In occasione di una gita a Cogliate la Chiesa di San Damiano è davvero una tappa obbligata. All’interno di questo piccolo santuario potrai ammirare da vicino magnifiche e sorprendenti decorazioni, con affreschi del XV e del XVI secolo che ti lasceranno a bocca aperta. Ti piacerebbe saperne di più? Leggi il resto di questo post!
Tutto quello che ti serve sapere
Il Santuario della Beata Vergine di San Damiano
Visitare a Cogliate la Chiesa di San Damiano ti offre l’occasione di scoprire un vero gioiello nascosto.
Conosciuto anche come Santuario della Beata Vergine Maria di San Damiano, questo edificio è impreziosito da interni splendidamente affrescati.
La chiesa, con facciata a capanna e pianta rettangolare a una navata sola, si trova a pochi passi dai boschi del Parco delle Groane e della Brughiera Briantea, proprio al confine tra i paesi di Cogliate e Ceriano Laghetto.
Già dall’esterno, però, mostra tutto il proprio fascino, con la sua facciata in mattoni e sassi di stile tardo romanico e il suo campanile rinascimentale.
Il santuario è il fulcro della Madona de Marz, festa popolare correlata alla ricorrenza religiosa dell’Annunciazione a Maria che si celebra il 25 marzo di ogni anno.
La storia della chiesa
La Chiesa di San Damiano di Cogliate ha origine da una cappella di piccole dimensioni di un monastero benedettino risalente al XII secolo.
Questo monastero di sicuro esisteva già nel 1184: a quell’anno, infatti, risale il primo documento che ne parla, relativo a una controversia fra la badessa – donna Ambrosia – e la popolazione locale. La badessa pretendeva che i cogliatesi versassero al monastero le decime di diversi prodotti agricoli (castagne, vino, legumi, noci, rape e lino) e si occupassero della salvaguardia dei suoi averi: la sentenza dei Consoli di Milano le diede ragione, così che i residenti del borgo si ritrovarono vincolati in un rapporto di dipendenza dal monastero di tipo feudale.
La cappella era dedicata ai Santi Cosma e Damiano, i fratelli cristiani conosciuti anche come santi medici (si occupavano di guarire gli ammalati gratuitamente) che morirono decapitati sotto l’impero di Diocleziano ed entrarono a far parte della prima generazione di martiri.
Nella seconda metà del Trecento, quella cappella venne trasformata nell’abside della chiesa attuale.
La chiesa, intitolata a sua volta ai Santi Cosma e Damiano, diventò parrocchiale. In seguito, la popolazione locale commissionò agli artisti delle botteghe dei maestri attivi nelle zone di Seveso e Saronno ricche decorazioni interne, arrivando al punto di indebitarsi.
Nel frattempo nel 1479 il monastero benedettino, che ospitava solo due monache, venne aggregato al monastero di Santa Maria in Valle di Milano.
Tra il XV e il XVI secolo nella chiesa furono realizzati gli affreschi di cui ti parlerò in maniera più approfondita tra poco: nel Quattrocento si dipinse la Crocifissione della parete absidale, mentre nel Cinquecento venne affrescata la Cappella della Madonna.
Nel 1540, Antonio Carcassola vendette a Bartolomeo Arese la zona feudale della pieve del Seveso, che comprendeva anche Cogliate (all’epoca chiamata San Dalmazio) e, quindi, la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
Tre anni più tardi, papa Paolo III decretò l’unione dei beni del monastero con quelli della chiesa parrocchiale.
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Il 10 ottobre del 1567 Leonetto Clivone giunse a Cogliate in visita pastorale in rappresentanza di Carlo Borromeo, vescovo della diocesi di Milano. Egli descrisse la chiesa come “bella” e dotata di “due cappelle e due altari dipinti”, “ben costruita, con campanile e campane”, “ricca di immagini sacre”.
Alla fine del XVI secolo, però, la chiesa perse il titolo parrocchiale.
Nel Seicento venne realizzata la Cappella della Sacra Famiglia, decorata a stucco nel secolo successivo.
Nel 1832 l’artista De Micheli dipinse, ai lati dell’altare maggiore, le effigi di Sant’Antonio e San Sebastiano, che in seguito furono spostate: oggi si possono ammirare sulla controfacciata, sopra il portale di ingresso.
Cogliate, Chiesa di San Damiano: gli affreschi
Ogni singolo affresco all’interno della Chiesa di San Damiano a Cogliate merita la tua attenzione sin dal primo passo che compirai all’interno dell’edificio.
Sulla destra è presente un frammento di affresco strappato che è stato riportato qui dal pilastro di destra della Cappella della Madonna, e che rappresenta San Giovanni Battista.
