Vuoi entrare con me nel Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù? In questo post ti porto (virtualmente) dentro una delle chiese più affascinanti della Brianza: se ti va, scoprirai gli affreschi del XVII secolo visibili al suo interno, ma anche storie curiose e dettagli che ti faranno venir voglia di visitare questo santuario. Via!
Tutto quello che ti serve sapere
La storia del Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù
Il Santuario della Madonna dei Miracoli fu costruito a partire dal 1554, ma per conoscere tutta la sua storia dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, fino a un evento avvenuto poco più di dieci anni prima: l’Apparizione della Vergine a una contadina del posto.
L’apparizione della Madonna dei Miracoli
Correva il mese di maggio del 1543 quando una ragazza di Cassina Novello, di nome Angiolina, decise di recarsi in campagna per andare a pregare l’immagine di Santa Maria Bella dipinta sul muro di un pilastro all’esterno della porta di Campo Rotondo.
In quel periodo la famiglia di Angiolina, così come quelle degli altri contadini del posto, si trovava in condizioni di estrema povertà, poiché l’anno precedente ripetute tempeste avevano compromesso il raccolto di grano.
Finita la preghiera, Angiolina notò la presenza di una splendida signora con una veste bianca che le faceva segno di avvicinarsi, e le andò incontro. La matrona le disse che la segale era pronta per essere mietuta.
Così, la giovane tornò a casa e raccontò tutto; e in effetti il grano poté essere raccolto, anche se in teoria non avrebbe dovuto essere maturo in quei giorni. Ben presto la notizia del miracolo si diffuse, e da allora la Madonna dei Miracoli divenne oggetto di devozione.
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Un manoscritto dell’epoca menziona oltre un centinaio di miracoli che sarebbero avvenuti per intercessione della Vergine, di cui quasi 40 guarigioni verificatesi tra maggio e settembre del 1554.
L’immagine della Madonna Bella presso la quale era andata a pregare Angiolina – probabilmente di origine quattrocentesca – si trova ancora oggi nel santuario, sull’altare di marmo tra il presbiterio e il coro. La Vergine è ritratta seduta in trono, porgendo il seno destro a Gesù Bambino che le sta in grembo.
Si ipotizza che questa immagine si trovasse sopra il rudere di una chiesetta in un terreno del conte Vitaliano Borromeo, chiamato dalla popolazione locale Prayrollo.
Il crollo
Come detto, il santuario venne eretto a metà del XVI secolo. La costruzione ebbe l’approvazione dell’arcivescovo di Milano Giovannangelo Arcimboldi: ciò vuol dire che l’autorità ecclesiastica aveva vagliato i miracoli conclamati e, dopo un processo regolare, aveva emesso sentenza favorevole.
La prima pietra venne posata l’11 maggio del 1554. Arcimboldi, però, non fece in tempo a vedere l’edificio finito, poiché morì il 6 aprile del 1555.
Il 10 luglio del 1606 la chiesa fu visitata dal Cardinal Federico Borromeo. Proprio grazie agli atti di questa visita sappiamo com’era l’edificio all’epoca: suddiviso in tre navate coperte da tre volte, di cui quella centrale più alta di oltre due metri rispetto a quella attuale. L’immagine della Madonna Bella si trovava su un “murellucchio” in una cappella minore rivestita di affreschi, sopra un altare in legno con una croce in rame dorato.
Con gli anni, la gestione della chiesa venne alimentata dalle elargizioni delle famiglie più facoltose del territorio e dalle offerte dei fedeli: bozzoli, olio di semi, grano, uova e pollame.
Nel 1831 venne aperto il grande viale che, ombreggiato da platani, ancora oggi mette in comunicazione il santuario con via Ariberto.
Nel 1833 si decise di rinnovarne gli interni della chiesa, le cui pareti erano scrostate: a tale scopo venne consultato l’architetto Giacomo Moraglia, il quale suggerì di ridurre i pilastri a stucco lucido e di rinnovare l’altare maggiore.
