Da circa 500 anni, la Chiesa di San Vittore di Meda si affaccia sulla piazza centrale del paese incantando per la sua bellezza chiunque si fermi a osservarla. Vuoi sapere come e quando fu costruita? Ti racconto tutto in questo post, che ti svela anche come vivevano nei secoli passati le monache del monastero annesso.
Tutto quello che ti serve sapere
La storia della Chiesa di San Vittore di Meda
La Chiesa di San Vittore di Meda fu consacrata il 22 luglio del 1536 da monsignor Giovanni Melegnani, vescovo titolare di Laodicea e ausiliare di Milano.
I lavori per la costruzione della chiesa si erano conclusi 16 anni prima, nel settembre del 1520: la data è riportata sopra le lesene fra la prima e la seconda delle cappelle laterali, sulla parete di destra in numeri arabi e sulla parete di sinistra in numeri romani.
La facciata originale della chiesa è stata sostituita nel 1730, con una nuova versione in stile barocco lombardo: quella che si può ammirare ancora adesso.
Due statue, in basso, rappresentano San Benedetto, fondatore dell’ordine benedettino, e San Mauro, suo successore.
Altre due statue, in alto, raffigurano Aimo e Vermondo, considerati i santi fondatori di Meda.
Tra San Benedetto e San Mauro, sopra il portale di ingresso, c’è la statua equestre del santo a cui è dedicata la chiesa: Vittore martire.
Sulla sommità del timpano, infine, ecco una croce retta da due angeli.
Gli angeli, il medaglione di San Vittore e le quattro statue sono realizzati in ceppo gentile bergamasco.
La pietra, estratta a Brembate, fu trasportata a Trezzo e poi, attraverso il Naviglio, fino a Milano; quindi da Milano a Meda si usarono i carri. Un viaggio lungo e impegnativo, come dimostra il fatto che costò più il trasporto (762 lire) rispetto alla materia prima (504 lire).
La chiesa fu progettata in modo da essere divisa internamente in due da una parete trasversale: solo la parte anteriore era accessibile al pubblico, mentre quella posteriore era destinata alle monache del monastero di cui faceva parte.
A ordinare la costruzione della chiesa fu la Badessa Maria Cleofe Carcano.
Il monastero di Meda: la badessa e le monache
La badessa (nei documenti in latino chiamata “domina”) era – infatti – l’autorità più importante su tutto il monastero.
Come scrive Cristoforo Allievi nel libro Per una storia di Seveso, “essa presiedeva le adunanze, il coro, dava gli ordini e una volta la settimana al venerdì ascoltava la confessione delle colpe delle suddite”.
Scelta fra le più anziane, la badessa manteneva la carica per due anni ma poi poteva essere rieletta per altre tre volte (anche di più, se la Santa Sede non si opponeva).
Il superiore ecclesiastico delegato dall’arcivescovo era coinvolto nella sua elezione, e nell’occasione venivano assegnate anche le altre cariche: la priora, la cancellaria, la maestra delle educande e la maestra delle novizie.
La priora aveva il compito di prendere il posto della badessa nel caso in cui quest’ultima si fosse ammalata; inoltre faceva parte del Consiglio del Monastero insieme con le cosiddette “madri discrete”, che venivano scelte tra le monache più anziane.
La cancellaria si occupava di mantenere la corrispondenza con i fornitori, i pigionanti, i massari e il fattore; a lei spettava, dunque, gestire le entrate e le uscite economiche del monastero.
Vi erano, poi, altre monache che si prendevano cura delle sacrestie, della cantina, del granaio, del parlatorio, e così via. Poteva anche succedere che una sola monaca assumesse più cariche.
Per diventare monache era necessario il noviziato: una sorta di anno di prova, nel corso del quale bisognava dimostrare la propria vocazione, sopportando le difficoltà e le umiliazioni della vita di clausura.
Le monache che venivano accettate dovevano portare una dote di 3.000 lire; 700 lire nel caso delle converse.
Spesso, comunque, la dote era molto più consistente, soprattutto negli anni in cui – fra il Cinquecento e la fine del Settecento – molte delle monache del monastero medese provenivano dalle famiglie più ricche della Brianza e della Lombardia, come i Giovio, i Lampugnani, i Beccaria, i Crivelli, i Moneta, i Porro, i Taverna e gli Arconati.
Riprendendo le parole di Allievi, l’”abuso di tener denaro, generalmente depositato presso l’abbadessa”, era tollerato. Questi soldi venivano usati per abbellire il giardino, il chiostro e le chiese.
Per quanto di origini benestanti, comunque, le monache del monastero di Meda che pregavano nella Chiesa di San Vittore non godevano di molti agi: dormivano su un letto con un materasso e del pagliericcio, e nelle loro celle c’erano solo quadri religiosi, una cassettiera, un tavolo, una sedia e un genuflessorio.
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La preghiera occupava la maggior parte delle giornate, ma erano previste anche altre attività: lo studio delle Sacre Scritture e della lingua latina, per esempio, oppure l’esercizio del canto, necessario per la celebrazione delle solennità. E poi, ancora, la pittura, il cucito e il ricamo, da cui derivavano i paramenti di broccato che decoravano il monastero.
Le converse, invece, si occupavano della lavanderia, della cucina e dei lavori dell’orto.
Se fino al Quattrocento le monache del monastero di Meda erano una decina o poco più, nel XVI secolo il loro numero crebbe. Nel 1575, poi, San Carlo Borromeo ordinò che a Meda giungessero anche le benedettine di Sant’Ambrogio provenienti da Seregno, prevedendo che ci potessero essere al massimo 30 converse e 90 monache.
I parenti delle monache che giungevano in visita trovavano ospitalità nella foresteria del monastero, dove venivano accolti anche i pellegrini e i viaggiatori.
Non solo: del monastero di Meda era rinomata la spezieria, cioè la bottega in cui si preparavano e si vendevano le erbe medicinali. Una sorta di servizio sanitario ante litteram.
Chiesa di San Vittore a Meda: come arrivare
La Chiesa di San Vittore a Meda si trova in piazza Vittorio Veneto.
Se decidi di arrivare a Meda in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi di via Garibaldi e poi raggiungere la piazza salendo da via Giannino Antona Traversi.
Preferisci arrivare a Meda in treno? Uscito dalla stazione di Meda, vai a sinistra e al semaforo gira a destra in via Matteotti. Vai dritto lungo questa strada; dopo aver superato sulla tua sinistra via Orsini, troverai alla tua destra la Salita delle Benedettine. Imboccandola e percorrendola, ti ritroverai in piazza Vittorio Veneto.
Infine, nel caso in cui tu scelga di arrivare a Meda in autobus, puoi utilizzare le linee C80 o Z165 e scendere alla fermata piazza Cavour. Da qui, attraversa la piazza in direzione del parco e imbocca via Garibaldi: dopo aver superato un parcheggio, sulla tua destra troverai una strada in salita, via Giannino Antona Traversi. Imboccala: al termine della salita, sarai in piazza Vittorio Veneto e vedrai la chiesa alla tua sinistra.
Che cosa vedere a Meda
La Chiesa di San Vittore di Meda potrebbe essere un eccellente punto di partenza per una passeggiata fra i luoghi storici e i monumenti della città. Non sai come trovarli? Nessun problema: il post qui sotto ti svela che cosa vedere a Meda, e in più ti dà anche qualche consiglio su dove potresti fermarti a mangiare.
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