street art in Brianza.
Lasciandoti i murales alle spalle, attraversa la rotonda per imboccare via Grandi e vai sempre dritto, proseguendo poi in via Mazzini. Arrivato alla rotonda con via Como, potrai ammirare la scultura Asteria… tra le pieghe del vento e la porta delle stelle, opera di Paolo Minoli. Alta quasi 5 metri e mezzo, rappresenta la porta delle stelle, attorno alla quale le angolature prospettiche variabili dei piani metallici evocano le pieghe del vento tra le quali si modificano le energie dello spazio.
Ora torna indietro lungo via Mazzini e alla prima rotonda gira a sinistra in via Daverio: dopo pochi metri vedrai sulla tua destra la Chiesa di Sant’Antonio. Si tratta di una chiesa romanico-gotica costruita tra la fine del 1100 e l’inizio del 1200: al suo interno sono presenti affreschi databili tra il XIII e il XV secolo, tra cui una Madonna in trono con bambino e una Madonna del latte.
Continua a passeggiare in via Daverio per poi girare a destra in via Galimberti. Andando dritto, dopo l’incrocio ti ritroverai in piazza Marconi: qui merita di essere vista la cinquecentesca Chiesa di Sant’Ambrogio, nota anche come Chiesa della Trasfigurazione. Sconsacrata dall’inizio dell’Ottocento, al proprio interno conserva la Gloria dei santi in paradiso della cupola decorata a fresco da Giovan Paolo e Giovan Battista Recchi.
Dalla chiesa puoi girare a sinistra e “salire” (una volta sul posto capirai perché uso questo termine) in via Cavour, per poi svoltare a sinistra in piazza Parini: qui al civico 10 c’è il Palazzetto dello Sport, che potrebbe incuriosirti se sei appassionato di location cinematografiche in Brianza. In questa palestra, infatti, sono state girate alcune scene del film Il bisbetico domato, con Adriano Celentano e Ornella Muti: quelle della partita di basket che vede in campo proprio il Molleggiato.
Ritornato in via Cavour, riprendi il tuo percorso fino a quando non arrivi all’incrocio con via Roma: qui, sulla tua sinistra in piazza Fiume puoi ammirare il Monumento ai Caduti. Realizzato nel 1922 dallo scultore milanese Ernesto Bazzaro, è conosciuto anche con i soprannomi di Giuvanin biut o Il biutun (“biotto” vuol dire “nudo”). Nel 1930, quando il monumento fu trasportato nel punto in cui si trova ancora oggi, i parroci dell’epoca chiesero al podestà di Cantù Gino Marelli di coprire le parti intime della statua, in modo che la stessa potesse essere benedetta. Marelli rispose così: “I canturini guardano più al sentimento di riconoscenza dovuto agli Eroi e non credono che un artistico nudo debba essere giudicato sconveniente”.
Per conoscere tutta la storia del Monumento ai Caduti di Cantù, puoi leggere il post qui sotto, che te ne parla in maniera approfondita.
Ora svolta a destra in corso Unità d’Italia per andare a osservare, subito dopo l’incrocio con via Damiani, la Chiesa dei Santi Michele e Biagio. Mentre la chiesa fu conclusa nel 1932, al momento dell’inaugurazione il campanile era ancora incompleto: fu necessario aspettare altri 7 anni perché i lavori si concludessero. Oggi, dalla terrazza campanaria a cui puoi si accede grazie alla scala interna in legno, si gode di una splendida visuale panoramica.
Nel post qui sotto ti racconto tutta la storia della Chiesa dei Santi Michele e Biagio di Cantù: vale davvero la pena di scoprirla!
Ora procedi lungo corso Unità d’Italia e vai sempre dritto, continuando – dopo la rotonda – in via Giovanni da Cermenate. Prosegui fino alla rotonda all’incrocio con via dei Cacciatori, e dai uno sguardo al parcheggio alla tua destra: potrai ammirare il fantastico murale di Kantù Asnago Project.
Realizzato dallo street artist Shoot, raffigura tutte le eccellenze della frazione di Asnago: il verde e la fauna del Parco della Brughiera Briantea attraversato dal fiume Seveso, la Chiesa di San Giuseppe con la sua suggestiva scalinata, la linea ferroviaria che unisce Milano a Como, la scuola materna San Giuseppe e il mulino.
