Il centro storico di Meda è una vera miniera di sorprese, tra monumenti, luoghi nascosti, passaggi segreti e opere d’arte che lasciano a bocca aperta. Vuoi scoprire ogni particolare su vicoli, chiese, cortili e antichi palazzi? Leggi il resto di questo post: e se sei un appassionato di cinema, troverai una chicca da non perdere.
Tutto quello che ti serve sapere
Passeggiata nel centro storico di Meda
Sei pronto a conoscere ogni segreto del centro storico di Meda?
La Chiesa di Santa Maria Nascente
Ti consiglio di iniziare la tua passeggiata da piazza della Chiesa, dove sorge la Chiesa di Santa Maria Nascente.
A dir la verità, questa zona non si può definire propriamente parte del centro storico di Meda, e non a caso è soprannominata Contrada Noeuva: in effetti si è sviluppata solo negli anni Cinquanta, dopo la costruzione della chiesa; in precedenza qui c’era solo una grande area erbosa denominata Pra di Tudesch.
La Chiesa di Santa Maria Nascente fu progettata dall’architetto Paolo Mezzanotte. La costruzione fu avviata nel 1939 e si concluse solo 17 anni dopo (la consacrazione risale al 1956), complice lo stop imposto dalla Seconda Guerra Mondiale.
La chiesa è realizzata interamente in mattoni; la lunetta sulla facciata presenta un mosaico che raffigura l’Annunciazione.
All’interno, il battistero ospita un affresco di Paolo Rivetta con il Battesimo di Gesù, mentre decisamente più antico è l’affresco luinesco della Vergine con Bambino proveniente dal Monastero di San Vittore (di cui ti parlerò tra poco). Da vedere anche il San Giuseppe falegname dipinto da Umberto Caimi, il Gesù Crocefisso scolpito da Osvaldo Minotti e la Via Crucis di Cesare Busnelli, autore anche delle sculture dei Santi Aimo e Vermondo.
Curiosità: la Chiesa di Santa Maria Nascente compare nel film Il posto di Ermanno Olmi, uscito nel 1961, che fu girato anche a Meda.
Piazza della Repubblica
Lasciandoti la facciata della chiesa alle tue spalle, imbocca via Mazzini. Dopo pochi metri, alla tua sinistra trovi piazza della Repubblica, su cui si affaccia Palazzo Mascheroni, parte di un’ex falegnameria riqualificata.
Meritano di essere notate le cinque aperture colorate con altrettante scene di un presepe festoso e colorato. Le scene, unite da un filo dorato, vanno a comporre un immaginario presepe con immagini ispirate all’arte di Banksy e a quella di Emanuele Luzzati.
Noterai anche la panchina a libro su cui sono stati dipinti gli stemmi dei quattro rioni storici del Palio di Meda: Belgora, San Giovanni, Bregoglio e Fameta.
Villa Baserga
Prosegui la tua passeggiata verso il centro storico di Meda: alla tua destra, al civico 7 di via Mazzini, ecco Villa Baserga, attualmente in ristrutturazione.
La scuola dell’infanzia Maria Bambina
Continua a passeggiare in via Mazzini e allo stop gira a destra in corso Matteotti per raggiungere il civico 21: qui trovi la scuola dell’Infanzia Maria Bambina.
Come puoi notare, non si tratta di un edificio di particolare valore artistico; eppure è importante per la storia di Meda. La palazzina, infatti, fu costruita nel 1895 su progetto dell’ingegner Carlo Agrati (tiene a mente questo nome, perché lo ritroverai anche più sotto) nell’area in cui tra il 1787 e il 1873 si trovava il cimitero di Meda.
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Non solo: in precedenza qui sorgeva un oratorio intitolato a Sant’Ambrogio, come ricorda una lapide ancora custodita nell’edificio. La chiesetta fu demolita nel 1894, quando il Comune donò l’area per l’erezione dell’asilo.
Il Palazzo del Municipio
A questo punto puoi tornare indietro lungo corso Matteotti per poi fermarti in piazza Municipio, dove c’è – appunto – il Palazzo Municipale di Meda.
Il palazzo fu costruito tra gli anni ’70 e ’90 dell’Ottocento, su iniziativa di Arcangelo Besana, che fu sindaco tra il 1872 e il 1896. Ospita al proprio interno numerose opere di vari artisti medesi: quadri di Tito Meneghetti, fotografie di Maurizio Galimberti, una scultura di Alberto Ceppi e una di Osvaldo Minotti.
Il murale di Cheone
Riprendi la tua passeggiata; dopo pochi metri, non potrai fare a meno di notare alla tua destra, in corrispondenza del civico 44 di corso Matteotti, il murale Ruberò per te la luna, creato dallo street artist Cosimo Caiffa, in arte Cheone.