Dopodiché ti imbatterai nelle immagini di alcuni santi incorniciati, tutte risalenti all’ultimo quarto del Quattrocento:
- San Lorenzo e Santo Stefano nella stessa cornice;
- San Celso;
- San Nazario;
- i Santi Cosma e Damiano, le cui effigi sono parzialmente cancellate dalla porta che conduce alla sacrestia.
Sopra i Santi Cosma e Damiano è presente uno stemma nobiliare, che forse è da attribuire ai Castel San Pietro.
Accanto a loro c’è, invece, una Madonna in trono con Bambino.
Proseguendo, trovi la Cappella di San Giuseppe, che venne eretta nella seconda metà del Seicento e oggi è splendidamente decorata con immagini di putti e volute barocche.
La parete di fondo della cappella accoglie una tela con la rappresentazione della Sacra Famiglia, realizzata nel XVIII secolo: il quadro è incorniciato da un affresco con putti che sollevano le cortine di tessuto.
La parete di destra mostra un affresco seicentesco che raffigura Gesù adolescente intento a spiegare a Maria le Sacre Scritture sotto lo sguardo vigile di Giuseppe.
Dopo la cappella, ecco altri affreschi del tardo XV secolo:
- San Rocco, patrono degli emarginati e degli ammalati di peste, rappresentato come pellegrino mentre indica una ferita sulla gamba;
- La Madonna con Bambino;
- San Bartolomeo martire, che morì scuoiato vivo e che veniva invocato per proteggersi dalle malattie della pelle (forse questo affresco è dei primi anni del Cinquecento).
In mezzo, una nicchia per gli orcioli utilizzati per la liturgia.
Sulla parete di fondo della chiesa ci sono i resti della raffigurazione di una Madonna con Santi, di cui uno è San Sebastiano, a destra, e frammenti di affreschi con uno stemma nobiliare a sinistra: sempre opere di fine Quattrocento.
Ai lati dell’arco ogivale del presbiterio sono presenti due medaglioni che – forse – ritraggono i Santi Cosma e Damiano.
Sul timpano principale della navata, sopra l’arco, è rappresentato il tema dell’Annunciazione: un’opera di tardo Quattrocento, che purtroppo fu rovinata quando, qualche secolo dopo, venne fissato un soffitto a cassettoni (oggi non più esistente).
La cappella del presbiterio
Ora ti puoi concentrare sulla cappella del presbiterio, iniziando dalla Crocifissione della parete di fondo. In primo piano ecco Maria, ai piedi della croce, circondata dalle pie donne che tentano di consolarla.
Sulla parete di destra, accanto alla Madonna col Bambino ci sono Sant’Ambrogio e San Bernardo; sono visibili anche Lucio di Coira e San Damiano (o San Cosma).
Sulla parete di sinistra, ecco San Cosma (o San Damiano), la Veronica, Maria Maddalena, la Vergine col Bambino e Santa Caterina d’Alessandria.
Santa Caterina d’Alessandria e la Brianza
Il giorno in cui si festeggia Santa Caterina d’Alessandria è il 25 novembre.
Ecco perché si dice “per santa Caterina, la neve è alla collina, la vacca alla cascina”: cioè, arriva la neve ed è tempo di riportare le vacche nella stalla.
Questo evento ai tempi della Brianza contadina era a suo modo una festa, poiché sanciva la fine del ciclo dei lavori dell’anno: per un po’ ci si poteva dimenticare della pigiatura dell’uva, della raccolta del frumento, della bachicoltura e di tutte le altre fatiche.
E, al tempo stesso, iniziava il periodo in cui si poteva uccidere il maiale, fonte di carne (ma anche di condimenti) per l’inverno.
A Santa Caterina è intitolata una famosissima fiera di Besana in Brianza, che quest’anno è giunta alla sua 128esima edizione.
Ma chi è esattamente Caterina? Si tratta di una martire cristiana vissuta tra il III e il IV secolo ad Alessandria d’Egitto.
Quando nel 305 ad Alessandria giunse il nuovo governatore di Egitto e Siria, Massimino Daia, furono organizzate feste e celebrazioni che prevedevano anche sacrifici di animali in onore delle divinità pagane: tutti i sudditi avrebbero dovuto eseguirli, ma Caterina si oppose, chiedendo invece al governatore di riconoscere invece la figura di Gesù Cristo.
Massimino non acconsentì, ma domandò alla giovane di sposarlo: vistosi rifiutato, decretò che il corpo della ragazza venisse straziato da una grande ruota dentata.
Salvatasi grazie a un miracolo, Caterina venne poi uccisa per decapitazione: il suo corpo – narra la leggenda – fu quindi portato da Alessandria d’Egitto fino al Sinai.
L’iconografia tipica della santa rappresenta Caterina accanto a una ruota dentata: proprio come nell’affresco della chiesa cogliatese.
