Villa Giovio a Verzago, nel territorio comunale di Alzate Brianza, è una delle tante dimore storiche che puoi incontrare passeggiando nel verde della Brianza comasca. Questa nobile magione fu teatro dell’amore (che non ebbe un lieto fine) tra il poeta Ugo Foscolo e una ragazza di nome Francesca: di seguito ti racconto la loro storia.
Tutto quello che ti serve sapere
Alzate Brianza: Villa Giovio
Tra i luoghi che vale la pena di ammirare durante una passeggiata ad Alzate Brianza c’è senza dubbio Villa Giovio a Verzago.
Villa Giovio a Verzago: Paolo e Benedetto Giovio
Alla famiglia Giovio appartennero i fratelli Benedetto e Paolo, entrambi storici, vissuti a cavallo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo.
Benedetto, il fratello maggiore, fu notaio – come il padre e il nonno – e cancelliere della curia vescovile di Como, ricoprendo nella città lariana numerose cariche pubbliche, fra le quali quella di console di giustizia.
Paolo, invece, fu un personaggio a dir poco eclettico: collezionista e viaggiatore, esercitò la professione di medico, ma fu anche letterato e cortigiano a Roma. E, ancora, vescovo di Nocera e museologo: nella sua residenza di Borgovico, sul lago di Como, raccolse ritratti di uomini illustri e molti altri reperti.
Villa Giovio a Verzago: il conte Giambattista
Tra i discendenti dei Giovio vi fu il conte Giambattista. Nato nel 1748 e morto nel 1814, fu poligrafo e poeta, amico e corrispondente di Pietro Metastasio, Vincenzo Cuoco, Ippolito Pindemonte e Alessandro Volta.
Mente raffinata e amicizie selezionate, insomma. Ma il buon Giambattista aveva – diremmo oggi – una certa puzza sotto il naso.
Basti leggere una sua lettera scritta nel 1784. “Oggi ebbi visite infinite […] di agricoltori vecchi giovani ragazzi e di villane co’ loro bambini al collo. Volgon quasi due secoli dacché fu stabilito un legato, per cui il dì d’Ognissanti si distribuisce alla mia porta pane e vino ai contadini, che vi concorrono. […] Oh con quanta giulività questa povera gente ghermisce una pagnotta, e tuffa le labbra in una scodella di vino! Mi son divertito anch’io da un poggiuolo gittando pane alla turba”.
Il conte Giambattista e Ugo Foscolo
Il conte Giambattista Giovio fu amico, tra gli altri, di Ugo Foscolo, che era solito venire a trovarlo proprio nella villa di Verzago, come documentato dal volume Guida ai misteri e segreti della Brianza (SugarCo Edizioni).
I due si incontrarono per la prima volta con tutta probabilità nell’agosto del 1808.
Il poeta ebbe modo di conoscere anche la moglie di Giambattista, i suoi tre figli maschi e le sue cinque figlie femmine.
Di queste, Vincenzina e Felicia – le due più grandi – erano già sposate. Non era maritata, invece, la bionda Francesca, che quando conobbe Foscolo aveva 19 anni (era nata nel 1789). Per il poeta, fu un colpo di fulmine.
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Dopo aver trascorso alcuni mesi a Pavia per l’università, Foscolo riprese a frequentare i Giovio nella primavera del 1809: era a casa loro tutte le sere.
Ben presto, però, si rese conto che il suo interesse nei confronti di Francesca non era troppo gradito da Giambattista.
Per questo provò a fare un passo indietro, come scriveva in una lettera del 9 aprile indirizzata all’amico Giulio Gabrielli di Montevecchio, in cui sosteneva di voler “levare ogni sospetto a’ parenti ed ogni lusinga alla giovinetta”.
In quella missiva, Foscolo si definiva “tenacissimo in questo proponimento di lasciarli in pace e di starmene in pace”.
Non andò così, però. Alla fine di giugno Foscolo rivide Francesca, scoprendo che il padre l’aveva promessa in sposa al colonnello francese Victor Vautré. Non la prese bene.
Il 19 agosto spedì una lettera a Francesca in cui giurava che l’avrebbe amata per sempre, affermando che la lontananza da lei lo avrebbe reso infelicissimo.
Con un pizzico di vittimismo, Foscolo scriveva di non poter aspirare alla mano della fanciulla, non essendo né ricco né nobile, e le consigliava di accettare la proposta di Vautré.
In cuor suo, Foscolo sperava che Francesca – ancora innamorata di lui – inducesse il padre a cambiare idea sul matrimonio. Ma non andò così, anzi.
La lettera, infatti, non fu gradita alla ragazza, che non solo non riferì niente a Giambattista, ma rispose al poeta che si sentiva amata unicamente per compassione.
Seguì la controrisposta di Foscolo, che sosteneva che le sue parole fossero state male interpretate: egli non desiderava la propria felicità, ma solo la pace di lei (“Io vivrò amandovi sempre e morrò raccomandando l’anima mia alla vostra pietà”).
Il rapporto epistolare fra i due continuò, anche perché il matrimonio con Vautré tardava a concretizzarsi. Nel 1810, Francesca scriveva: “Mi sembra che anche mio padre comincia a tremare di abbandonarmi nelle mani d’uno straniero; e ne è una prova certa il non vederlo mai arrivare […]. Sono già quasi otto mesi, che mi trascinano nell’incertezza, e mi pareva pure penosissima! […] l’unica mia consolazione è il poter dire, forse non arriverà”.
E ancora, sempre rivolta a Foscolo: “Se tu sapessi quanta pena, quanta compassione mi facevi iersera vedendoti sempre gli occhi pieni di lagrime! Io non so com’abbia potuto reggermi in piedi, sentendo la tua mano che tremava nella mia sì fortemente”.
Eppure, il 12 settembre del 1810, Francesca Giovio sposò il Vautré.
Fu, quello, il tramonto dell’amore tra Ugo Foscolo e la sua Cecchina (così il poeta chiamava affettuosamente Francesca).
Che cosa vedere ad Alzate Brianza
Villa Giovio a Verzago è solo una delle numerose location che meritano di essere scoperte ad Alzate Brianza. Vorresti sapere quali sono le altre? Ti basta leggere il post qui sotto, che ti suggerisce che cosa vedere (e dove mangiare) ad Alzate Brianza.
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