Lasciandoti il murale alle spalle, prosegui la tua passeggiata in via Rienti e vai dritto fino alla stazione: qui, scendi nel sottopassaggio per superare i binari. Risalite le scale, da largo 2 Giugno raggiungi lo stop e imbocca, di fronte a te, via Citterio. Questa strada ti conduce alla Chiesa di San Giuseppe di Asnago, che trovi di fianco al civico 11.
Consacrata nel 1915, la chiesa fu costruita per volere di Giuseppe Citterio, fondatore del salumificio omonimo che nel 1911 aveva aperto una succursale proprio ad Asnago: il microclima del luogo era ritenuto ideale per la stagionatura dei salumi.
La facciata della chiesa accoglie le statue di San Pietro e San Paolo, mentre la losanga nella parte superiore propone le effigi di San Giuseppe e Gesù Bambino.
A questo punto puoi tornare indietro fino alla Chiesa dei Santi Michele e Biagio di corso Unità d’Italia. Accanto alla chiesa, imbocca via Damiani e poi gira nella seconda strada a sinistra, via Matteotti. Raggiunto il civico 27, scoprirai un murale realizzato grazie all’associazione Charturium dedicato al rapporto tra i bambini e lo sport.
Prosegui la tua passeggiata in via Matteotti per poi svoltare a sinistra in largo XX Settembre. Di fronte a te, in via Roma 8, vedrai l’ottocentesca Villa Calvi, aperta al pubblico solo su appuntamento: puoi richiederne uno scrivendo a cultura@comune.cantu.co.it.
Lasciati la villa sulla destra e percorri via Roma per trovare, sempre sulla tua destra, l’ingresso del Parco Martiri delle Foibe: addentrati per osservare il Pinocchio con Ombrello disegnato da Ivano Rota e realizzato grazie a Pierino Bellasio e Aurelio Marelli (l’ombrello in ferro è opera di Ennio Penone). Il burattino è costituito da legno di cedro e compensato marino, e pesa circa 1.200 chili.
Uscito dal parco, torna indietro lungo via Roma e percorrila fino in fondo. Ti ritroverai di nuovo in piazza Garibaldi: dai un’occhiata all’edificio storico del civico 3B, con una raffigurazione, in due nicchie, della parabola della pagliuzza e della trave, citata nel Vangelo di Matteo.
Da qui gira a destra per imboccare via Ariberto da Intimiano, e poi prendi la seconda strada sulla destra, via Brambilla. In corrispondenza del civico 22 troverai un magnifico murale che rappresenta la Cantù di oggi e di ieri (un pastore, il legno, il merletto e il basket) con una poesia intitolata L’è on gran bel sid Cantù.
Ora ritorna in via Ariberto da Intimiano e prosegui fino alla seconda traversa sulla sinistra, via Alciato. Dopo pochi metri, arrivato all’incrocio con via Puecher, potrai osservare nell’aiuola spartitraffico l’edicola votiva della Madonna del Torchio, con un affresco risalente al Settecento che rappresenta l’Annunciazione. Curiosità: la zona in cui ti trovi è soprannominata Contrada dei Chiodi, a ricordo delle tante botteghe del posto in cui fino alla metà del XIX secolo si producevano brocchette e chiodi.
Tornato indietro lungo via Alciato, supera l’incrocio e imbocca via Alberto da Giussano, per poi girare a sinistra in viale alla Madonna. Arrivato al civico 20, potrai ammirare i murales all’ingresso dell’Istituto Immacolata Concezione: Gesù falegname e In viaggio con gli attrezzi.
Accanto, non passa inosservato il murale dedicato al pizzo di Cantù, opera dello street artist Shoot. Il pizzo di Cantù è un merletto a tombolo o a fuselli dalle antiche origini; è uno dei simboli della città, dove non a caso è attivo il Comitato per la Promozione del Merletto, che da tempo organizza la Biennale Internazionale del Merletto.
Ce n’è uno anche all’interno del cortile: ritrae il Beato Luigi Monti, che fondò l’istituto nel 1898.