L’opera – che occupa una superficie di circa 50 metri quadri – mostra un bimbo intento ad afferrare la luna, con un effetto decisamente suggestivo.
Vicolo Billet
Procedi lungo corso Matteotti e concediti una deviazione nella prima stradina sulla destra, via Scultori Fantoni, un tempo chiamata vicolo Billet.
Il piccolo edificio con torretta che trovi in fondo a questa strada corrisponde, secondo alcuni storici, all’abitazione in cui viveva il confessore delle monache del Monastero di San Vittore.
Centro storico di Meda: la Contrada Sottomuro
Riprendi a camminare in corso Matteotti per poi girare di nuovo a destra, in via Santi Aimo e Vermondo.
Come segnalato da un apposito cartello, questa strada un tempo si chiamava corso Principe Umberto e, ancora prima, corrispondeva alla Contrada Sottomuro.
Tale contrada si trovava nella parte pianeggiante dell’antico borgo di Meda, all’interno della cerchia muraria; il muro che fa da confine a questa strada non è altro che l’antica recinzione del Monastero di San Vittore, risalente al Settecento, che oggi delimita il parco di Villa Antona Traversi.
Proprio di fianco ai cartelli all’incrocio con corso Matteotti, nel punto denominato Cantun del Dunà, puoi notare in alto, sotto il tettuccio di tegole, una scritta su una lapide: 1760-A.18L MD ALO. Purtroppo non si conosce il significato di tale scritta, ma si presume che il numero corrisponda all’anno in cui fu costruita, o ricostruita, questa parte del muro.
Quando esisteva ancora il monastero, proprio qui era presente una piccola porta che fungeva da entrata secondaria per il cenobio.
Centro storico di Meda: la Contrada Pozzobonelli
Ritornato in corso Matteotti, ti accorgerai di un altro cartello che ti segnala che la strada in cui ti trovi era denominata – in passato – corso Vittorio Emanuele II, e corrisponde all’antica Contrada Pozzobonelli.
Poco oltre, all’incrocio con via Orsini guarda alla tua sinistra: vedrai il bassorilievo di un’Annunciazione eseguito all’inizio del secolo scorso da uno scultore milanese il cui nome, purtroppo, ci è ignoto.
La scultura si compone di due pannelli in marmo bianco (separati da una porta balcone) su cui sono ritratti la Vergine Maria e l’Arcangelo Gabriele. Maria è impegnata a pregare sull’inginocchiatoio, mentre una colomba le si sta avvicinando; l’angelo, a sua volta inginocchiato, ha un giglio in mano.
Centro storico di Meda: la Salita delle Benedettine
Continuando a camminare in corso Matteotti, vedrai alla tua destra la Salita delle Benedettine. Le benedettine a cui si riferisce l’odonimo sono – ovviamente – quelle del Monastero di San Vittore.
Questa stradina, che arriva fino alla piazza Vittorio Veneto (la scoprirai fra poco), risale addirittura al XVI secolo, quando fu realizzata allo scopo di collegare la parte alta e quella bassa del borgo di Meda, al tempo unite solamente dalla Costa di Pazzira (l’attuale via Giannino Antona Traversi) e dalla Costa del Pozzolo (di cui ti parlo qualche riga più sotto).
Fino al 2001, la salita era indicata come via Montebello, intitolazione che era stata attribuita in memoria del successo ottenuto dalle truppe piemontesi e francesi contro gli austriaci proprio a Montebello (nel Pavese), durante la Seconda Guerra di Indipendenza, in occasione della battaglia del 20 maggio del 1859.
Un altro nome con cui, fino al periodo dell’Unità d’Italia, era indicata questa salita era Costa del Zerbo. Due sono le possibili spiegazioni di tale odonimo: una fa riferimento al cognome Zerbi, al tempo diffuso a Meda (Zerbo, quindi, era un esponente di tale famiglia); l’altra chiama in causa la parola “acerbo”, visto che la strada conduceva verso campi non coltivati e, dunque, acerbi.
Centro storico di Meda: la Salita Maria da Besozzo
Prosegui e, dopo il civico 82 di corso Matteotti, imbocca alla tua destra la Salita Maria da Besozzo, intitolata a colei che fu badessa del Monastero di San Vittore dal 1245 al 1276. Anche qui trovi un cartello che ricorda la doppia denominazione precedente: via Daniele Manin e, ancora prima, Custioeura (cioè Costa piccola).
