Nel centro storico di Alzate Brianza si può vedere una lapide intitolata ad Andrea Alciato. Se non hai mai sentito parlare di questo intellettuale, leggi il resto dell’articolo: scoprirai la storia, i pregi e i (tanti!) difetti di un uomo che ha contribuito a scrivere la storia della cultura del nostro Paese nel periodo rinascimentale.
Tutto quello che ti serve sapere
La lapide nel centro storico di Alzate Brianza
Nel centro storico di Alzate Brianza è presente una lapide dedicata a Giovanni Andrea Alciato.
La lapide si trova sopra il civico 1 di via Anzani, proprio di fianco alla Torre Civica di Alzate, il simbolo del paese.
Chi era Andrea Alciato
Giovanni Andrea Alciato nacque proprio ad Alzate l’8 maggio del 1492.
Di lui, Ignazio Cantù scrisse: “Fu un uomo di cattivissima indole, ambizioso, avido della fama e del denaro, invidioso della gloria altrui, capriccioso e dedito al ventre, per cui divenne assai pingue”.
E ancora: “Ebbe statura avvantaggiata, occhi spalancati e prominenti, labbra tumide e color bruno”.
Come dire: brutto dentro e fuori.
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Ma allora, perché un uomo in apparenza così sgradevole è entrato nella storia d’Italia?
Intellettuale, giurista, insegnante
Per capirlo, è sufficiente leggere ciò che è scritto sulla lapide alzatese: La cittadinanza / e l’amministrazione comunale / di Alzate Brianza / nel 5° centenario della nascita / di / Andrea Alciato / umanista e giurista / di fama mondiale / nato ad Alzate l’8 maggio 1492 / morto a Pavia il 12 gennaio 1550 / hanno qui collocato / la sua effigie / a memoria storica / ed a proposta perenne / dei valori dell’umanesimo / per cui l’uomo è tanto più uomo / quanto più conosce / e la cultura fa incontrare / persone popoli nazioni / oltre il tempo e lo spazio.
Ritenuto il fondatore del metodo umanistico, Andrea Alciato fu un giurista erudito e colto, oltre che apprezzato docente.
Non solo: consulente e stimato avvocato, scrisse opere giuridiche conosciute per la loro originalità.
Un vero e proprio intellettuale europeo, dunque, che dopo gli studi a Pavia e a Bologna ottenne onori e fama ad Avignone e a Bourges, dove era andato a insegnare.
Ebbe un prolungato rapporto epistolare con Erasmo da Rotterdam, e fu uno dei docenti di diritto più importanti del Vecchio Continente.
Tornato in Italia, continuò a insegnare e diventò un esempio per le giovani generazioni di giuristi.
Fu un vero riformatore della giurisprudenza rinascimentale, dando voce “nella sua opera alle istanze umanistiche di rifondazione del sapere giuridico”, come scrive il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Ferrara, che definisce Alciato “un protagonista ed un riformatore della cultura giuridica europea”.
Insomma: che fosse brutto e capriccioso, onestamente, poco importa.
La storia di Lucrezia, nipote di Andrea Alciato
Andrea Alciato ebbe tra l’altro una nipote, Lucrezia, la cui curiosa vicenda biografica è raccontata nel volume Le vicende della Brianza e de’ paesi circonvicini narrate da Ignazio Cantù.
Lucrezia fu chiesta in sposa da Girolamo Visconti, affascinato non tanto dall’aspetto della fanciulla, quanto dalla sua dote.
Tuttavia, il padre della ragazza – Pietro Alciati –, venuto a sapere delle mire maligne del pretendente, si oppose alle nozze.
Riprendendo le parole del Cantù, “apertosi colla fanciulla la pregò tanto, che l’indusse a vestirsi il velo monacale”.
Ma ad Alciati ciò non bastava: egli desiderava soprattutto vendicarsi contro l’uomo che aveva messo a repentaglio la virtù di Lucrezia.
Così, “per sottoporre il Visconti ad una pena vergognosa”, gli chiese di accompagnarlo, insieme con Lucrezia, al Sacro Monte di Varese, dove era presente un convento di monache.
Raggiunta l’altura, la ragazza si avvicinò all’ingresso del convento, per poi rivolgersi all’ex amante: “Or va a sposare la dote della sciagurata Lucrezia!”.
Entrò quindi in convento, lasciando il Visconti con un palmo di naso.
Lucrezia Alciati morì proprio in quel convento intorno al 1590, legando il suo ricco patrimonio alla costruzione della Chiesa della Trasfigurazione di Cantù.
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