Franca Pirovano, nel suo libro Sacro, magia e tradizioni in Brianza, rivela che anche in Brianza in passato era diffusa tra i bambini una canzoncina che recitava:
La santa Caterina era figlia di un re,
suo padre era pagano, sua madre invece no.
Un dì mentre pregava il padre la scoprì.
‘Che fai, o Caterina, in quella posa lì?’
‘Io prego Iddio mio padre che non conosci tu’.
‘Alzati, o Caterina, se no ti ucciderò’.
‘Uccidimi mio padre, ma non rinnegherò’.
E gli angeli del Cielo cantarono Osanna.
La volta dell’altare
La volta dell’altare rappresenta il Cristo Pantocratore e i simboli dei quattro Evangelisti lungo le pareti curve.
Ora voltati indietro e guarda la controfacciata: in alto ci sono i dipinti (di cui ti ho parlato in precedenza) che rappresentano Sant’Antonio Abate e San Sebastiano e risalgono al 1832.
Sulla parete di sinistra della chiesa, dopo la porta che conduce al locale deposito in cui sono custoditi ex voto che in precedenza si trovavano nella Cappella di Maria, è posizionato un affresco strappato che venne rinvenuto nel presbiterio sotto l’affresco con la Crocifissione: non si vede molto, ma si può intuire una Crocifissione con Maria e un santo che non può essere identificato.
Accanto, c’è un riquadro che raffigura – forse – la Madonna di Loreto tra San Giovanni Battista e San Rocco, databile a metà del Cinquecento. Accanto, un’altra effigie di San Rocco.
Prima della Cappella di Maria, trovi a sinistra in alto l’Angelo annunciante.
A destra della cappella, simmetricamente, è presente l’Annunciata.
Oltre la cappella, i Santi Cosma e Damiano, tra due archi dipinti, una Madonna con Bambino e San Rocco, risalenti tutti alla seconda metà del Quattrocento.
Cogliate, Chiesa di San Damiano: la Cappella della Beata Vergine
La Cappella della Beata Vergine della Chiesa di San Damiano di Cogliate propone cinque affreschi con le Storie di Maria. In sequenza, ecco:
- la scena della Visitazione sulla parete di sinistra;
- l’Adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto in centro;
- la Deposizione sulla parete di destra.
La cappella è quasi interamente di epoca cinquecentesca, eccezion fatta per il volto della Madonna e il Bambino al centro, che sono precedenti.
Ti consiglio di volgere lo sguardo anche verso l’alto per osservare la volta, definita da cinque vele decorate; ognuna di esse vanta significati simbolici che devono essere messi in relazione con quelli delle altre vele.
La prima vela
Partendo da sinistra, la prima vela mostra tre volti identici aureolati con la croce: è una rappresentazione della Trinità secondo un antico modello iconografico. Sotto ognuno dei tre volti c’è un calice, che richiama il Sacramento dell’Eucarestia.
Accanto ai calici, ecco quattro libri, allusione ai Vangeli o, più in generale, alle Scritture. Più in basso, due angeli incensieri, con navetta e turibolo, circondano un ostensorio.
La seconda vela
La seconda vela mostra gli strumenti del martirio di Gesù, e quindi è un evidente richiamo alla passione di Cristo. In mezzo, spicca la colonna della flagellazione con i flagelli ai lati, mentre dietro è visibile la corona di spine. Si notano, poi, il bastone con la spugna che alleviò la sete di Gesù e la lancia con la quale venne trafitto il suo costato.
Davanti alla colonna, in primo piano, ecco il panno che la Veronica offrì a Gesù, per permettergli di pulirsi il viso, in occasione della salita al Calvario: si riconosce il volto impresso. Va detto, per altro, che questo episodio non è presente nei Vangeli; ha iniziato a diffondersi come leggenda a partire dal Quattrocento, forse per influsso delle rappresentazioni sacre.
Sopra la colonna puoi vedere, appollaiato, un gallo, simbolo della Risurrezione: Gesù annuncia una nuova alba per gli uomini proprio come il gallo attraverso il proprio canto annuncia un nuovo giorno.
Ai piedi del gallo ci sono due tube, vale a dire le trombe dei romani: è un richiamo al Giudizio Universale (dal Vangelo secondo Matteo: “Egli manderà i suoi angeli che con grande tromba raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti”).
La terza vela
La terza vela, quella centrale, propone in basso – fra due angeli tubicini (cioè che suonano le trombe) – una raffigurazione dell’Agnello, che è un simbolo di Gesù.