Di fronte a te, invece, alla rotonda di piazzale XXVI Aprile, ecco il Santuario della Madonna dei Miracoli: fu costruito nel punto in cui la Vergine apparve ad Angiolina, una contadina di Cascina Novello. Di pregio artistico sono L’Incoronazione della Vergine di Camillo Procaccini e gli affreschi del presbiterio di Giovan Mauro della Rovere. Il santuario, ultimato nel 1555, subì un crollo nel 1837 ma fu ricostruito sotto la direzione di Giacomo Moraglia.
Ma per conoscere da vicino il Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù puoi leggere direttamente il post qui sotto, che contiene un sacco di informazioni e curiosità relative a questa chiesa.
Sempre in piazza XXVI Aprile, di fronte al santuario c’è il Monumento agli Artiglieri Caduti per la Patria. Inaugurato il 24 maggio del 1981 dalla sezione locale dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia, ospita due cannoni protetti da un muretto di pietra: davvero suggestivo.
Lasciandoti il santuario sulla sinistra, imbocca via Brighi: dopo pochi metri sulla tua destra noterai altri due murales. Il primo rappresenta proprio l’apparizione della Madonna avvenuta nel maggio del 1543, affiancata da un pannello che narra l’episodio con le parole di Monumenti e fatti politici e religiosi del Borgo di Cantù di Carlo Annoni.
Il secondo, invece, è una rievocazione del celebre episodio che vide protagonista il dirigibile Città di Milano, che il 9 aprile del 1914 fu costretto ad atterrare nelle campagne a poca distanza da qui. Poco dopo, il suo involucro scoppiò, causando il ferimento di 200 persone e la morte di un pompiere.
Continuando la tua camminata lungo via Brighi, ti basterà compiere pochi passi per notare alla tua destra un altro murale in un grande parcheggio: rappresenta gli animali della fattoria (ma ci sono anche due “intrusi”, una giraffa e un elefante), a ricordo dei tempi passati in cui allevamento e agricoltura erano le principali fonti di sostentamento per la popolazione locale. Proprio in questa piazza, ogni anno, la terza domenica di ottobre si svolge la Fiera del Crocefisso, con l’esposizione degli animali delle fattorie locali.
Continua a percorrere via Brighi fino alla rotonda all’incrocio con via Milano: qui puoi osservare una scultura in bronzo del Nastro di Moebius. Come noto, questo nastro presenta una faccia sola, rappresentando per questo uno dei paradossi più conosciuti della geometria topologica: percorrendo idealmente con un dito la figura lungo l’asse più lungo, si arriva al punto di partenza senza superare mai il bordo.
A questo punto ritorna al santuario e, lasciandotelo sulla destra, incamminati lungo via Cesare Cantù, per poi girare a sinistra in via Ginevra da Fossano e di nuovo subito a sinistra all’ingresso della RSA Garibaldi Pogliani: sul muro del parcheggio merita di essere visto un grande murale che ricorda la Cantù di un tempo (la città delle 50 torri) e rappresenta la leggenda locale della Giubiana.
Ritornato su via Ginevra da Fossano, gira a destra e vai sempre dritto; prima di imboccare viale Italia, gira a sinistra in via General Cantore, dove al civico 16 merita di essere visto un altro dei più suggestivi murales in Brianza. Sul muro di cinta della ex filanda, infatti, è stata realizzata l’opera pittorica Mama mia mi sun stufa, dal titolo di una canzone popolare portata al successo da Nanni Svampa.
E visto che qui una volta c’era una filanda (cioè uno stabilimento di lavorazione della seta), una parte del murale non poteva che essere dedicata al baco da seta, rappresentato nel suo stadio larvale, nella sua fase adulta e nel corso della muta (come bozzolo).
Proseguendo la tua passeggiata lungo via General Cantore, sbucherai in piazza Santi Pietro e Paolo, dove vedrai l’ottocentesca Chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Progettata da Giacomo Moraglia nel 1859, fu costruita in otto anni; presenta una grande aula liturgica a pianta centrale con quattro pilastroni a sostegno della cupola.
Per conoscere da vicino la storia della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Vighizzolo e ammirare tutti i suoi meravigliosi affreschi, leggi il post qui sotto: ti stupirà.
Lasciati la chiesa sulla sinistra e continua lungo via Pasubio, in fondo alla quale girerai a destra in via Ortigara; poi da qui svolta a sinistra in via Montello. Alla rotonda tieni la destra per proseguire lungo via Montello, quindi vai sempre dritto continuando lungo via Monte Baldo. In fondo a questa strada, gira a sinistra in via Tonale, poi continua in via alla Chiesa, fino a quando non noterai alla tua sinistra la Chiesa di Santa Dorotea.