La Salita Maria da Besozzo incrocia la Salita delle Benedettine; per questo in passato veniva chiamata Costa de mez, poiché si trovava al centro tra corso Matteotti e la Salita delle Benedettine. Vai dunque a sinistra per proseguire lungo la Custioeura.
Alla tua sinistra puoi vedere la facciata posteriore del Palazzo De Capitani Medici Brivio Di Carpegna; il confine con la via è segnato in parte dalla cinta che racchiude il giardino del palazzo, con un corrimano ormai usurato.
Noterai anche tre finestre, protette da inferriate, dietro le quali – era la credenza di molti bambini nel secolo scorso – erano soliti nascondersi dei fantasmi.
Al termine della salita, trovi i cosiddetti pichet: blocchi in granito che un tempo i ragazzi del posto si divertivano a saltare.
Eccoti giunto in piazza Vittorio Veneto, il cuore del centro storico di Meda.
Centro storico di Meda: piazza Vittorio Veneto
Piazza Vittorio Veneto un tempo era nota come piazza di Santa Maria (dal nome della chiesa che vedi di fronte a te, un tempo chiamata – appunto – Chiesa di Santa Maria e oggi nota come Santuario del Santo Crocifisso), e successivamente come piazza del Mercato.
Palazzo De’ Capitani
Alla tua sinistra, vedi il Palazzo De’ Capitani, risalente al XVII secolo (la sua costruzione fu terminata nel 1655).
Come si legge nel libro degli Amici dell’Arte Note storiche e artistiche inerenti a monumenti ed edifici medesi, le severe linee architettoniche sono ingentilite “nella facciata da un ampio portone d’ingresso ornato da un bordo murario a bugne e da sovrastante balcone”.
Il nome dell’edificio deriva dai conti De’ Capitani di Scalve, grandi di Spagna, conti di Concorezzo, patrizi di Milano: costoro, che erano anche comproprietari di Meda, affidarono la realizzazione del complesso a due architetti di cui conosciamo solo i cognomi, Bizozzero e Castelli.
Nel XIX secolo il palazzo è diventato di proprietà dei Medici di Seregno, e poi dei marchesi Brivio, a cui è stato ceduto nel 1826; ora appartiene ai conti di Carpegna. L’edificio è privato e non visitabile all’interno.
La Chiesa di San Vittore e Villa Antona Traversi
Alla tua destra puoi osservare la Chiesa di San Vittore, alle cui spalle sorge Villa Antona Traversi.
La villa non è solitamente accessibile al pubblico, ma può essere visitata in occasione di eventi privati o appuntamenti speciali (Ville Aperte o iniziative del Fai). Il complesso architettonico della villa è formato per la maggior parte dagli edifici che in passato costituivano il Monastero di San Vittore: un monastero millenario, visto che fu fondato intorno all’800 e venne soppresso solo dieci secoli dopo, nel 1798, dalla Repubblica Cisalpina.
Proprio nel novembre del 1798, il mercante marsigliese Giovanni Giuseppe Maunier acquistò i beni del soppresso monastero, affidando pochi anni più tardi a Leopoldo Pollack il compito di trasformare il complesso in un palazzo neoclassico.
Così avvenne; poi nel 1830 la villa venne ceduta alla famiglia Antona Traversi, che ne detiene la proprietà ancora adesso.
All’interno della villa sono conservate, fra l’altro, le raccolte letterarie di Giannino Antona Traversi, che fu commediografo, scrittore e – per dieci anni – Senatore del Regno d’Italia.
La Chiesa di San Vittore, finita di costruire nel 1520 all’epoca della badessa Maria Cleofe Carcano (ricordi la Salita Maria da Besozzo di poco fa?), ospita i resti dei Santi Aimo e Vermondo, ritenuti i fondatori di Meda e del monastero.
Al suo interno meritano di essere visti i dipinti di Giovanni Battista Crespi, di Giulio Campi, di Bernardino Luini e della sua scuola.
Il sagrato della Chiesa di San Vittore ha fatto parte della piazza fino al 1921, anno in cui venne costruita la recinzione davanti alle tre rampe di gradini che conducono all’ingresso. Qui un tempo c’erano le fosse del cimitero, oggi coperte dai lastroni di granito della pavimentazione.
La sistemazione del sagrato, così come l’erezione della facciata conclusa nel 1730, si deve alla badessa Elena Marianna Strada e alle sorelle Bizzozero, che erano monache del monastero.
La chiesa è normalmente chiusa al pubblico, ma – da marzo a ottobre – può essere visitata ogni ultima domenica del mese grazie ai tour guidati proposti dall’associazione Amici dell’Arte.
Se vuoi conoscere la storia della Chiesa di San Vittore più nel dettaglio, puoi leggere il post qui sotto, che te ne parla in maniera approfondita.
