Che cosa fare a Briosco? Tutto quello che ti serve sapere se vuoi visitare il paese è concentrato nelle prossime righe: le ville più belle, i sentieri lungo il Lambro e il torrente Bevera, le cascine più suggestive ma, soprattutto, il parco delle sculture del Rossini Art Site, un museo a cielo aperto. Buona lettura!
Tutto quello che ti serve sapere
La città
Paese di poco più di 6mila abitanti della provincia di Monza e Brianza, Briosco comprende, oltre al capoluogo, le frazioni di Capriano e Fornaci.
Essendo attraversato dal fiume Lambro, Briosco fa parte del Parco Regionale della Valle del Lambro.

Nativo di Briosco è l’ex magistrato Gherardo Colombo, storico pm di Mani Pulite.
[Prima di scoprire dove mangiare a Briosco e come arrivare, vuoi fare un salto sulla pagina Facebook di Viaggiare in Brianza?]
In corrispondenza dello svincolo di Briosco della SS 36 si sono svolte le riprese di alcune scene di uno dei tanti film girati in Brianza: si tratta di Agenzia Riccardo Finzi… praticamente detective, commedia diretta da Bruno Corbucci e con protagonista Renato Pozzetto.
Che cosa fare a Briosco: i monumenti da vedere
Desideri sapere che cosa vedere a Briosco? Potresti iniziare la tua passeggiata dalla frazione di Capriano, ammirando la Chiesina dei Morti: si trova in via don Rino Buraglio. La chiesa fu costruita nel 1729 in memoria delle vittime dell’epidemia di peste del 1630: il luogo in cui sorge, infatti, fungeva da lazzaretto per i malati.

Nota anche come Oratorio di San Giuseppe del Contagio o alla Campagna, nel 1836 ospitò i contagiati dal colera e nel 1890 i malati di vaiolo. All’interno sono presenti un affresco di San Rocco e un affresco di San Sebastiano, entrambi protettori dalle epidemie.

Ora, lasciandoti via San Sebastiano alle spalle, incamminati lungo via San Giuseppe e percorrila fino in fondo, per poi girare a sinistra in via Carducci: qui al civico 18 sorge la storica Villa Trivulzio, oggi ribattezzata Villa Lorenzo. Noterai subito la cancellata a lance dorate con pilastri in pietra che delimita il cortile d’onore, mentre il fondo il corpo principale dell’edificio è caratterizzato da tre vetrate ad arco. La villa, sorta già nel Cinquecento ma poi ricostruita tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, mette in evidenza un sobrio stile neoclassico.

Volgendo lo sguardo alla tua destra, invece, trovi la Corte della Posta (che oggi ospita un’edicola), costruzione cinquecentesca che si affaccia sulla strada con un portale barocco in pietra. Contraddistinta da un porticato con pilastri quadrati e da un pozzo di forma ottagonale, la struttura probabilmente in passato faceva parte di un complesso monastico. L’edificio, in passato, faceva parte di Villa Casanova (te ne parlo tra poco); in seguito ha ospitato, fino agli anni Sessanta, l’ufficio postale di Capriano (ecco spiegato il nome Curt de la Posta).

Superata Villa Lorenzo, continua a passeggiare in via Carducci fino a ritrovarti in piazza Annoni: qui vale la pena di osservare Villa Annoni, realizzata probabilmente a cavallo tra la fine del XVII secolo e i primi anni del XVIII secolo. Molto intrigante, anche se attualmente in stato di abbandono, la dimora comprende anche una cappella gentilizia settecentesca.

In piazza puoi osservare anche la statua Madre di Pace realizzata dallo scultore Ambrogio Beretta.

All’incrocio tra via Carducci e piazza Annoni imbocca via Parini e percorrila. Costeggerai, così, il muro di cinta dell’antica Villa Casanova: in passato una maestosa residenza nobiliare, oggi trasformata in un complesso di residenze private. La famiglia Casanova, che proveniva da Civate, si stabilì qui tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.

Proseguendo la tua passeggiata lungo via Parini, raggiungerai la Chiesa di Santo Stefano.