Tornato all’incrocio tra via alla Chiesa e via Tonale, gira a sinistra in via Randaccio. Pochi passi e, sulla tua destra, vedrai piazza Cugini Bartesaghi e Caduti Cascinamatesi, dove merita di essere vista la scultura Nel giardino delle idee campate per aria di Walter Francone. L’opera è composta da circa trenta sfere di diametri differenti aggrappate a dodici elementi in ferro ossidato alti più di 4 metri.
Ora torna all’inizio di via Randaccio e gira a sinistra in via Tonale; poi vai a destra in via Monte Baldo e infine a sinistra in via Lazzaretto. Prosegui dritto fino a quando non vedrai sulla tua destra la Cappella del Lazzaretto, piccolo oratorio costruito in memoria delle vittime della peste del 1630.
Nel post qui sotto ti racconto la storia della Cappella del Lazzaretto di Vighizzolo: merita di essere conosciuta!
Ritornato sulla strada principale, prendi la prima traversa a sinistra e subito dopo gira a destra in via dell’Artigianato. Giunto alla rotonda, svolta a destra in via Lombardia, continuando fino al civico 6. Di fronte, vedrai la Chiesa dei Santi Martiri Greci, costruita nel 1939 con esterno a mattoni a vista e una maestosa colonna campanaria.
Lasciandoti la chiesa sulla destra puoi percorrere via Lombardia e proseguire in via Milano: è qui che, al civico 110, sorge il Riva Center, ospitato da un edificio caratteristico interamente rivestito di trimelle in legno di larice. L’ingresso, dal lunedì al venerdì sia al mattino che al pomeriggio, è libero: al piano terra c’è lo showroom con alcuni dei pezzi più importanti delle collezioni del marchio 1920; al piano superiore, invece, c’è il Museo del Legno, con esposti più di 5mila tra utensili e macchine per la lavorazione del legno.
Questo è uno dei tanti musei in Brianza che vale la pena di conoscere. Vuoi scoprirne altri? Il post qui sotto potrebbe tornarti utile.
Che cosa fare a Cantù: gli itinerari naturalistici
Il territorio di Cantù fa parte del Parco della Brughiera Briantea.
Nello specifico, il sentiero 9 passa ti porta a Cermenate attraversando Asnago e la valle del Seveso: puoi accedervi da via Conciliazione (all’incrocio con via I Maggio).
Se vuoi conoscere il sentiero 9 del Parco della Brughiera Briantea nel dettaglio, puoi leggere l’approfondimento che gli ho dedicato cliccando qui sotto.
Il sentiero 10 ti porta da Cantù (zona Cascina Scalabrina) a Carimate permettendoti di attraversare boschi di robinia, pino silvestre, castagno e quercia rossa: puoi accedervi dall’incrocio tra via Stoppani e via Rencati.
Per scoprire il sentiero 10 del Parco della Brughiera Briantea nel dettaglio, non devi far altro che cliccare sul post qui sotto.
Il sentiero 12 parte dalla frazione di Cascina Amata (puoi accedervi da via Monforte, vicino al campo sportivo) e si conclude a Cascina San Martino a Mariano Comense passando per Brenna.
Nel post qui sotto trovi tutto il percorso del sentiero 12 del Parco della Brughiera Briantea raccontato nel dettaglio.
Anche il sentiero 13 parte da Cascina Amata: arriva fino a Brenna passando per la frazione di Olgelasca.
Meritano di essere visti, poi, i boschi della Specola, nel punto più alto di Cantù, con un castagno devozionale storico e il roccolo che un tempo permetteva di catturare gli uccelli. Puoi accedervi da via Specola.
Dove mangiare a Cantù
Tra i ristoranti di Cantù che puoi provare c’è Le Querce, al civico 27 di via Marche.
Sempre in via Marche, ma al civico 164, c’è La Nuova Rustica, ristorante immerso in un bosco secolare dove mangiare a Cantù all’aria aperta: tra i piatti di carne ti segnalo il filetto di cervo ai funghi e la tagliata di cavallo con rucola e grana.