La Foresteria
Di fianco alla chiesa, c’è il Palazzo della Foresteria: fu eretto nel 1732 nel punto in cui, in precedenza, sorgeva l’antica foresteria del monastero, da cui si poteva accedere al parlatorio e alla clausura.
L’edificio non è visitabile internamente; da fuori si possono ammirare il portale barocco e il balconcino della facciata.
Il Santuario del Santo Crocifisso
Di fronte a te, il Santuario del Santo Crocifisso.
La chiesa mantiene il nucleo originale della vecchia Chiesa di Santa Maria Nascente, che era stata eretta su richiesta del cardinale Federico Borromeo, ma l’aspetto attuale si deve al progetto redatto a fine Ottocento dall’architetto Emanuele Odazio.
Il campanile accoglie otto campane, dedicate rispettivamente a:
- San Sebastiano;
- San Giovanni da Meda;
- i Santi Aimo e Vermondo;
- i lavoratori dei campi;
- i caduti di tutte le guerre;
- San Giuseppe dei Falegnami;
- il Santo Crocifisso;
- Santa Maria Nascente.
Non mi dilungo oltre nel parlarti di questa chiesa: se vuoi conoscere tutti i segreti del Santuario del Santo Crocifisso, ti basta leggere il post qui sotto, che ti permette di vedere tutti i dipinti e gli affreschi custoditi al suo interno e di scoprire la storia del miracolo del Crocifisso.
Vicolo di Santa Maria
Accanto al santuario c’è vicolo di Santa Maria, anticamente denominato vicolo Stallazzo: si chiamava così perché qui – in uno stallazzo, appunto – venivano lasciati i cavalli e le carrozze mentre i proprietari andavano a Messa.
Questa stradina conduce alla Curt del Vismara, dove in passato vivevano gli amministratori del monastero, e che nel 1798 entrò a far parte dei beni acquistati da Maunier.
Il vicolo mostra, su una delle facciate della Ca’ Rustica, una lapide che ricorda l’incontro avvenuto nell’agosto del 1496 in questa piazza tra l’imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano I d’Asburgo e i duchi di Milano Beatrice d’Este e Ludovico il Moro (la cui nipote Bianca Maria Sforza due anni prima era stata data in moglie proprio all’imperatore).
La Ca’ Rustica
Vicolo di Santa Maria separa il Santuario del Santo Crocifisso da un edificio noto come Ca’ Rustica, le cui origini sono strettamente correlate alla storia del Monastero di San Vittore.
Il fabbricato, infatti, inizialmente era di proprietà del monastero, venendo usato come abitazione della servitù.
Nel tempo, poi, si susseguirono numerosi altri proprietari: i Porro nel Seicento, i De Capitani fino all’inizio dell’Ottocento, i Medici da Seregno tra il 1805 e il 1825.
Nei secoli la Ca’ Rustica continuò a essere adibita a uso agricolo: ancora adesso, sui muri di fronte al cortile, si possono notare gli anelli che venivano utilizzati per agganciare i finimenti dei cavalli che qui venivano ricoverati (la facciata che dà sulla piazza, invece, mostra resti di decorazioni ottocentesche a tema araldico).
A partire dal 1826, quando divenne proprietaria la famiglia Brivio (oggi Carpegna), la destinazione d’uso dell’edificio mutò: eliminati gli spazi aperti al piano terra, vennero creati locali a uso abitativo.
Secondo la tradizione, in un lontano passato la struttura era dotata di quattro torri, come se l’edificio fosse una fortezza: un’ipotesi confermata non solo dallo spessore delle mura, ma anche dal basamento di una torre d’angolo visibile anche ai giorni nostri. Chiamata Torre Comunale, questa torre era il simbolo del borgo di Meda.
Curiosità: i medesi chiamano la Ca’ Rustica Stati Uniti per via di un passaggio (tuttora esistente, anche se non aperto) che metteva in comunicazione il suo cortile con quello della proprietà Vismara. E, quindi, i due cortili erano… stati uniti.
In passato l’ala settentrionale della Ca’ Rustica comunicava con una fattoria gestita da imprenditori agricoli della bassa milanese, i Locatelli, i quali in estate trasferivano le proprie mandrie di bovini in Valsassina, sugli alpeggi prealpini. Voluta dai conti di Carpegna-Brivio, questa fattoria accoglieva ovini, suini, cavalli e mucche da latte.
Erano presenti anche due silos per conservare il fieno e uno stagno artificiale con pesci, anatre e oche, realizzato grazie all’acqua in eccesso che arrivava dall’acquedotto comunale poco distante (situato nel giardino dei Carpegna di cui ti parlerò più sotto).
