Pellicani, colonie libiche, ottagoni, serpenti di bronzo, teste mozzate, grappoli di uva, diluvi, donne dai capelli infuocati, virtù cardinali e cardinali… arrabbiati: di tutto questo (e di molto altro) ti parlerò portandoti a Cabiate nella Chiesa di Santa Maria Nascente, per raccontarti la sua storia e mostrarti le opere d’arte che la impreziosiscono. Sei pronto?
Tutto quello che ti serve sapere
Una chiesa ottagonale
A Cabiate la Chiesa di Santa Maria Nascente colpisce per la sua forma particolare: un ottagono con tamburo, che richiama le chiese a doppio anello e i battisteri ottagonali tipici della tradizione lombarda.
Eppure l’abside è comunque presente, come se si trattasse di una chiesa assiale.
In più, l’esterno è arricchito da quattro cappelle circolari, che fuoriescono dai lati diagonali, con logge cieche.
Ma qual è la storia di questa chiesa? E perché vale la pena di vederla? Te ne parlo nelle prossime righe.
Cabiate, Chiesa di Santa Maria Nascente: la storia
La costruzione a Cabiate della Chiesa di Santa Maria Nascente, che avvenne a metà del Novecento, fu contrassegnata da ritardi, fatiche e… perfino rimproveri!
Il cardinale Ildefonso Schuster, in occasione della sua visita pastorale a Cabiate del 20 novembre del 1933, aveva invitato il parroco di allora, don Daniele Cantù, a realizzare una chiesa nuova. Infatti, quella già esistente (oggi Santuario di Santa Maria Annunciata, al tempo Chiesa di Santa Maria Nascente) situata nel nucleo antico del paese, era ritenuta ormai troppo piccola per riuscire ad accogliere tutti i fedeli.
Quando, però, sei anni più tardi Schuster tornò a Cabiate e vide che nulla era stato fatto, si dimostrò molto adirato. Queste le sue parole: “Dalla prima visita pastorale (1933) sono trascorsi ormai sei lunghi anni ed ancora la desiderata chiesa non sorge. L’arcivescovo si mostra dolente di dover ripetere la seconda visita in questo angusto tempio, quando il grosso della popolazione rimane, come sei anni fa, fuori dalla chiesa, sulla piazza”. Ed ecco quello che sembra quasi un anatema: “Cabiate è un paese di fondo assai buono, ma se non si fa presto a provvederlo di una chiesa, finirà col rovinarsi completamente”.
Insomma, la chiesa non sembrava nascere sotto i migliori auspici!
L’incarico del progetto venne infine affidato all’architetto di Seregno Ottavio Cabiati, che si avvalse della collaborazione di Luigi Brambilla.
Così annotava il parroco di allora, don Mario Mauri, il 1° gennaio del 1942: “[…]le fondamenta sono gettate: quasi 200.000 mattoni attendono di essere collocati. Molti hanno accolto il mio invito ed hanno chi sottoscritto per un metro cubo di muro, chi per un migliaio di mattoni e chi per una colonna (₤ 15.000)”.
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Finalmente, il 7 settembre del 1942 il cardinale Schuster poté benedire la prima pietra del nuovo edificio. Disse, nell’occasione: “E non fate come gli Ebrei che impiegarono 47 anni a costruire il tempio di Gerusalemme”.
Forse già immaginava che i lavori sarebbero andati per le lunghe?
Solo nell’estate del 1952, infatti, fu collocata la lanterna con la guglia che si elevava nel cielo e la croce che raggiungeva i 42 metri di altezza.
Il 7 settembre del 1958, infine, la chiesa venne consacrata – a distanza di 16 anni dall’inizio della sua costruzione – dall’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, che poco tempo dopo sarebbe diventato papa con il nome di Paolo VI.
A ricordarlo oggi c’è, dentro la chiesa, un bronzetto che lo raffigura: è opera dello scultore napoletano Lello Scorzelli e fu donato alla parrocchia cabiatese da monsignor Pasquale Macchi, che di Montini era stato segretario particolare e che nel 1986 ha creato la Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese.