Il 9 ottobre del 1837, con i lavori in corso, crollò uno dei pilastri, trascinando con sé le volte adiacenti e una porzione di tetto della navata di destra. Nessuna persona morì nel disastro, e ciò venne attribuito alla benevolenza della Vergine.
Causa del crollo era stata la costruzione originaria difettosa, da cui derivava la pessima struttura del pilastro, realizzato con mattoni e cemento scadenti.
Che fare, a quel punto? Ripristinando le antiche strutture, come avrebbe voluto la maggior parte della popolazione locale, sarebbe stato possibile salvare quasi tutti gli affreschi della volta centrale.
Tuttavia non fu questa la decisione presa, visto che si optò per demolire del tutto la parte lesionata per poi provvedere alla ricostruzione: così il 15 agosto del 1843 fu inaugurato il nuovo santuario.
Il nuovo santuario
Nel 1852 il pittore Pompeo Calvi, allievo di Giovanni Migliara, si occupò della realizzazione dell’altare in marmo. Calvi ai tempi viveva in quella che oggi è nota come Villa Calvi, e che in passato è stata anche sede del municipio di Cantù.
Nel 1886 il milanese Eugenio Moreri venne chiamato a restaurare i dipinti del coro. Vi provvide in modo quantomeno… bizzarro, visto che lasciò incisa la propria firma, insieme con la data di esecuzione dei lavori, tra le gambe di uno dei soggetti ritratti nell’affresco delle nozze di Cana (per fortuna questo piccolo scempio verrà risanato nel 1957, con i nuovi restauri realizzati da Ottemi della Rotta).
Anche se la chiesa era stata ricostruita, però, la facciata si trovata ancora a uno stato rustico. Pertanto nel 1900 si chiese all’architetto Italo Zanolini di progettarne una nuova: quella che puoi vedere ancora oggi.
Di stile classicheggiante, la facciata è divisa in tre parti da lesene nella parte inferiore; in alto una nicchia raggiata accoglie la statua dell’Immacolata Concezione, valorizzata da un’ornamentazione barocca.
Nel 1909 Carlo Arnaboldi, direttore della Regia Scuola d’arte del mobile e del merletto, disegnò un nuovo pulpito in stile cinquecentesco. Le quattro specchiature riportano quattro scene intagliate:
- il miracolo del 1543;
- la costruzione del santuario;
- la Resurrezione di Lazzaro;
- La Presentazione al Tempio di Maria.
Il 23 settembre del 1928 la Madonna Bella venne incoronata, con due corone d’oro ornate di pietre che erano state disegnate da Alfonso Orombelli e benedette da papa Pio XI nel 1926.
Alla cerimonia presero parte l’arcivescovo di Udine Giuseppe Nogara, l’arcivescovo di Milano Eugenio Tosi e l’arcivescovo di Trebisonda Giuseppe Antonio Zucchetti. L’incoronazione era stata richiesta esplicitamente dal cardinale Andrea Carlo Ferrari durante la sua visita del pastorale del 15 agosto del 1920; egli, tuttavia, morì nel 1921, e non fece in tempo ad assistere al soddisfacimento del suo desiderio.
Le decorazioni del Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù
Nel 1570 Carlo Borromeo, visitando la chiesa, aveva suggerito di affrescare la Cappella Grande (l’attuale presbiterio).
Solo negli anni ’30 del XVII secolo, però, fu affidato a Giovan Mauro della Rovere il compito di affrescare il presbiterio: sulla cupola si legge la data 1637, mentre il dipinto dell’Adorazione dei Magi riporta la firma dell’autore e la data 1638.
Si ritiene opera di della Rovere anche l’affresco del sottotetto della navata principale, che raffigura gli Apostoli al sepolcro della Vergine.