Il complesso, ritenuto all’avanguardia per l’epoca (gli anni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale) veniva perfino visitato dalle scolaresche. Purtroppo la situazione mutò in negativo nel secondo dopoguerra, e gli edifici della fattoria furono demoliti negli anni Ottanta.
Il Monumento ai Caduti
Di fronte alla Ca’ Rustica, infine, ecco il Monumento ai Caduti Medesi della Prima Guerra Mondiale, inaugurato nel 1922 e costruito su un terreno che, in passato, ospitava il cimitero di Meda.
Il monumento, caratterizzato da una scalinata che si sviluppa lungo il declivio della collina, presenta tre grandi croci in marmo bianco: rappresentano i tre anni di guerra in cui fu coinvolta l’Italia, dal 24 maggio 1915 al 4 novembre 1918.
In cima al tumulo in cui sono conservati i resti dei soldati deceduti durante la Grande Guerra svetta la scultura in bronzo della Vittoria Alata, che tiene una corona di alloro fra le mani, scolpita da Cesare Busnelli.
A volere la realizzazione del monumento fu l’ingegner Carlo Agrati, che riuscì a coinvolgere proprietari terrieri, artigiani, commercianti e industriali disponibili a dare il proprio contributo economico per la costruzione dell’opera.
L’Ingegner Agrati presiedette un comitato che nel 1920 ottenne gratuitamente i terreni di piazza Vittorio Veneto su cui il monumento avrebbe dovuto essere costruito: terreni che appartenevano al marchese Cesare Brivio e a Luigi Antona Traversi. Quest’ultimo morì proprio in quel periodo; pertanto la cessione effettiva venne portata a termine dalla vedova, Erminia Galli.
Come riportato dal verbale di deliberazione del Consiglio Comunale del 7 marzo del 1920 avente come oggetto l’”approvazione del progetto di massima per la sistemazione della Piazza Parrocchiale”, il “preventivo di massima per l’esecuzione delle opere necessarie” per “l’allargamento e la sistemazione della Piazza Parrocchiale allo scopo di formare una sede adatta ad accogliere il monumento che la popolazione del Comune vuole eretto alla memoria dei caduti della Grande Guerra” era di 23.080 lire.
Nel 1922, dopo un primo bando senza esito, il bando decisivo vide la partecipazione di 70 concorrenti: la commissione scelse il progetto denominato Sacrificio e Vittoria, presentato dallo scultore medese Cesare Busnelli, dall’architetto svizzero Cesare Donini e dall’architetto milanese Aldo Scala.
I bozzetti vennero giudicati da una giuria composta da tre tecnici non medesi che davano (secondo le parole del bando) “pieno affidamento per competenza ed indipendenza”. La giuria avrebbe dovuto scegliere i due bozzetti migliori; poi la selezione del progetto da eseguire fra questi due sarebbe stata effettuata dal comitato.
La commissione esecutiva per l’erezione del monumento vedeva come presidente il sindaco Primo Busnelli e come membri onorari personalità di spicco della Meda dell’epoca:
- l’ingegner Carlo Agrati;
- il parroco don Giovanni Trabattoni;
- il marchese Cesare Brivio;
- l’onorevole Riccardo Besana (ex sindaco e deputato del Regno);
- Luigi Antona Traversi;
- l’ingegner Gaetano Villoresi (figlio di Eugenio, progettista del Canale Villoresi, e padre di Luigi, destinato a diventare un celebre pilota di Formula 1).
Individuato il progetto, partirono subito i lavori, supervisionati dall’ingegner Agrati: il monumento fu inaugurato il 5 novembre del 1922.
Tre anni più tardi, il 29 giugno del 1925, davanti alla popolazione locale furono tumulate in una cripta scavata appositamente le prime otto salme dei militari medesi:
- il capitano Ernesto Fumagalli;
- il fante Enrico Serafino Asnaghi;
- il fante Giovanni Bonacina;
- il fante Enrico Galimberti;
- il fante Pietro Galimberti;
- il fante Angelo Mandressi;
- il fante Mario Agostino Mandressi;
- il geniere Arturo Novati.
Il più vecchio di loro aveva 36 anni; il più giovane appena 19.
All’interno dell’ossario in seguito furono collocate nove cassette con i resti di altri caduti della Prima Guerra Mondiale, morti quasi tutti per malattie contratte al fronte:
- il caporale Carlo Giuseppe Caglio;
- il caporale Angelo Fabio Proserpio;
- il sergente Angelo Colombo;
- il fante Carlo Vincenzo Colombo;
- il fante Ettore Carlo Consonni;
- il fante Emilio Mariani;
- il fante Angelo Luigi Minotti;
- il fante Luigi Angelo Nespoli;
- il fante Angelo Vago.
