Sei curioso di visitare a Inverigo il Santuario di Santa Maria della Noce? Se non lo hai ancora fatto, è il momento di rimediare: scoprirai una chiesa antica e meravigliosa, situata in una location davvero suggestiva, là dove inizia il famoso Viale dei Cipressi che porta a Villa Crivelli. Ti spiego tutto in questo post!
Tutto quello che ti serve sapere
La storia del santuario
La costruzione del Santuario di Santa Maria della Noce di Inverigo risale al XVI secolo.
Tutto ha inizio in un giorno imprecisato del 1501, quando – racconta la leggenda – due bambini stanchi e affamati che si sono persi nei boschi mentre erano alla ricerca di legna vengono soccorsi dalla Madonna, che appare sopra un noce e offre loro del pane.
Nel 1519, per commemorare tale evento e in segno di ringraziamento verso la Vergine, si comincia a costruire una piccola chiesa in pietra.
Si tratta di una cappella di dimensioni modeste, anche perché situata a fondo valle, lontana dall’abitato che invece si trova più in alto, sopra la collina, raccolto attorno alla chiesa parrocchiale.
Eppure, è molto forte la devozione dei fedeli nei confronti di Santa Maria alla Noce, chiamata anche Madonna del Pane o Madonna delle Grazie.
Nel 1570 a Inverigo giunge in visita pastorale Carlo Borromeo, vescovo di Milano; egli ordina di realizzare accanto alla cappella un seminario destinato alla formazione di sacerdoti che si dovranno occupare della cura delle anime della popolazione locale.
[Sei curioso di conoscere altri posti suggestivi in Brianza? Diventa follower della pagina Facebook di Viaggiare in Brianza, e ogni giorno scoprirai storie, itinerari e curiosità appassionanti]
Tornato a Inverigo nel 1582, Borromeo approva il disegno previsto per la costruzione di un nuovo santuario: il progetto proviene dalla scuola di Pellegrino Pellegrini detto il Tibaldi.
Tuttavia, tra il dire e il fare c’è di mezzo… la scarsità di denaro. Il santuario, infatti, non può essere completato per la carenza di fondi; la popolazione locale non ha denaro, e quelle poche offerte che vengono raccolte sono per la maggior parte destinate al seminario attiguo, come ha modo di verificare Federico Borromeo in occasione della visita pastorale del 31 agosto del 1606.
Ecco spiegato il motivo per cui, con la chiusura del seminario avvenuta nel 1638, i lavori per la realizzazione del santuario iniziano a progredire molto più rapidamente.
Giovan Battista Crivelli
Negli anni ’60 del XVII secolo, il santuario è ormai pronto. Nel 1671 il marchese Giovan Battista Crivelli – che papa Urbano VIII ha creato Cavaliere e Commissario generale del militare Ordine dell’Immacolata Concezione – sancisce che ogni venerdì qui dovrà essere celebrata una messa in presenza di 15 persone scelte fra le più povere di Inverigo, a cui al termine della liturgia spetterà una elemosina di 6 soldi.
Affinché tale proposito possa essere attuato, Crivelli lascia una rendita annua di 300 lire, delle quali 50 sono destinate al sacerdote, 234 ai poveri e 16 alla manutenzione del servizio liturgico. Tale rendita proviene dai beni acquistati dall’Ospedale Maggiore di Milano e da una certa Antonia de Capitani de Vimercato Croce e poi rivenduti ai fratelli Ciocca.
Il cappellano ha il compito di verificare che ci sia una effettiva rotazione dei poveri, in modo che a ricevere l’elemosina non siano sempre gli stessi. In caso di necessità, possono essere convocate anche persone povere dei dintorni. Per gli infermi, Crivelli prevede che alla messa possa assistere un figlio o un parente stretto, a patto che abbia più di 15 anni.
A ricordare questa decisione del Crivelli, oggi, è una incisione in lingua latina su una lapide murata visibile a destra dell’altare maggiore del santuario.
Così recita la lapide: “Io. Baptista Cribellus I. C. Col. militaris religionis Immaculatae Conceptionis B.V.M. eques et comissarius generalis ab Urbano Octavo constitutus ad perennem praeclarissimae militiae memoriam singulis sextis feriis hebdomadarium missae sacrificium in ecclesia ista perpetuo offerri praesentibus XV. pauperibus illisq. peracto sacrificio praefinitam stipem erogari mandavit iniucnto haeredibus onere publicis tabulis scriptis a Thoma Surcio med. notario anno M. DC. LXXI”.