Chi era Giovan Mauro della Rovere
Giovan Mauro della Rovere nacque nel 1575 a Milano: suo padre Riccardo era nativo di Anversa (da qui il soprannome Fiammenghino dato a Giovan Mauro e a suo fratello Giovanni Battista, a sua volta pittore) ma si era trasferito in Lombardia da giovane. Il cognome originario forse era Roux d’Emes, italianizzato in della Rovere.
Allievo di Camillo Procaccini, Giovan Mauro della Rovere in Brianza realizzò:
- gli affreschi della cappella della Madonna nella chiesa del convento francescano di Santa Maria di Sabbioncello di Merate, oggi scomparsa;
- gli affreschi del porticato e della cappelletta esterna della Chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano a Carnate, con i Miracoli della Madonna del Carmine e gli Episodi della Passione di Cristo;
- l’olio su tela Madonna con Bambino ed angeli della Chiesa di Santa Maria al Carrobiolo di Monza.
Giovan Mauro della Rovere morì nel 1640, poco dopo aver portato a termine gli affreschi del santuario canturino.
Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù: la cupola
Della Rovere dedicò la cupola della chiesa al tema dell’Assunta, con la rappresentazione di un porticato ad anello visto dal basso. La Vergine è raffigurata su una lastra in metallo (collocata per coprire un foro realizzato in precedenza), al centro di una corona di nuvole e angeli che suonano.
Il porticato è suddiviso in otto scomparti da colonne ioniche, tra le quali sono rappresentati i profeti Geremia ed Ezechiele e i re Davide e Salomone. I cartigli sotto di loro formano la frase Ego in altissimo habito, et tronus meus in columnia nubis. Gyrum coeli circuivi sola, et profundum abyssi penetravi: “Io [è la sapienza che parla] ho posto la mia dimora lassù e il mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il giro del cielo, e ho penetrato le profondità degli abissi”. Si tratta di una citazione biblica tratta dell’Ecclesiastico, o Libro del Siracide.
Due dei quattro scomparti rientranti del portico mostrano putti alati con in mano rami di gigli, di rose e di palma.
Negli altri due comparti rientranti sono dipinti due putti che sgambettano su una balaustra: uno tiene una corona di fiori, l’altro la corona regale antica. Sopra quest’ultimo, una targa appesa e disposta in tralice lascia intravvedere la data 1637.
La parte raccordata dei pennacchi è caratterizzata da figure allegoriche, mentre nella porzione sottoposta ogni angolo del presbiterio mostra putti seduti che suonano strumenti musicali. In due pareti, fra gli angeli ci sono due finestrelle; nelle altre due pareti, i profeti Mosè e Isaia.
Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù: il presbiterio
Le due lesene dell’arcata sono decorate con angeli che, su uno sfondo formato da un finto mosaico a tessere d’oro, portano i simboli delle Litanie Lauretane.
Il fregio dell’arcata mostra angeli che sostengono i simboli della Passione.
Tra il cornicione e l’arco, i due sguanci raffigurano l’Annunciazione di Maria Santissima. Sulla targa che decora l’arco nel mezzo si libra lo Spirito Santo.
Le lesene del sottarco, infine, sono abbellite da rami di gigli e di rose legati da nastri.
La parete sinistra del presbiterio mostra negli sguanci le figure dei profeti Giona e Michea. Sotto la ghiera dell’arco, due angioletti sono intenti ad aprire la parte superiore di una finestra a vetri piombati. Accanto, due figure di Sibille sedute, probabilmente la Tiburtina e l’Eritrea.
In basso, il dipinto che rappresenta l’Adorazione dei Magi. La stalla è in penombra sotto un fornice e una tettoia in paglia che copre anche un rocchio di colonna su un piedistallo; si nota anche la stella a otto punte luminosa nel cielo.