L’aspetto attuale dell’edificio è frutto del progetto di restauro realizzato negli anni ’30 dell’Ottocento dall’architetto comasco Biagio Magistretti.


Al suo interno meritano di essere visti Il martirio di Santo Stefano e I quattro evangelisti, affreschi realizzati tra il 1840 e il 1841 da Giovanni Battista Airaghi.


Altrettanto suggestivo, ma molto più recente (risale al 1995), l’affresco che decora l’abside semicircolare, opera di Anita Colombo e Arben Vogli: raffigura Le dodici porte della Gerusalemme celeste, con riferimento alle dodici tribù di Israele).

Superata la chiesa, prosegui lungo la stessa strada, che diventa via Pascoli: da adesso ti imbatterai in alcune delle cascine storiche del paese. Già dopo pochi metri, alla tua sinistra in via Pascoli 15, non perderti l’affascinante edificio di Cascina Isola Palma.

Continua a camminare lungo la provinciale (che da via Pascoli prende il nome di via Donizetti e poi via Medici), e vai sempre dritto. Tra il civico 29 e il civico 31 troverai la Chiesa di Sant’Elisabetta, o Chiesa della Visitazione, risalente al XVI secolo: al suo fianco è presente una piccola statua della Madonna del Rosario.

Accanto alla chiesa imbocca via Tonale: prosegui fino alla prima rotonda e qui gira a destra in via Meyer. Continua fino a che sulla tua destra non trovi via Col del Frejus. Questa è la strada che ti conduce a Casa Rossini, progettata nel 1986 da Gianfranco Frattini: è la sede della Fondazione Pietro Rossini e del Rossini Art Site, un museo all’aperto con sculture di artisti contemporanei come Gio Pomodoro, Bruno Munari e Andrea Cascella.

Il parco di sculture (unico nel suo genere tra i musei in Brianza) ospita la collezione d’arte creata nella seconda metà del Novecento dall’imprenditore Alberto Rossini, e si fa notare sin dal pavilion di accesso, ideato dall’architetto newyorchese James Wines. Il museo è aperto dal giovedì alla domenica, ma ti consiglio di chiamare per sicurezza il numero 0362 827761, soprattutto in caso di cattivo tempo.

A proposito: se vuoi scoprire altri musei vicino a Milano, dai un’occhiata al post qui sotto.
Ora scendi da via Col del Frejus e gira a sinistra in via Meyer (la strada da dove sei arrivato), percorrendola fino in fondo: allo stop ti ritroverai di fronte al civico 6 di via Medici, dove c’è l’ingresso di Villa Medici Giulini. Costruita nel 1643, la dimora ospita un museo privato di pianoforti storici e clavicembali. Il complesso include un teatrino che si affaccia su una piazzetta pavimentata in cui vengono organizzati concerti ed eventi musicali. Se desideri prenotare una visita, anche per ammirare il bel giardino all’italiana della residenza, puoi scrivere a villamedici@villagiulini.it.

Da via Meyer, dunque, gira a destra in via Medici e poi subito a sinistra in via Roma: alla tua sinistra potrai osservare la Cappella di Villa Medici Giulini. La cappella, risalente al XVIII secolo, si caratterizza per la facciata di gusto neoclassico, con timpano triangolare e doppie paraste laterali.

Percorrendo via Roma fino in fondo arrivi al civico 4, dove non passa inosservato l’affascinante edificio del municipio, costruito negli anni ’60 dell’Ottocento.

Se vuoi conoscere meglio la lunga e curiosa storia del municipio di Briosco e scoprire le tante opere d’arte che si possono ammirare al suo interno, ti basta leggere il post qui sotto.
Da qui svolta a destra in via Trieste, e davanti a te al civico 19 – troverai la splendida Corte Brusata.