Sopra la lapide, è presente una tela che raffigura Crivelli, con addosso l’abito bianco e azzurro da cavaliere dell’Ordine dell’Immacolata Concezione, insieme con la Madonna. In più è ben visibile il Viale dei Cipressi di Inverigo, che lo stesso Crivelli aveva fatto realizzare come voto augurale affinché i nipoti Enea e Flaminio potessero tornare incolumi dai loro viaggi all’estero.
Secondo Giovan Battista, il viale doveva rappresentare “una via più breve per arrivare alla fonte della salvezza”, come si legge nella lapide sulla parte destra della scalinata che porta a Villa Crivelli (“Marchionum fratrum De Cribellis ad patriam incolumen reditum dum sperat patruus eques hanc viam aperit ad fontem salutis breviorem anno 1664 7bris”): la fonte della salvezza era, appunto, il santuario.
Per altro, nel quadro si vede un viale che è diverso da come era stato dipinto in origine. Ciò è dovuto al fatto che nel 1939 la tela venne restaurata dal pittore Vitaliano Rossi: poiché la parte che raffigurava il Viale dei Cipressi era scrostata, Rossi – non potendo immaginare come fosse prima – la dipinse ex novo, ma facendo riferimento al viale com’era in quel momento, cioè quasi 300 anni dopo.
Ma chi è di preciso Giovanni Battista Crivelli? Laureatosi in Giurisprudenza, nel 1632 – pur restando laico – riceve la sacra tonsura; nel 1635 ottiene il permesso di portare l’abito ecclesiastico e nel 1641 si vede assegnato il beneficio di San Giovanni Battista annesso alla Chiesa di San Pietro in Parma.
Nel 1671, redigendo il proprio testamento, impegna il nipote Flaminio a realizzare nel santuario una lapide in marmo nero scolpita a caratteri d’oro e un quadro in cui lui dovrà essere raffigurato con “un’ancona della Concettione” e “vestito in bianco-celeste della mia religione”. Crivelli muore nel 1674, e il nipote evidentemente esaudisce la sua volontà, visto che sia la lapide che il dipinto ci sono ancora oggi.
Inverigo, il Santuario di Santa Maria della Noce oggi
Il Santuario di Santa Maria della Noce è caratterizzato da un impianto a croce con due cappelle laterali: una è dedicata a San Carlo, l’altra a San Giuseppe (anche se ora è chiamata cappella del Crocifisso).
Realizzato in stile gotico, l’edificio presenta un ampio vano centrale quadrato con una cupola a calotta cieca.
Sia la cupola che le volte sono impreziosite da decorazioni con rosoni e lacunari, mentre i pennacchi accolgono i ritratti dei quattro evangelisti.
L’altare maggiore, del tardo XVV secolo, ospita una statua in legno policroma che raffigura la Vergine con il Bambino, a sua volta seicentesca.
L’abside mostra, sopra la porta della sacrestia, uno strappo di affresco di una Madonna del Latte con Bambino: si pensa possa essere la rappresentazione più antica della Madonna del Pane.
Nella cappella di San Carlo hai l’opportunità di osservare una pala del 1618, San Carlo in Gloria, che è stata attribuita a Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (dal luogo di nascita: Morazzone, appunto, in Lombardia). San Carlo è ritratto con la mitria e il piviale dorati, ed ha attorno ha sé angioletti che portano diversi oggetti sacri, fra cui un cappello arcivescovile, un calice e un crocefisso. Uno degli angeli sembra quasi offrire allo spettatore una Bibbia aperta.
Sulle pareti laterali del braccio orientale del santuario ci sono una Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta cinquecentesca, di Francesco Crivelli, e una Assunzione della Vergine a sua volta cinquecentesca, con tutta probabilità di Giovanni Domenico Caresana.
Sulla cornice inferiore della tela della Visitazione è presente una targa in ottone che attribuisce il dipinto al XV secolo, ma erroneamente: Crivelli, infatti, è vissuto nel Cinquecento, un secolo dopo. Questo è ciò che si legge: “Tavola del secolo XV dipinta da Francesco Crivelli Milanese / Encomiato nel libro Matteo Maestro dall’Aretino / Appartenne al già Oratorio Crivelli in Magenta / Luigi dei Marchesi Crivelli aquistandola [sic] nel MDCCCLXXI / L’affidava a questo Tempio quale onorato ricordo di Famiglia”.