Successivamente vennero aggiunte cassettine con i resti di un militare medese morto durante la Guerra d’Abissinia (Cesare Villa) e di 10 caduti della Seconda Guerra Mondiale:
- Enrico Bonacina, morto in Albania;
- Guido Monti, morto in Albania;
- Carlo Pelegatta, morto in Albania;
- Franco Marelli, morto in Russia;
- Vittorio Falasco, morto in Slovenia;
- Pierino Tagliabue, morto in Grecia;
- Carlo Terraneo, morto a Ravenna;
- Luigi Colombo, morto a Lampedusa;
- Dante Giorgetti, morto a Meda a causa delle ferite riportate in guerra;
- Benedetto Orsi.
In occasione della Prima Guerra Mondiale, furono ben 1.700 i medesi richiamati alle armi, su un totale di 7.500 abitanti: praticamente quasi un quarto della popolazione.
I morti furono 128, contando non solo i soldati caduti in battaglia, ma anche quelli deceduti per colpa di malattie o ferite rimediate al fronte.
I loro familiari si ritrovarono in condizioni economiche precarie: e così negli anni seguenti si aggiunsero altre vittime, con decessi causati da malattie non curate o semplicemente da una vita di stenti.
Via Palestro
Se attraversi la piazza lasciandoti il santuario sulla sinistra, puoi percorrere la discesa di via Giannino Antona Traversi, in fondo alla quale girerai a destra e poi subito a sinistra per imboccherai via Palestro.
I trompe l’oeil di Villa Maunier
All’incrocio tra via Palestro e via Pastrengo vedrai un affresco realizzato con la tecnica del trompe l’oeil (dal francese, letteralmente “inganna l’occhio”), si ritiene risalente addirittura al Quattrocento.
L’affresco rappresenta un grande loggiato con balaustre e colonne, e sullo sfondo un paesaggio lacustre; forse è opera di un artista spagnolo, ma la firma dell’autore non è più leggibile.
Il fabbricato su cui è visibile il trompe l’oeil era uno degli edifici di servizio di Villa Maunier, residenza che negli anni Cinquanta del secolo scorso è stata demolita per costruire una scuola materna.
Centro storico di Meda: la Contrada Pazzira
Ritornato alla fine della discesa di via Giannino Antona Traversi, prosegui la tua passeggiata in via Garibaldi. Raggiungi il civico 17 per osservare il dipinto denominato dalla tradizione popolare Madonna dell’uccellino: una Madonna della Misericordia affrescata a fine Ottocento, con la Vergine seduta in trono mentre tiene in braccio Gesù Bambino che ha in mano un uccellino.
Da via Garibaldi sbuchi in piazza Cavour. La piazza ha origini antichissime: già intorno all’anno 1000 era il nucleo della Contrada Pazzira, la più importante delle contrade del borgo che si trovavano al di fuori della cerchia muraria del tempo.
La statua del Donatore di Sangue
Al centro della piazza, ecco una fontana risalente al 1968 e costruita in occasione del decimo anniversario dell’Avis Meda.
La fontana è impreziosita dalla statua del Donatore di Sangue scolpita da Cesare Busnelli su progetto dell’architetto medese Angelo Asnaghi; l’acqua che scorre intende rappresentare il costante rinnovarsi della vita.
La porta della Limonera della Madame
Merita di essere esplorato anche il Parco Emanuele de Ermenulfis, intitolato al primo podestà di Meda (nominato nel 1211): qui puoi osservare da vicino l’esplosione di colori della porta dell’edificio della Limonera della Madame.
Ul Cantun
Lasciandoti il parco alle spalle, sulla sinistra di piazza Cavour trovi vicolo San Fermo: qui all’inizio del XIX secolo, quando la zona era ricca di vigneti, si sviluppò l’agglomerato chiamato Ul Cantun.
Del vecchio rione non è rimasto nulla, se non parte dell’antica rizzada che componeva la pavimentazione della stradina.
Se percorri tutto il vicolo San Fermo e arrivi al termine della salita, puoi notare sulla facciata dell’abitazione di fronte a te la Madona del Cantun: si tratta di una terracotta di forma ovale che raffigura il Cuore Immacolato di Maria.
Fino ad alcuni anni fa questa opera era murata sulla facciata di un edificio che poi è stato demolito. A realizzarla, nel 1943, era stato l’artista locale Bassano Sanosi, che lavorava presso le fornaci Fusari: gliel’aveva commissionata la marchesa Teresa Brivio, moglie del conte Ugo di Carpegna.