Di fronte, in via Trieste 30, c’è l’ingresso di Villa Porro-Lodi. Il casato Porro-Lodi è una presenza storica a Briosco, ed è sorto dall’unione di due famiglie aristocratiche milanesi: i Porro e i Lodi, appunto. La villa non è visibile dalla strada; tuttavia, accanto al portone di ingresso sul muro di cinta si può riconoscere lo stemma di famiglia in pietra grigia, con la scritta IO. BAPT. DE LAUDE MDLVIIII (cioè Giovanni Battista Lodi 1559). Della famiglia Porro-Lodi, comunque, ti parlerò anche più avanti.
A questo punto procedi lungo via Trieste fino all’incrocio con piazza della Chiesa: qui alla tua sinistra trovi una strada in discesa che ti permette di raggiungere i boschi che costeggiano il Lambro.

Ti imbatterai, così, in due torri: le Torri del Canatori, cioè le torri dell’incannatoio. Una si trova sulla sponda del fiume, mentre l’altra è a mezza costa. In origine esisteva anche un’altra torre, ma è stata demolita negli anni Sessanta.

Le torri, ancora oggi molto suggestive, servivano a trasferire energia elettrica a un impianto produttivo destinato alla lavorazione della seta (l’incannatoio, appunto).

Ritornando sulla strada asfaltata, di fronte a te in piazza della Chiesa puoi ammirare da vicino la Chiesa dei Santi Ambrogio e Vittore e il Monumento ai Caduti. La chiesa, nella sua versione attuale, è frutto dei lavori di ampliamento (effettuati tra il 1950 e il 1952 su progetto di Ottavio Cabiati) di una precedente chiesa ottocentesca progettata da Girolamo Arganini, che a sua volta aveva ampliato un edificio duecentesco ricostruito nel 1578. Anche il Monumento ai Caduti è opera di Cabiati, mentre il campanile della chiesa, inaugurato nel 1959, è stato progettato da Luigi Brambilla (cugino di Cabiati) ed Emilio Somaschini.

I Santi Ambrogio e Vittore sono raffigurati nella lunetta del frontone, insieme con la Madonna del Rosario, in un bassorilievo eseguito da Titta Sanfratello, artista originario di Menfi.

I due santi sono rappresentati anche sulla volta del pronao in un dipinto eseguito nel 2002 dall’artista caratese Angelo Fumagalli.
All’interno della chiesa si può osservare una copia del dipinto di Guido Reni Il battesimo di Cristo, realizzata dalla pittrice Pamela Marsilii.

Meritano di essere notate anche le sette tavolette che raffigurano i Misteri del Rosario, risalenti alla seconda metà del XVII secolo: si pensa siano da attribuire al pittore di Treviglio Giovanni Stefano Danedi, detto il Montalto, e alla sua bottega. Ma se i Misteri del Rosario sono quindici, perché le tavolette sono solo sette? Le altre otto furono rubate nell’agosto del 1988; in seguito al furto, il parroco dell’epoca – don Gino Villa – decise di nascondere le sette rimaste, che sono tornate a essere visibili a tutti, esposte su un’unica tavola lignea, nel 2024, dopo essere state ripulite dal restauratore Claudio Fociani.

Dalla chiesa, gira a sinistra in via Cavour e all’incrocio di nuovo a sinistra in via Rossini. Raggiunto il civico 7, imbocca il sentiero alla tua sinistra: percorrendolo, alla tua destra potrai osservare ciò che rimane dell’ex cartiera Villa, uno dei numerosi luoghi abbandonati in Brianza. Si tratta di un’area dismessa: la cartiera è sorta intorno alla metà del XIX secolo ed è rimasta fino agli anni ’70 del Novecento.

Di questo e di altri posti abbandonati in Lombardia ti parlo anche nel post qui sotto (ovviamente, se decidi di visitarli ricordati sempre di rispettare la proprietà privata).
Ripresa la tua passeggiata in via Rossini, ti basta percorrere poche decine di metri per incrociare sulla tua destra via Peregallo: imboccala e poi gira a destra in via dei Mulini per andare ad ammirare da vicino il Mulino di Peregallo. Un tempo lungo il Lambro erano presenti ben sette mulini, ma oggi è rimasto solo questo: l’impianto molitorio, situato in corrispondenza del canale di derivazione, è attualmente ancora in funzione.