Se sei alla ricerca di una trattoria in Brianza, La Scaletta di via Milano 30 è il posto che fa per te. Chiuso il venerdì sera e il sabato a pranzo, propone specialità come il paté di quaglia con pan focaccia al rosmarino e i trucioli di Cantù con ragù di coniglio e filettini di tartufo nero.
Per pranzare o cenare in una pizzeria a Cantù puoi recarti al Quadrifoglio, al civico 7 di via Giovanni XXIII. Chiuso il martedì, il locale propone anche pizze con impasto integrale o al farro biologico.
Un altro dei locali dove mangiare a Cantù è Staut: si trova in via per Alzate 31 ed è chiuso il lunedì e il martedì sera.
Sei un amante della cucina orientale? La Muraglia è uno dei ristoranti cinesi in Brianza dove puoi gustare cosce di rana con sale e pepe, capesante in salsa chili e numerose altre specialità esotiche. Il locale è chiuso il lunedì e si trova in via Dante 22.
Un altro ristorante di Cantù che merita di essere preso in considerazione è Al Capolinea, al civico 10 di via Como. Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena, offre una vasta selezione di pizze e mette a disposizione anche il servizio di asporto.
Unico, in via Achille Grandi 32, è aperto dal martedì al sabato a cena e la domenica sia a pranzo che a cena. Qui puoi assaggiare fra l’altro pizze tonde con cornicione voluminoso, focacce ripiene e primi a base di pasta fresca.
Infine, ti suggerisco Anima Sarda, ristorante che ti propone cucina sarda in Brianza: aperto a cena tutti i giorni tranne il mercoledì e a pranzo solo nel week-end, si trova in via Milano 21. Nel menù trovi salumi e formaggi sardi, culurgiones con pecorino e patate, malloreddus alla campidanese e macarrones al ragù di pecora.
Come arrivare a Cantù
Come arrivare a Cantù in auto? Provenendo da Milano, devi percorrere la Milano-Meda (da viale Rubicone) e uscire a Meda; da qui raggiungi Cabiate. Se da via Roma a Cabiate vai sempre dritto, arrivi a Cantù nella frazione Mirabello.
Provenendo da Lecco, devi percorrere la SS 36 e uscire ad Arosio: quindi vai sempre dritto, prima lungo la SP 9 e poi lungo la SP 32, fino alla rotonda che incrocia la SP 36. Girando a destra in via Como, giungerai a destinazione.
Per arrivare a Cantù in treno puoi fare riferimento alle due stazioni cittadine. La prima, in via Rienti, è servita dalla linea suburbana S11 di Milano e collegata, tra l’altro, con Cucciago, Carimate, Lentate sul Seveso, Seregno, Desio, Lissone e Monza. La seconda, in via Vittorio Veneto, è servita dalla linea Como-Lecco e collegata, tra l’altro, con Brenna, Anzano del Parco, Merone, Rogeno, Molteno, Oggiono, Galbiate e Civate.
Per arrivare a Cantù in autobus puoi sfruttare la linea C45, che passa da Como, Lipomo, Montorfano, Tavernerio, Orsenigo, Alzate Brianza, Anzano del Parco, Lurago d’Erba, Inverigo, Arosio, Carugo e Mariano Comense. I bus C50, invece, collegano la città con Como, Senna Comasco e Cucciago. Puoi arrivare a Cantù anche con i pullman C52 se parti da Como o Capiago Intimiano, e con i pullman C86 se parti da Brenna, Alzate Brianza, Anzano del Parco, Orsenigo, Albavilla o Erba. La linea C85 collega Cantù con Cucciago, Fino Mornasco e Vertemate con Minoprio, mentre la C82 ferma a Carimate, Novedrate e Mariano Comense. I bus C80 ti permettono di raggiungere la città da Mariano Comense, da Cabiate, da Meda, da Seregno, da Desio, da Lissone o da Monza; i bus C81, infine, collegano Cantù con Mariano Comense.
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Ma chi c’è dietro Viaggiare in Brianza? Te lo spiego (e mi presento) qui sotto.
Infine, ti consiglio di visitare i siti Brianza Centrale e Cammina Città, che sono stati un prezioso supporto per la redazione di questo post, così come il libretto dell’Associazione Charturium Don Vittorio Moretti. La sua parrocchia e la sua chiesa e il volume Guida ai misteri e segreti della Brianza (SugarCo Edizioni).