Ma non si trattava di un unicum: in tutto, infatti, erano state dieci le terrecotte che donna Teresa aveva richiesto – una per ognuna delle sue proprietà – con l’intento di proteggere gli affittuari dalla guerra in corso.
Casa Ferrario e la Chiesetta del Redentore
Ritornato in piazza Cavour, puoi girare a sinistra e prendere via Parini, dove tra il civico 2 e il civico 6 trovi il complesso di Casa Ferrario (i Ferrario erano un’antica famiglia di nobili milanesi) che comprende la Chiesetta del Redentore.
La struttura, risalente al XIX secolo, è impreziosita da numerose decorazioni in cotto sulle facciate, ma soprattutto da una torre con merlatura ghibellina.
Gli archetti, il portale di ingresso al cortile e le bifore rivelano un costante richiamo allo stile neogotico.
Sulla facciata dell’edificio fino a poco tempo fa era presente anche un affresco che rappresentava la Deposizione, con Gesù seduto per terra e al suo fianco Maria con le braccia aperte; purtroppo ora il dipinto non è più visibile.
Centro storico di Meda: via San Martino
La tua passeggiata nel centro storico di Meda non è ancora finita! Ritornato in piazza Vittorio Veneto, lasciati alle spalle la facciata della Chiesa di San Vittore e incamminati lungo via San Martino.
Questa è una delle tre strade più antiche di Meda, che univano la parte pianeggiante del borgo con quella in collina.
In passato era conosciuta come Ul Stradun, Costa De Pietri o Costa del Pozzolo, perché toccava il cuore della Contrada Pozzolo, corrispondente più o meno all’attuale piazza Volta.
La Curt del Trun
Sulla facciata dell’edificio al civico 10 di via San Martino, puoi notare un’altra delle terrecotte di Sanosi di cui ti ho parlato in precedenza. Ti trovi davanti all’edificio della Curt del Trun: qui in passato c’era l’osteria e salumeria del Trun, tra le più antiche del paese.
La corte è nota anche come Curt della Burigiola, perché era abitata da donne piuttosto… formose (burigia in dialetto vuol dire “pancia”).
Nel cortile in passato erano presenti due blocchi di granito secolari: uno fungeva da vasca e permetteva agli animali da cortile di abbeverarsi; l’altro, denominato pira, aveva una grande cavità nella parte centrale in cui venivano messe le granaglie destinate a essere pestate affinché se ne potesse ricavare la farina.
Qui c’era anche la cosiddetta trumba, una fontanella dove i medesi venivano ad attingere l’acqua, ritenuta tra le più fresche di tutta Meda.
Un tempo in questo cortile viveva la servitù che lavorava nel Palazzo De Pietri, che conoscerai nelle prossime righe.
Centro storico di Meda: piazza Volta
Arrivato in fondo a via San Martino, giungi in piazza Volta: in passato chiamata piazza De Pietri, o più semplicemente Ul Spiazzoeu. Qui all’inizio del Duecento comparvero le prime case degli Umiliati.
Alla tua destra puoi notare la vegetazione del giardino Dell’Acqua e del giardino Carpegna.
I due giardini un tempo erano separati da un sentiero chiamato Ul Runch; oggi da una strada asfaltata, via Delle Fornaci.
Palazzo De Pietri
Su piazza Volta (civico 9) si affaccia Palazzo De Pietri (o De Petri), edificato tra il Cinquecento e il Seicento.
La famiglia De Pietri ne divenne proprietaria nel 1761, quando il dottor Carlo De Pietri acquistò l’edificio dai marchesi Clerici. Nel 1833, poi, la proprietà passò dai De Pietri all’avvocato milanese Giuseppe Dell’Acqua.
Il palazzo è abbellito, in una finta finestra al di sotto del balcone in marmo, da un affresco che rappresenta l’Immacolata Concezione, realizzato forse all’inizio del secolo scorso: raffigura la Vergine, con veste bianca e manto blu, circondata da angeli.
L’androne di ingresso, invece, ospita il dipinto di un famiglio raffigurato mentre porge le chiavi a chi si accinge a entrare in casa: il servo è noto nella tradizione popolare come firefoi, in riferimento al suo compito di accendere – con una manovra non semplice – il lume a olio situato davanti all’effigie dell’Immacolata.
Palazzo De Pietri ospita abitazioni private, dunque non è accessibile; il dipinto del firefoi, tuttavia, è visibile anche dall’esterno del cancello.
Largo San Giovanni da Meda
Da piazza Volta, prosegui lungo via Manzoni per raggiungere largo San Giovanni da Meda. Il largo è intitolato a Giovanni Oldrati, considerato il fondatore dell’Ordine degli Umiliati, che secondo la tradizione sarebbe nato proprio in questa zona di Meda.