Nel 1959 furono inaugurati l’altare della Madonna (con la tela realizzata da Luigi Filocamo) e quello di Santa Croce.
Nel 1960 fu la volta del battistero e del Crocifisso, opera – anche in questo caso – di Luigi Filocamo.
Nel 1961 fu realizzato il pronao, con le quattro statue che raffigurano le quattro virtù cardinali: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza.
Allo stesso anno risale il mosaico esterno sopra il pronao: rappresenta la nascita di Maria, e l’autore è lo stesso Filocamo. Questo mosaico propone le due scene tipiche delle raffigurazioni della Natività di Maria: il parto di Sant’Anna e le cure prestate dalle donne alla neonata Maria.
Si tratta dell’ideale inizio di un filo conduttore che si concluderà poi all’interno della chiesa con il mosaico dell’altare della Madonna, che raffigura l’incoronazione della Vergine da parte di Gesù.
Chi era l’architetto Ottavio Cabiati
Nato a Firenze il 25 maggio del 1889 da genitori brianzoli, Ottavio Cabiati studiò al Politecnico di Milano, laureandosi in architettura, e all’Accademia di Brera.
Fu molto attivo a Milano e, tra il 1928 e il 1935, nelle colonie libiche: a Bengasi, per esempio, progettò la residenza del governatore, la Casa del Fascio e la cattedrale, mentre a Tripoli realizzò un quartiere INCIS (l’Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali).
In Brianza ha progettato, tra l’altro:
- la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso di Verano Brianza;
- la Chiesa di Santa Margherita a Paina di Giussano;
- il fronte monumentale della Basilica di San Giuseppe di Seregno.
Cabiati morì a Seregno in un incidente automobilistico il 31 ottobre del 1956, quando a Cabiate la Chiesa di Santa Maria Nascente non era ancora stata completata: per questo l’opera venne terminata dal suo collaboratore Luigi Brambilla con Udenio Rusconi.
Cabiate, Chiesa di Santa Maria Nascente: i portali di ingresso
I portali di ingresso della Chiesa di Santa Maria Nascente di Cabiate sono un vero spettacolo: per questo ti consiglio di soffermartici con attenzione.
Il portale di ingresso centrale in bronzo, realizzato nel 1996 da Osvaldo Minotti, mostra quattro figure: Giuditta, Debora, Betsabea ed Ester.
Ognuna di esse è allegoria di una delle prerogative di Maria, che libera, guida, intercede e media.
I portali laterali della chiesa, invece, sono impreziositi da formelle bronzee realizzate da Alberto Ceppi secondo i suggerimenti di don Carlo Travaglino; sono stati inaugurati l’8 dicembre del 2015 in presenza di monsignor Patrizio Garascia.
I temi degli otto pannelli e degli otto tondi che completano l’opera sono la Pasqua e l’Eucaristia. In particolare, ogni medaglione raffigura un simbolo collegato al tema del pannello vicino. Gli altorilievi sono stati realizzati con l’antica tecnica della fusione a cera persa.
Il portale di sinistra accoglie formelle con temi dell’Antico Testamento:
- Il sacrificio di Isacco;
- La Pasqua ebraica;
- La raccolta della manna;
- Il servo del Signore
I medaglioni mostrano, invece:
- L’altare degli olocausti;
- L’Agnello del sacrificio;
- Il sangue dell’alleanza con Mosè;
- Il serpente di bronzo.
Sul portale destro, le formelle propongono temi del Nuovo Testamento:
- Il pasto pasquale con l’istituzione dell’Eucaristia;
- Il Crocifisso risorto;
- I due discepoli di Emmaus;
- L’Eucaristia fa la Chiesa.
I medaglioni raffigurano:
- Uva e spighe;
- Pani e pesci;
- Il pellicano;
- Il coltello del rito mosaico smussato.