Ora ritorna all’incrocio tra via Rossini e via Cavour e gira a sinistra in via Verdi: poco dopo, sulla tua destra trovi il cimitero di Briosco, che merita la tua attenzione.

Qui puoi osservare un monumento funebre molto particolare, a forma di mongolfiera: si trova sulla tomba di Piero Porati, scultore e amante proprio del volo con mongolfiera. Porati fu il fondatore, nel 2011, della Compagnia della Mongolfiera a Brugherio, città in cui nel 1784 si tenne il primo decollo con mongolfiera della storia in Italia.

Poco più in là noterai la tomba di Osvaldo Porati, fratello di Piero, a sua volta caratterizzata da un monumento funebre molto particolare: è a forma di ingranaggio, e a scolpirlo fu proprio Piero.

Il cimitero ospita anche la Cappella Porro-Lodi. La famiglia nobile dei Porro-Lodi, di cui ti ho già parlato in precedenza, è presente a Briosco fin dal XVI secolo, quando i Lodi possedevano in paese numerose proprietà terriere e il Mulino Freddo. Nella seconda metà dell’Ottocento due esponenti della famiglia Porro-Lodi furono sindaci di Briosco: Eugenio ricoprì l’incarico tra il 1860 e il 1871; suo figlio Emilio tra il 1893 e il 1907.

Ai lati del portale di ingresso della cappella sono raffigurati gli stemmi della famiglia: in alto una croce di Malta e in basso un’aquila coronata.

Uscito dal cimitero, riprendi la tua passeggiata lungo via Verdi. Andando sempre dritto, dopo aver scavalcato la SS 36, ti ritroverai in via XI Febbraio: sei nella frazione di Fornaci, che da qualche tempo ha ricevuto il riconoscimento di “borgo del cotto lombardo”.

Arrivato all’incrocio con via Daneda potrai vedere la statua del Fornaciaio, o Pedrëën della Furnaseta, che raffigura un personaggio storico della frazione: un fornaciaio attivo a inizio Novecento capace di realizzare in una sola giornata di lavoro ben 1.500 mattoni. La scultura, in terracotta bicroma, è opera della scultrice comasca Laura Capellini.

Proseguendo lungo via XI Febbraio, all’incrocio con via Molera ti imbatterai nella Fornace Artistica, fondata nel 1922 da Guido Persico e Augusto Rebattini e oggi specializzata nella produzione di piastrelle in cotto lombardo.

La fornace è stata, nel Novecento, un prezioso punto di riferimento per numerosi scultori e artisti, fra i quali Santo Caslini, Giannino Castiglioni, Enrico Mazzolani e Arrigo Minerbi.

Proseguendo la tua passeggiata in via XI Febbraio, raggiungi il civico 39 per vedere la Chiesa della Beata Vergine Immacolata e dei Tre Fanciulli.

Costruita a partire dal 1896 ma conclusa solo nel 1908, fu poi ampliata su progetto di Paolo Mezzanotte nel 1926 e arricchita con le decorazioni in cotto realizzate dai fornaciai locali. Risale al 1946, invece, la realizzazione della Grotta di Lourdes in omaggio ai caduti delle guerre.

All’interno, la Via Crucis è opera dell’artista milanese Giannino Castiglioni. Meritano di essere notate, poi, le due formelle realizzate da Luisa Marzatico.

La chiesa accoglie anche un bassorilievo di Santo Caslini, Maria Regina degli Apostoli.

Infine, catturano l’attenzione le monumentali acquasantiere realizzate dallo scultore medese Alberto Ceppi.