La Fabrica
All’angolo con largo San Giovanni da Meda, in via Manzoni 1, sorge La Fabrica, un grande edificio costruito nel 1838: si chiama così perché ci volle molto tempo a costruirlo, come “la fabrica del dom”.
La Curt de la Fabrica in passato accoglieva le botteghe artigianali di falegnami e tappezzieri.
Qui viveva anche il Marian, straccivendolo che era solito girare per il paese con un carretto trainato da un asino, barattando o vendendo stracci.
Il Bregoglio
Da largo San Giovanni da Meda imbocchi via Cristoforo Colombo; qui, subito dopo il civico 4, alla tua destra trovi l’ingresso del cortile del caseggiato del Bregoglio, una delle quattro contrade di Meda.
Il nome Bregoglio deriva da regoei, nome con il quale si indicavano in dialetto i due torrenti Ry, le cui acque un tempo scendevano dalle colline medesi raccogliendosi proprio in questo punto.
Sul lato sinistro puoi vedere un dipinto che rappresenta San Giovanni Oldrati, realizzato nel 1978 dall’artista medese Ben-Novo (al secolo Angelo Borgonovo). Il santo è ritratto mentre è intento a leggere le Sacre Scritture, in compagnia di un angelo che gli mostra il cielo. Sotto questa tavola, sono presenti tracce di un affresco molto più antico, che a sua volta rappresentava il santo.
Centro storico di Meda: corso Matteotti
A questo puoi ritornare in piazza Volta e da qui scendere lungo corso Matteotti per tornare al punto di partenza della tua passeggiata. Ma c’è ancora qualcosa da scoprire!
Casa Cassina
Alla tua destra, al civico 159 di corso Matteotti, trovi Casa Cassina, risalente almeno al XVIII secolo (in occasione di restauri effettuati qualche anno fa, è stata rinvenuta incisa su pietra la data 1726).
Si pensa che qui un tempo sorgesse una Casa degli Umiliati: lo si è ipotizzato tenendo conto della struttura dei vecchi edifici e del vicolo interno che collega i cortili comunicanti fra loro.
Ancora adesso esiste un vano con una volta sostenuta da sottili colonne decorate con capitelli, il che lascia pensare ai resti di una cripta antica, forse parte della chiesetta medievale di Santa Maria degli Umiliati citata da Goffredo da Bussero nella seconda metà del Duecento nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani.
La Curt della Zifra
Esattamente di fronte, al civico 104 di corso Matteotti, puoi osservare ciò che rimane della Curt della Zifra, dal nome di una signora che ci ha abitato fino agli anni Sessanta del secolo scorso; in seguito il cortile venne ribattezzato Curt del Cazular per la presenza di un calzolaio.
Si tratta di un cortile di piccole dimensioni, di forma triangolare (una rarità!); c’è ancora un San Francesco in terracotta di Sanosi.
E per finire…
Pochi metri più in là, al civico 143 di corso Matteotti, alza la testa per osservare l’affresco di Maria Ausiliatrice realizzato tra il 1957 e il 1958 dal pittore varesino Carlo Cocquio.
Arrivato all’incrocio con via Vignoni, invece, il tuo sguardo sarà colpito dal Palazzo di proprietà Besana, con le ringhiere dei balconi in stile Liberty in ferro battuto.
A questo punto, non ti rimane che percorrere a ritroso l’ultimo tratto di corso Matteotti per tornare al punto di partenza.
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Se vuoi approfondire la conoscenza del centro storico di Meda, puoi consultare i seguenti volumi:
- Monumento Ossario ai Caduti Medesi di tutte le guerre della ProLoco ProMeda;
- Di Meda in Meda: quattro passi nella Meda del terzo millennio degli Amici dell’Arte;
- Vecchi cortili medesi: tradizione e civiltà degli Amici dell’Arte;
- Note storiche e artistiche inerenti a monumenti ed edifici medesi degli Amici dell’Arte;
- Lapidi che ricordano fatti e personaggi medesi degli Amici dell’Arte.
Mi chiamo Mascheroni Bruno…figlio di Roberto ! Mio nonno Angelo Giulio Mascheroni nacque a Meda nel 1888 l’8 Giugno ! La nostra famiglia è originaria di Meda ed era conosciuta a Meda col soprannome i ” grapei “. Attualmente viviamo a Vimercate (MB). Il padre di mio nonno lavorava per il “Conte” così mi raccontava mio nonno Giulio ! Penso di avere ancora dei parenti lì ! Il vostro racconto su Meda mi è molto piaciuto ! Complimenti
Grazie!