Le formelle dell’Antico Testamento
Il sacrificio di Isacco
Il sacrificio di Isacco (Gen 22) mostra Abramo con lo sguardo rivolto verso l’angelo che gli parla. Abramo brandisce un grande coltello: la lama, però, non sta per colpire Isacco, ma è puntata verso l’alto. L’angelo, a sua volta, ha la mano destra alzata, sia in segno di saluto, sia per bloccare la mano di Abramo. Isacco, infine, ha gli occhi bassi, rassegnato alla volontà del padre.
La scena è contornata da due alberi: quello a sinistra, rigoglioso e imponente; quello a destra, minuto e rachitico. Simboleggiano il passaggio dalla vita alla morte. Infine, nel cespuglio si intravvede l’ariete, che sarà scelto come vittima al posto di Isacco.
La Pasqua ebraica
La scena della Pasqua ebraica ha come protagonisti quattro sposi, ognuno con in mano un pezzo di pane azzimo o una porzione di carne di agnello. Le due coppie stanno concludendo il proprio pasto prima di partire e mettersi in cammino.
Al centro della tavola si nota il vassoio con i resti e la testa dell’agnello. Per terra, i bagagli preparati per il viaggio. Sullo sfondo, infine, tre uomini già in cammino verso la Terra Promessa, mentre in alto splende la luna di Nisan.
La raccolta della manna
La raccolta della manna è un evento raccontato nel libro dell’Esodo e in quello del Deuteronomio. Nella scena raffigurata, il paesaggio è arido, desertico, con due soli arbusti, privi di frutti o di foglie. In primo piano, un bambino si porta la manna alla bocca per assaggiarla, mentre accanto a lui una donna la raccoglie da terra. Si notano altre due figure intente a trasportare questo cibo inatteso.
Il bambino è come isolato, ignorato dagli adulti attorno a lui. In alto a sinistra, due personaggi dai volti indefiniti: forse una mamma che prova a richiamare l’attenzione del figlio.
Il Servo del Signore
Il Servo del Signore (IV Canto del Servo del Signore, dal libro di Isaia) è la misteriosa prefigurazione del Messia: un personaggio da solo al centro della scena, umiliato e con gli occhi rivolti verso il basso. Le mani sono aperte in segno di offerta, mentre le ginocchia sono lievemente piegate, come conseguenza di un carico pesante.
Sulla sinistra, un agnello accucciato e innocente; si notano anche due cipressi sempreverdi. Dietro il Servo, un gruppo di case e una chiesa con un campanile.
Le formelle del Nuovo Testamento
Il pasto pasquale con l’istituzione dell’Eucaristia
A essere raffigurato è il Cenacolo di Gerusalemme, con Gesù che spezza il pane davanti ai dodici apostoli: le mani grandi tengono il pane, quasi appoggiate al petto, e la sua posa è solenne. In basso, i segni del Mistero Eucaristico: la spiga di frumento, il cesto d’uva, l’anfora con l’acqua e quella con il vino. In tavola i piatti sono vuoti, e ci sono solo due vassoi con il pesce; manca l’agnello.
Si richiama il pasto pasquale avvenuto dopo la resurrezione, come dimostra l’aureola infuocata. Don Carlo Travaglino scelse di intitolare questo episodio non Ultima Cena ma, appunto, pasto pasquale.
Il Crocifisso risorto
Cristo risorto è sollevato da terra, con lo sguardo rivolto verso l’alto. Il suo piede destro mostra, ben visibile, la piaga del chiodo; il sinistro, invece, è avvolto dal drappo vittorioso. Il cerchio di orifiamma circonda Gesù.
Al centro della pietra del sepolcro c’è un foro, come fosse una macina da mulino. Sullo sfondo, a sinistra, si vedono le tre croci, mentre a destra, esattamente nell’angolo opposto, una pianta gemmata rappresenta l’albero della vita, anche se ancora spoglio.