Che cosa fare a Briosco: gli itinerari naturalistici
Se vuoi sapere che cosa vedere a Briosco nel verde puoi seguire il tracciato del Sentiero Arte e Natura predisposto dall’amministrazione comunale. Puoi accedere al sentiero da via Pordoi o da via Col del Frejus, imbattendoti subito nel Rossini Art Site: qui c’è anche la storica Cascina Simonte, che oggi accoglie il ristorante Lear. In alternativa puoi imboccare il sentiero dalla parte opposta, in via Turchino: così incrocerai il fontanile Tinera e un antico lavatoio pubblico.
Da via Ceregallo, invece, puoi accedere alla zona dei Cariggi, una grande area umida che deve il proprio nome a una tipica erba di palude, il carice. Dopo aver superato Cascina Ceregallo, puoi svoltare a sinistra in via Foscolo per arrivare all’albergo del genoucc: si tratta di una sorgente sotterranea dalle acque limpide, anche se nascosta dalle praterie. Un’altra via di accesso all’area dei Cariggi è da via Alessandro Greppi. Lungo la strada campestre che conduce alla Chiesa del Vianò a Renate non è raro imbattersi in germani reali, aironi cinerini e poiane in volo.
Decisamente suggestivo è anche il percorso dei Sentieri della vecchia ferrovia, a cui puoi accedere da via San Giuseppe, in corrispondenza della Chiesina dei Morti, o da via Valle Stoppa. Il tracciato segue quello della linea che nella prima metà del Novecento collegava la stazione di Renate, oggi non più attiva, con gli stabilimenti di Fornaci in cui si lavorava l’argilla. La ferrovia, infatti, non faceva servizio viaggiatori ma era utilizzata unicamente per il trasporto dell’argilla. Di quell’epoca rimangono i tanti muri di contenimento e i ponti che fungevano da sottopassi.
Infine, potresti decidere di seguire il corso del torrente Bevera, tra carpini, noccioli e robinie: se sei un appassionato di cicloturismo in Brianza, questo è il percorso che fa per te. Tanti sono i punti di accesso tra cui scegliere: via delle Betulle, via delle Querce, via Benedetto da Briosco o via Molera. Da via Magellano puoi raggiungere il Bosco della Gagiada.
Dove mangiare a Briosco
Il Lear Dining Club è una delle location più eleganti dove mangiare a Briosco: si trova in via Col del Frejus 3, di fronte al Rossini Art Site. Il ristorante è aperto a cena tutti i giorni tranne il lunedì, e a pranzo dal mercoledì alla domenica.
Tra i ristoranti di Briosco ti segnalo la Trattoria del Ponte, in via Peregallo 1: qui puoi gustare salame cotto con polenta, risotto al pesce persico e grigliata di carne servita su pietra lavica.
Vuoi provare la cucina gluten free in Brianza? In via Michelangelo Buonarroti 4 c’è La Pastizzeria, laboratorio di pasticceria artigianale con una vasta scelta tra torte, pizza, grissini e pane.
Il Ristorante Il Fienile, invece, è il posto dove mangiare a Briosco i piatti della tradizione lombarda come la cassoeula, la busecca e l’ossobuco in gremolada: è aperto a cena dal mercoledì alla domenica e a pranzo nel week-end. Il locale si trova in via Fornaciai 16.
Come arrivare a Briosco
Come arrivare a Briosco in auto? Provenendo da Milano devi percorrere la SS 36 e uscire a Briosco: alla prima rotonda dopo lo svincolo gira a sinistra e andando sempre dritto giungerai a destinazione.
Provenendo da Lecco e dalla Valtellina, devi percorrere la SS 36 e uscire a Briosco.
A Briosco non ci sono stazioni ferroviarie. Per arrivare a Briosco in treno puoi fare riferimento alla stazione di Villa Raverio a Besana in Brianza, servita dalla linea suburbana S7 di Milano e collegata, tra l’altro, con Valmadrera, Civate, Galbiate, Oggiono, Molteno, Costa Masnaga, Cassago Brianza, Renate, Carate Brianza, Triuggio, Macherio, Biassono, Arcore, Villasanta e Monza.
Per arrivare a Briosco in autobus puoi sfruttare la linea Z242, che passa da Desio, Seregno, Carate Brianza, Verano Brianza, Giussano, Besana in Brianza, Veduggio con Colzano, Renate, Monticello Brianza e Casatenovo.
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Ci tengo a segnalarti, in conclusione, il sito web della Comunità Pastorale San Vittore di Briosco, Capriano e Fornaci e il sito web Monumentale Diffuso della Brianza, che hanno rappresentato due fonti di informazioni preziose per la redazione di questo articolo.