L’abbazia di San Pietro al Monte di Civate è protagonista di numerosi racconti leggendari che affondano le radici in epoche lontane. Te ne parlo in questo articolo, che ti permetterà di scoprire le storie più curiose riguardanti il complesso benedettino: avrai modo di conoscere, fra l’altro, un serpente che aveva l’abitudine di divorare i bambini…
Tutto quello che ti serve sapere
La leggenda del serpente che divorava bambini
Il complesso benedettino di San Pietro al Monte a Civate, situato a 662 metri di altitudine, è una meta tradizionale per una gita in Brianza.
Un’antica leggenda narra che proprio qui vivesse un serpente divoratore di bambini.
Tale credenza deriva, con tutta probabilità, dalla presenza nell’abbazia di un evocativo affresco dell’Apocalisse: il dipinto rappresenta la Donna vestita di Sole e il Drago in procinto di divorare suo figlio mentre l’Arcangelo Michele prova a sconfiggerlo.
Ma, come riporta il volume Guida ai misteri e segreti della Brianza (SugarCo Edizioni), “nella chiesa dell’abbazia di San Pietro al Monte abbondano le rappresentazioni fantastiche e mostruose dell’Alto Medioevo: sono chimere, draghi, grifoni, creature indefinibili e innominabili”.
San Pietro al Monte: le leggende più antiche
E tante sono anche le leggende che riguardano il complesso. Si narra, per esempio, che fra le reliquie che qui erano custodite in passato ci fosse anche una parte della catena di San Pietro.
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Altri racconti sospesi tra la cronaca, la storia e la fantasia ci permettono di viaggiare indietro nel tempo.
Intorno al 1870, gli abitanti del posto erano soliti riportare la vicenda di una ragazza che si era recata sul monte per sciogliere un voto e pregare in pace. Sorpresa da un forte temporale, la fanciulla – tentando di trovare un rifugio – cadde all’interno di un pozzo che si trovava davanti alla chiesa. Passò una settimana prima che la giovane venisse trovata, ancora viva, da alcuni paesani che erano arrivati per addobbare la chiesa: la sventurata era molto provata ma si salvò.
Non ebbe egual fortuna, invece, il cappellano che all’inizio del Seicento si prendeva cura dell’abbazia. All’epoca il complesso viveva una condizione di forte decadenza, ed era affidato alla custodia di un solo uomo. Questi nel 1611 venne sgozzato da alcuni ladri penetrati nell’abbazia per saccheggiarla. Da allora la chiesa cadde per lungo tempo in stato di abbandono.
San Pietro al Monte e la candidatura Unesco
Non è una leggenda, invece, la candidatura dell’abbazia di San Pietro al Monte – come parte del paesaggio culturale degli insediamenti benedettini nell’Italia medievale – per la lista dei patrimoni mondiali dell’umanità protetti dall’Unesco.
La proposta è stata avanzata ufficialmente il 18 marzo del 2016, e riguarda – oltre al complesso di Civate – anche:
- l’Abbazia di Montecassino di Cassino, l’Abbazia di Farfa di Fara in Sabina, il Monastero di San Benedetto e il Monastero di Santa Scolastica di Subiaco (tutti nel Lazio);
- l’Abbazia di San Vincenzo al Volturno di Castel San Vincenzo (in Molise);
- la Sacra di San Michele di Sant’Ambrogio di Torino (in Piemonte);
- l’Abbazia di Sant’Angelo in Formis di Capua (in Campania);
- l’Abbazia di San Vittore alle Chiuse di Genga (nelle Marche).
San Pietro al Monte diventerà patrimonio Unesco, quindi? Chissà. L’iter è lungo, e la redazione della cosiddetta Tentative List (cioè la lista stilata dal nostro Paese con i luoghi candidati) è solo il primo passo.
Ogni anno il Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco si incontra e stabilisce quali siti possono essere accettati, sulla base dei parametri indicati dalla Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità.
Nella motivazione legata alla candidatura si legge, tra l’altro: “L’esperienza monastica – come dedizione totale dell’essere umano verso la ricerca interiore finalizzata a vivere e sperimentare la partecipazione alla realtà trascendentale – è un fenomeno universale. Questo fenomeno fornisce straordinari modelli di vita intellettuale e sociale, caratterizzati dall’equilibrio tra individuo e comunità, dal rispetto della diversità e dall’armonia tra uomo e natura”.
E, ancora: “La chiesa di San Pietro al Monte a Civate (Lecco) è un esempio eccezionale di romanico lombardo. Testimonia i rapporti culturali tra i territori a Nord e a Sud delle Alpi. Sorta negli ultimi decenni del regno longobardo, propone soluzioni architettoniche originali – sviluppate tra il X e l’XI secolo – che mostrano una particolare sensibilità verso la tradizione tardoantica. Il legame speciale con il paesaggio circostante, tutelato dalla presenza di un parco naturale regionale, fa di questo complesso uno degli insediamenti benedettini meglio conservati d’Italia”.
San Pietro al Monte: come arrivare
Che sia o meno patrimonio Unesco, l’abbazia di San Pietro al Monte merita comunque di essere scoperta da vicino: se clicchi qui sotto, puoi scoprire qual è il percorso più comodo per raggiungerla a piedi.
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