I due discepoli di Emmaus
La cena di Emmaus è raccontata nel Vangelo di Luca: i due discepoli, seduti a tavola, riconoscono Gesù risorto che spezza il pane fra di loro. Due grandi aureole raggiate compaiono attorno al capo di Gesù, il cui mantello è circondato da raggi di luce; una terza aureola si nota dietro la tenda.
Il discepolo a sinistra ha gli occhi sbarrati e indica sé stesso con la mano sinistra; quello a destra appoggia una mano sulla tavola e con l’altra indica Gesù. Entrambi sono avvolti da un pesante mantello. In alto a destra, una piccola luna simboleggia la sera imminente: spirituale, oltre che reale.
L’Eucaristia fa la Chiesa
L’ottava formella rappresenta la Chiesa di Santa Maria Nascente di Cabiate, riconoscibile per la sua forma ottagonale, sovrastata da un’ostia con le lettere IHS, abbreviazione in greco della parola Gesù. Nella folla si intravvede una donna in carrozzella, emblema del dolore, spinta da una donna con i capelli infuocati: è la Carità.
Completano la scena due nonni con due nipoti, una donna con in braccio un bambino e una coppia di ragazzi in procinto di unirsi in matrimonio, mentre si guardano intensamente. Al centro, la comunità ecclesiale è formata da tante persone che si tengono per mano. Si notano, infine, due colombe, simbolo di amore fedele, e due sagome che ricordano due cipressi.
I medaglioni dell’Antico Testamento
L’altare degli olocausti
L’altare degli olocausti è quello che fu costruito da Abramo per bruciare la vittima sacrificale.
Il medaglione mostra il fumo del sacrificio che si innalza verso Dio, mentre dall’alto scende una specie di braccio.
L’Agnello del sacrificio
L’Agnello del sacrificio è quello della Pasqua ebraica.
Il muso dell’animale è umanizzato, con gli occhi aperti e le orecchie distese.
Il sangue dell’alleanza con Mosè
Mosè, dal volto accigliato, ha le tavole della Legge strette al petto, e un rustico aspersorio nella mano destra. Il libro dell’Esodo racconta che metà del sangue degli animali sacrificati viene sparsa sull’altare, mentre l’altra metà viene usata da Mosè per aspergere il popolo.
Sotto lo sguardo di Mosè, volti anonimi, a simboleggiare l’umanità protetta dall’Alleanza con Dio.
Il Serpente di bronzo
È nel libro dei Numeri che si racconta del Serpente di bronzo, dopo che il popolo di Israele, pur avendo ricevuto il dono della manna, si lamenta contro Mosè e contro Dio: “Il Signore disse a Mosè: – Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita -“.
I medaglioni del Nuovo Testamento
Uva e spighe
Un grappolo d’uva (da cui proviene il vino, sangue di Cristo) e spighe di frumento (da cui si ricava il pane, corpo di Cristo); in mezzo c’è una croce.
Pani e pesci
La parola greca usata per dire pesci è formata da lettere che compongono l’anagramma Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.
Il pane sta a indicare, invece, l’Eucaristia, che è il modo con cui Gesù si fa Salvatore.
Il pellicano
Secondo una leggenda il pellicano ridà la vita ai suoi piccoli dopo tre giorni lacerandosi il proprio petto e dando loro il sangue: è evidente la correlazione con Gesù che fa dono di sé.
Il coltello del rito mosaico smussato
Del coltello del rito mosaico smussato si parla nell’antico inno del Preconio pasquale; il coltello rievoca i sacrifici degli animali e la circoncisione, segno di appartenenza al Popolo eletto.
Ma perché è smussato? Con il sacrificio di Cristo, la lama non è più affilata perché non serve più.
Cabiate, Chiesa di Santa Maria Nascente: le icone della cupola
Anche l’interno della chiesa è destinato a stupirti. Volgi lo sguardo verso l’alto: la calotta interna della cupola è decorata con sedici icone in altrettante ancone che raffigurano gli episodi più importanti della vita di Maria.