Sopra il portale di ingresso puoi rivolgere la tua attenzione al dipinto Gesù con la cananea, attribuito alla scuola dei Carracci.
All’interno del santuario, inoltre, vale la pena di ammirare la tela che ritrae San Girolamo e quella che raffigura Gesù nell’orto degli Ulivi, realizzata nel 1577 da Antonio Campi. Pittore cremonese figlio e fratello d’arte (suo padre era Galeazzo Campi, i suoi fratelli Giulio e Vincenzo erano a loro volta pittori), Campi è noto anche per aver realizzato diversi affreschi nella Chiesa di San Vittore di Meda.
Infine, ti segnalo che – curiosamente – il campanile del santuario è molto più antico rispetto alla chiesa: si tratta, infatti, di una torre già esistente in epoca medievale, quando veniva utilizzata per proteggere il territorio e garantiva segnalazioni e comunicazioni con Cantù, Mariano, Erba e Lecco.
Inverigo, Santuario di Santa Maria della Noce: come arrivare
A Inverigo il Santuario di Santa Maria della Noce si trova in piazza Mercato.
Questa piazza, come molti altri luoghi di Inverigo, è comparsa nella fiction di Rai1 Una grande famiglia, con protagonisti tra gli altri Alessandro Gassmann e Stefania Sandrelli, girata proprio in paese.
Qui un tempo c’erano tanti piccoli negozi e un’osteria, risalente ai tempi del seminario. Per secoli si è commerciato il rame; poi, fino al secondo dopoguerra, questo è stato il mercato di bachi da seta più importante di tutta la Brianza.
I due portici attuali risalgono al XIX secolo, ma in realtà un porticato esisteva sin dal Cinquecento, quando le pietre monolitiche posizionate sulla piazza servivano agli stagnari per ricoprire di stagno i manufatti in rame.
Davanti al santuario è presente una balaustra in pietra: a chiederne la realizzazione fu Carlo Borromeo, che in questo modo volle dividere il sagrato della chiesa dal terreno profano.
Scegliendo di arrivare a Inverigo in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi di via IV Novembre.
Se preferisci arrivare a Inverigo in treno, ti farà piacere sapere che la stazione è molto vicina al santuario. Uscito dalla stazione, prendi la stradina in salita e subito dopo vai a destra per salire lungo una scalinata. Al termine della scalinata, gira a destra in via IV Novembre e percorri questa strada fino a che, una volta arrivato accanto al Viale dei Cipressi, non vedrai il santuario sulla tua sinistra.
Infine, qualora tu voglia arrivare a Inverigo in autobus, ti conviene far riferimento alla linea C45 e scendere alla fermata di piazza Foscolo. Da qui, lasciati via Meda alla tua destra e dirigiti verso il Monumento ai Caduti, per poi girare a sinistra in via XXV Aprile. Prendi la prima strada sulla destra, via IV Novembre, e vai sempre dritto fino a costeggiare il Viale dei Cipressi: a quel punto il santuario è sulla tua sinistra.
Che cosa vedere a Inverigo
A Inverigo il Santuario di Santa Maria della Noce è solo una delle tante tappe che puoi scegliere per una passeggiata in paese. Vuoi sapere quali potrebbero essere le altre? Leggi il post qui sotto, che ti racconta che cosa vedere a Inverigo e ti segnala i migliori locali in cui puoi fermarti a pranzo o a cena.
Curare questo sito ha un costo, sia economico che in termini di tempo speso. Se ritieni che il progetto di Viaggiare in Brianza meriti di continuare a esistere, puoi sostenermi con una donazione: scegli tu la cifra che pensi sia più opportuna.
Trovi Viaggiare in Brianza anche su Twitter e su Instagram. Inoltre puoi scrivermi cliccando qui sotto: inviami segnalazioni, commenti e correzioni. Cercherò di rispondere il prima possibile 🙂
Infine, vorrei segnalarti il libro “I paesi di Inverigo” di Nando Sanvito (Graffiti Edizioni) e i siti web Quel Viale Percorso e Parrocchia di Inverigo, da cui sono state ricavate alcune delle informazioni che hai letto in questo post.