Maria e Giuseppe sono seduti su due gradini, mentre un re offre il calice della mirra in cui immerge le mani Gesù Bambino, che sta in grembo alla Vergine. La mirra, nel mondo ebraico, veniva utilizzata per imbalsamare i defunti: il gesto del Bambino immortalato nel dipinto, quindi, simboleggia l’accettazione della sua futura Passione. La scena comprende anche gli altri due re, con il cofano dell’incenso e quello dell’oro, oltre a una folla eterogenea con cavalieri orientali, il nano giullare, animali (scimmie, cani, cammelli e muli) e i paggi, mori e bianchi. Sullo sfondo, la prosecuzione del corteo.
La parete destra del presbiterio mostra negli sguanci i profeti Gioele e Osea, mentre il vano della finestra è privo di decorazioni; ai suoi lati due Sibille, probabilmente la Persica e la Delfica.
In basso, il dipinto che rappresenta le Nozze di Cana. Gesù è seduto sulla sinistra e suggerisce a un servo di riempire le giare, ormai senza vino, con l’acqua. Accanto, tre servi entrano reggendo piatti di dolci, frutta e formaggio. Al centro lo sposo, con un berretto di panno piumato e un gioiello, guarda in direzione di Gesù, mentre viene osservato dalla sposa. Sullo sfondo si notano i dettagli della scena, con le colonne toscane che ornano le pareti dell’atrio, tra statue e nicchie, e il lunettone di vetri a rullo sul fondo.
Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù: il coro
Il coro del santuario di Cantù corrisponde al luogo in cui, fino all’inizio del Seicento, veniva venerata l’effigie della Madonna Bella.
Le pareti sono impreziosite da affreschi di cui non conosciamo l’autore (o gli autori): sulla parete destra, I pastori alla grotta di Betlemme e, sopra, Presentazione al Tempio; sulla parete sinistra, La Strage degli Innocenti e, sopra, La Vergine in visita a Santa Elisabetta.
Nel dipinto della Presentazione al Tempio, sulla mitra del sacerdote Simeone si legge una data, forse 1724: ciò lascia intuire che questo sia l’anno di realizzazione dell’affresco.
La volta del coro è caratterizzata da stucchi disposti a crociera, con quattro putti e quattro figure a mo’ di cariatidi. La parte pittorica mostra il Padre Eterno al centro, in uno spazio ottagonale, e putti musicanti tutto attorno.
La parete di fondo presenta, sotto l’arco creato dalla volta, due Sibille sedute, separate da una finestra. Sotto, compare un affresco della Fuga in Egitto. Nella parte inferiore due affreschi più piccoli raffigurano la Chiamata dei pastori e il Sogno di Giuseppe.
Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù: l’altare di Santa Teresa
La cappella in cornu epistulae, cioè alla destra dell’altare dal punto di vista del fedele, ospita un quadro con l’Apparizione di Cristo a Santa Teresa.
Sull’opera è riportata la scritta “Peint par Grandon” che ci permette di conoscere sia il periodo di esecuzione che l’autore del dipinto: Charles Grandon, uno degli esponenti della famiglia di artisti francesi Grandon, attivi tra il Seicento e il Settecento. Charles a partire dal 1712 lavorò a Lione, ed è lì che realizzò il quadro. Si tratta di una copia del Cristo Risorto che appare a Santa Teresa di Giovan Francesco Barbieri (il Guercino), eseguito nel 1634 per la Chiesa dei Carmelitani Scalzi di Lione, oggi conservato ad Aix-en-Provence nel Musée Granet.
L’opera di Grandon giunse nel 1777 a Cantù grazie a una donazione del Canonico Torriani, che probabilmente aveva legami con i Carmelitani Scalzi di Lione e che fece collocare il quadro a proprie spese sull’altare in precedenza intitolato a Santa Brigida.
Sulle pareti laterali sono rappresentati quattro angeli in stucco, mentre quattro medaglioni ospitano le effigi settecentesche di:
- Sant’Antonio;
- San Francesco;
- San Giovanni;
- San Luigi.
Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù: l’altare di Sant’Antonio
L’altare in cornu evangelij, cioè a sinistra dal punto di vista del fedele, è intitolato a Sant’Antonio, ma in passato era dedicato a San Giuseppe. Ricco di stucchi seicenteschi, presenta due colonne tortili in finto Nero di Varenna, mentre in alto le tre Virtù Teologali ornano il timpano spezzato. Sulle pareti laterali, altri stucchi incorniciano specchiature senza affreschi.
La pala raffigura Sant’Antonio e San Bernardo in basso, insieme con la Sacra Famiglia in Gloria e il Padre Eterno. Il margine inferiore riporta lo stemma della famiglia Negroni di Ello: la tela, infatti, fu donata da Nicolao Negroni nel 1659.
Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù: l’Incoronazione della Vergine
All’interno del Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù merita di essere visto, sulla parete di sinistra, anche il dipinto dell’Incoronazione della Vergine, attribuito a Camillo Procaccini.
Nato a Parma nel 1561, Procaccini è autore, tra l’altro:
- della Conversione di San Paolo che puoi ammirare nella Basilica di San Paolo di Cantù;
- della Madonna del Rosario visibile nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Lesmo;
- della Decollazione del Battista tra i Santi Fermo e Rustico della Chiesa della Beata Vergine Addolorata di Santa Maria Hoè;
- della Visitazione ospitata nella Chiesa di San Giorgio Martire a Cornate d’Adda.
Nel dipinto del santuario canturino, la Vergine è ritratta in ginocchio su nubi illuminate dall’alto, mentre viene incoronata da Gesù e dal Padre Eterno. Il momento di gloria è illuminato dall’alto dallo Spirito Santo, che squarcia le nuvole. Non passa inosservata, in basso, la presenza delle teste mozze di Pietro e Paolo, appoggiate su due piatti: accanto a una ci sono le chiavi del Cielo (una in oro, l’altra in argento), simbolo di Pietro; accanto all’altra c’è la spada, simbolo di Paolo.
Il quadro, prima di essere portato nel santuario, era ospitato nella Basilica di San Paolo di Cantù. A proposito: se ti va di visitare anche questa chiesa, puoi dare uno sguardo al post che le ho dedicato.
Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù: come arrivare
Il Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù si trova all’incrocio tra viale alla Madonna, via Brighi e via Cesare Cantù.
Se hai deciso di arrivare a Cantù in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi di viale alla Madonna.
Preferisci arrivare a Cantù in treno? Uscito dalla stazione cittadina, gira a sinistra in via Vittorio Veneto e percorri questa strada fino in fondo, per poi girare a sinistra in via Vergani. Alla rotonda, vai dritto in via Brambilla e poi svolta a destra in via Fiammenghini. Giunto in fondo a questa strada, gira a sinistra in piazza degli Alpini e subito dopo a destra in viale alla Madonna: percorri il viale e arriverai al santuario.
Infine, volendo arrivare a Cantù in autobus ti conviene fare riferimento alla linea C45 e scendere alla fermata di viale alla Madonna. Per raggiungere il santuario, ti basta percorrere il viale fino in fondo, lasciandoti i numeri civici dispari alla tua sinistra.
Che cosa vedere a Cantù
Se il Santuario della Madonna dei Miracoli ti ha convinto a raggiungere Cantù, puoi cogliere questa occasione per esplorare anche il resto della città. Non sai dove andare? Nessun problema: nel post qui sotto ti segnalo che cosa vedere a Cantù, e in più ti indico i migliori ristoranti in cui puoi fermarti a pranzo o a cena in zona.
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Infine, mi preme specificare che per la stesura di questo post mi sono basato sulle informazioni presenti nel volume Il Santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù di Alfonso Orombelli e Giacomo Motta: ti consiglio di leggerlo se vuoi saperne di più.
Ciao !! Sai gli orari del santuario?
Ciao, attualmente tutti i giorni dalle 07.30 alle 11.30 e dalle 14.30 alle 18.00