Si tratta di tele (5.80 x 1.68 m) dipinte a olio dalla Scuola di Disegno di Cabiate, rese ancora più affascinanti dalla luce che filtra attraverso la lanterna ottagonale.
Le icone vanno “lette” partendo dalla destra dell’altare della Madonna in senso orario.
Cabiate, Chiesa di Santa Maria Nascente: gli artisti
Ti ho già parlato poco fa di Luigi Filocamo, di Lello Scorzelli e di Alberto Ceppi, ma a Cabiate la Chiesa di Santa Maria Nascente ospita molte altre opere di artisti del Novecento.
Lo scultore di Carate Brianza Santo Caslini, per esempio, è l’autore della Via Crucis, inaugurata nel 1962.
Giuseppe Scalvini, invece, realizzò i capitelli in bronzo, con un motivo a foglie liberamente interpretato: il loro colore verde fa risaltare il grigio marmo repen delle colonne interne a sezione ottagonale.
Di Carlo Paganini è la statua in bronzo di San Giuseppe Artigiano.
Mario Rudelli, infine, ha creato l’altorilievo La Vergine e il Bambino.
Cabiate, Chiesa di Santa Maria Nascente: curiosità
Il battistero della chiesa di Cabiate accoglie tre mosaici, realizzati nel 2006, che rappresentano i tre tipi di battesimo dell’Antico Testamento: la creazione delle acque, il diluvio e il passaggio del Mar Rosso. I tondi sovrastanti, invece, riproducono in forma astratta le tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.
Nella chiesa compare spesso il logo della stella a otto punte, che indica i punti cardinali: non a caso, Maria fu denominata Stella maris.
Il numero 8 ritorna non solo nella pianta ottagonale della chiesa, ma anche nel numero delle colonne interne e nella forma ottagonale del tamburo.
Cabiate, Chiesa di Santa Maria Nascente: dove si trova
A Cabiate la Chiesa di Santa Maria Nascente si trova in via Don Filippo Canali, all’incrocio con via Dante. Vuoi sapere come raggiungerla?
Se hai in mente di arrivare a Cabiate in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi di via Dante, accanto all’ufficio postale.
Preferisci arrivare a Cabiate in treno? Ottima idea: esci dalla stazione dalla parte del passaggio a livello e attraversalo. Ti ritroverai, così, in via Vittorio Veneto; vai dritto e gira nella prima strada a destra, via Matteotti. Quindi prendi la seconda a sinistra, via Dante: dopo pochi metri vedrai la chiesa alla tua destra.
Infine, nel caso in cui tu voglia arrivare a Cabiate in autobus, puoi fare riferimento alla linea C80 e scendere alla fermata Municipio/Stazione Trenord. Da qui, attraversa il passaggio a livello e poi segui le indicazioni che ti ho fornito qui sopra.
Che cosa vedere a Cabiate
Pensi che a Cabiate la Chiesa di Santa Maria Nascente sia la sola location che meriti di essere ammirata? Sbagliato! Leggi il post qui sotto, e scoprirai che cosa vedere a Cabiate tra monumenti, ville antiche e opere d’arte disseminate in paese.
Grazie per avere letto fino a qui! Spero che tu abbia apprezzato il post e, in generale, l’idea di Viaggiare in Brianza: se ti va, puoi supportare questo progetto cliccando qui sopra e lasciandomi una donazione. La utilizzerò per pagare una parte delle spese di gestione del sito.
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Ci tengo a segnalarti, infine, il volume Le icone del tiburio, edito in occasione del 30° della consacrazione della chiesa: mi è stato davvero utile per redigere questo post, così come i numeri speciali dell’Informatore Parrocchiale da cui ho attinto curiosità e notizie, tra cui Portali laterali della facciata della chiesa parrocchiale, con le riflessioni di Pietro Longoni.
Tra gli artisti avete scritto Mangrini
ERRORE : Enrico Manfrini, scultore x molti papi
Ho apprezzato molto la vostra guida e spero di poter venire a fare una visita
Grazie
Grazie, Gabriella: ho corretto il refuso!