In Italia le carte da gioco sono sempre molto diffuse, anche se l’avvento di internet ha rivoluzionato in parte la concezione dell’intrattenimento. I tornei di poker e blackjack vengono giocati anche in rete, ma il discorso si può estendere anche a molte altre attrazioni: ad esempio, il funzionamento del bingo online non differisce troppo da quello da sala, il che lascia intendere perché c’è chi per pura comodità vuole operare con maggiore immediatezza. Molti giocatori, però, continuano a preferire il vero tavolo verde quando si tratta di maneggiare le carte. In Italia la tradizione dei mazzi regionali è ancora molto sentita, al Sud come al Nord. Alcuni dei mazzi più conosciuti sono quelli lombardi, che si caratterizzano per una serie di notevoli similitudini con quelle francesi.
Come queste ultime, le carte italiane sono contrassegnate da 4 semi, ma le diramazioni che possono prendere i vari mazzi regionali sono molteplici e differenziano anche carte che presentano tratti in comune. Nel caso di quelle lombarde, si può parlare ad esempio di mazzi milanesi, bresciani e bergamaschi. A Milano le carte antiche trovano spazio anche nelle mostre e sembrano non passare mai di moda. Il primo particolare che salta all’occhio nelle carte milanesi è la presenza dei semi francesi, benché la quasi totalità delle carte italiane adotti denari, coppe, bastoni e spade. Si tratta di tessere molto piccole, dalla misura di 50×94 mm, tuttavia le raffigurazioni sono realizzate con precisione e contengono anche riferimenti all’araldica meneghina.
Quello bresciano è invece il solo mazzo italiano con 52 carte, che però impiega i simboli regionali. Si utilizza perlopiù per il gioco della cicera bigia, a tratti sconosciuto nel resto d’Italia. Le figure di queste carte appaiono alquanto sproporzionate e sono soprannominate con nomignoli dialettali. Fenomeno analogo si verifica con le carte di Bergamo, tra le quali spicca il 4 di spade noto come “margì”. I mazzi bergamaschi sono formati da 40 carte e le figure sono rappresentate a due teste, ma non mancano esemplari con 4 carte in più. L’asso di bastoni reca il motto “Vincerai”, quello di coppe si caratterizza per una figura che ricorda quella di una fontana, forse in relazione agli stemmi della nobile dinastia degli Sforza, attivi a Milano tra il 1400 e il 1600.
È in questo periodo che va collocata tra l’altro la nascita delle carte lombarde. I dati storici al riguardo non sono tantissimo, ma se si considera che la prima apparizione delle carte regionali è data 1377 i conti tornano. Tutte le carte settentrionali hanno sempre contemplato spade rappresentate come scimitarre, mazze cerimoniali, coppe dal calice sproporzionato e bastoni dalle sembianze di scettri. In passato esistevano anche mazzi da 36 carte. Come le lombarde, anche le carte bolognesi, le trevisane, le triestine e le trentine condividono queste caratteristiche.
Il passato è passato. Il fascino delle carte da gioco regionali è radicato soprattutto nella loro tradizione. Alcuni prototipi di queste carte sono ancora oggi oggetto di ricerca disperata da parte dei collezionisti. La passione nasce soprattutto a livello locale, non a caso in alcune sagre tipiche della Brianza vengono organizzati anche tornei di carte. Non è una questione di campanilismo: nel terzo millennio le carte da gioco sono diventate una forma di linguaggio universale.