L’Agnello è accovacciato su un libro, che rappresenta le scritture, in cui si preannuncia la missione di Gesù. Nella Bibbia si narra che fu l’agnello sgozzato a salvare dall’angelo sterminatore i figli degli Ebrei, mentre i Vangeli riportano che Giovanni Battista definì Gesù come l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
Nella parte in alto della vela è raffigurato un pellicano, che abbassa il becco sul petto per nutrire i propri figli estraendo i pesci che ha nella borsa sotto la gola. Si tratta di un’operazione che può causare la fuoriuscita di sangue, ed è per questo che in passato si è diffusa la leggenda secondo la quale il pellicano nutre i propri piccoli con il sangue lacerandosi, a questo scopo, il petto: una leggenda che ha favorito il parallelismo con Gesù che ha sacrificato sé stesso per l’umanità.
Tra l’Agnello e il pellicano ci sono i raggi a croce di una ruota immaginaria, che simboleggia il movimento ciclico dell’umanità e la sua dinamicità; non a caso ai lati sono raffigurati anche il sole e la luna, a indicare la ciclicità del tempo. Infine, all’apice della vela si nota una corona, richiamo alla maestà dei cieli.
La quarta vela
La quarta vela mostra i simboli della dignità ecclesiastica, e per questo può essere considerata come dedicata all’istituzione della Chiesa.
Ecco, allora, la mitra, che in passato veniva indossata dagli abati, dai cardinali e dai vescovi, e il pastorale, utilizzato dagli abati e dai vescovi.
Il pastorale è in posizione centrale, mentre in basso sono presenti due angeli a cavallo di due delfini: uno ha in mano una brocca di vino, l’altro una brocca di acqua. Anche questi, sono simboli importanti nella ritualità cristiana, con riferimento rispettivamente all’Eucarestia – il vino – e al Battesimo – l’acqua -.
E i delfini? Come loro seguono la scia delle barche, Gesù segue la Chiesa e la accompagna.
La quinta vela
La quinta e ultima vela, infine, vede in posizione centrale un candelabro a tre bracci, dove in realtà quello centrale non è che un calice. Quindi il candelabro e il calice si sovrappongono: uno è simbolo di luce, e l’altro è simbolo dell’Eucarestia, e quindi di fede.
In alto è raffigurato un libro aperto, con riferimento ai Vangeli, mentre in basso ci sono due cavallucci marini cavalcati da due putti.
I cavallucci marini erano simboli già presenti nelle religioni pagane (per esempio il carro del dio Nettuno era trainato proprio da questi animali); inoltre, il pesce che inghiottiva Giona nelle rappresentazioni cristiane più antiche era proprio un ippocampo.
Cogliate, Chiesa di San Damiano: come arrivare
Per raggiungere a Cogliate la Chiesa di San Damiano devi andare in via Petrarca.
Se prevedi di arrivare a Cogliate in auto, puoi lasciare la macchina proprio in via Petrarca, accanto alla chiesa.
Preferisci arrivare a Cogliate in treno? Allora sappi che la stazione più vicina è quella di Ceriano Laghetto-Solaro. Uscito dalla stazione, segui la strada che curva a sinistra (via I Maggio) e vai sempre dritto fino a un incrocio che ti permette di andare solo a destra o a sinistra. Qui, gira a sinistra in via Mazzini e poi prendi la prima strada sulla destra, via Volta. Ora vai sempre dritto e, non appena troverai il cartello che segna il confine di Cogliate, vedrai la chiesa alla tua destra.
Nel caso in cui tu voglia arrivare a Cogliate in autobus, invece, puoi sfruttare le linee Z161 o Z163 e scendere alla fermata di via Volta 119 (angolo via Matteotti) a Ceriano Laghetto. Da qui, lasciati i numeri civici dispari alla tua destra e vai sempre dritto: via Petrarca è la prima strada che trovi alla tua destra.
A Cogliate la Chiesa di San Damiano è aperta la domenica mattina (per la celebrazione della Messa settimanale), in occasione della festa della Madona de Marz e durante eventi come Ville Aperte.
Che cosa vedere a Cogliate
Dopo aver visitato a Cogliate la Chiesa di San Damiano, potresti concederti una passeggiata nel resto del paese, alla scoperta dei suoi monumenti o dei boschi del Parco delle Groane. Clicca sul post qui sotto se desideri sapere che cosa vedere a Cogliate e come arrivare.
Ti ringrazio per aver letto fino a qui, ma ora arriva la parte imbarazzante in cui ti chiedo di aiutarmi 🙂 Scherzi a parte, se pensi che questo sito meriti di rimanere in vita puoi sostenermi con una donazione, che utilizzerò per pagare le spese di gestione.
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Infine vorrei segnalarti i siti web della Società Storica Saronnese e della Parrocchia di Cogliate, da cui ho attinto alcune delle informazioni presenti in questo post, che è stato possibile redigere anche grazie alle ricerche compiute da Marco Meneguzzo.