Sei pronto per scoprire a Vighizzolo la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo? Leggendo questo post avrai la possibilità di ammirare affreschi meravigliosi, sculture sorprendenti e una Via Crucis che ti lascerà a bocca aperta. E poi la storia di questa chiesa e della sua nascita è davvero curiosa: non lasciarti sfuggire l’occasione di conoscerla!
Tutto quello che ti serve sapere
Vighizzolo, Chiesa dei Santi Pietro e Paolo: la storia
A Vighizzolo la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo fu costruita a partire dal 1859: lo rivela l’incisione MDCCCLIX riportata sulla pietra del frontale della chiesa. A volerne la realizzazione fu don Elia Patterini, che era diventato parroco nel 1856 al posto di Giuseppe Domenico Sala.
Non appena ebbe preso possesso della parrocchia, don Elia si rese conto di quanto ci fosse bisogno di una chiesa nuova. Si dedicò a questo intento con grande impegno: si narra che con un carrozzino e un cavallino andasse in giro a raccogliere pietre per l’edificio che voleva realizzare. Anche dal pulpito, cercata di incentivare i fedeli a fornire il materiale necessario per la costruzione. I preparativi di raccolta durarono per due anni, dal 1857 al 1859. Quindi, i lavori presero il via, e durarono per otto anni.
Il progetto fu studiato da Giacomo Moraglia, architetto noto in Brianza per aver ideato, tra l’altro:
- l’Oratorio dei Santi Luigi e Carlo di Besana in Brianza;
- la Chiesa di San Gerardo al Corpo di Monza;
- Villa del Soldo a Orsenigo.
Don Elia decise di far costruire una chiesa molto più grande rispetto alle effettive necessità di Vighizzolo, che al tempo aveva meno di 2mila abitanti (inclusa la vicina frazione di Cascina Amata): prevedeva, infatti, che la popolazione sarebbe cresciuta, come poi effettivamente avvenne.
Ultimata nel 1867, la chiesa venne benedetta da monsignor Paolo Angelo Ballerini, patriarca di Alessandria d’Egitto.
Quella che venne realizzata era, quindi, una chiesa spaziosa e maestosa: 27 metri tra la porta di ingresso e la balaustra dell’altare maggiore, 12 metri tra la balaustra e il fondo del coro, 29 metri tra il pavimento e il vertice.
La chiesa fu lasciata priva di decorazioni: sarebbero state aggiunte in seguito.
Dopo Patterini, parroco di Vighizzolo fu – a partire dal 1891 – Luigi Casartelli. Nemmeno lui, però, ebbe modo di far realizzare alcuna decorazione nella chiesa, visto che spese tutte le risorse a disposizione per i poveri del paese.
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A ordinare le decorazioni fu don Fortunato Mazzoleni, parroco a partire dal 1921.
Nel 1923 egli promosse la decorazione della cappella della Madonna Addolorata, e l’anno dopo fu la volta della cappella di Sant’Antonio, di cui fu rinnovato l’altare: si eliminò l’altare in muratura e se ne collocò uno in marmo, con le nicchie destinate a ospitare i quattro santi martiri venerati a Vighizzolo (Prospero, Severino, Celestino e Onorato). A disegnarlo fu Fino, sacerdote di Seveso e allievo di Mazzoleni.
Tra il 1925 e il 1926 furono decorati il coro e l’altare maggiore, mentre l’anno successivo toccò ai due archi sopra le cappelle laterali.
Nel 1928 Mazzoleni, per celebrare il 25esimo anniversario della sua consacrazione a sacerdote, dispose di concludere la decorazione dell’edificio. A occuparsene furono Francesco Salietti, Bartolomeo Pinaglia e Giovanni Botta, che avevano già decorato il resto della chiesa.
Vennero realizzati, così, il grande affresco della tazza centrale e la Via Crucis.
Luigi Morgari si occupò degli affreschi, con la collaborazione del figlio Paolo, di Achille Casiraghi e di Cesare Tos.
Paolo Angelo Ballerini e Vighizzolo
Come ti dicevo, la chiesa di Vighizzolo fu consacrata da Paolo Angelo Ballerini, che proprio qui aveva vissuto per diversi anni. Per capire il perché, bisogna fare un piccolo salto a ritroso nel tempo.
Nel 1859 era morto l’arcivescovo di Milano, monsignor Romilli. La nomina del nuovo arcivescovo spettava all’imperatore d’Austria, che propose alla Santa Sede monsignor Ballerini.
Il contesto storico non era dei più calmi, con gli italiani esasperati contro gli oppressori austriaci. La pace di Villafranca aveva imposto all’Austria di cedere la Lombardia a Napoleone III, imperatore di Francia, che a sua volta la concesse a Vittorio Emanuele II. Così, la Lombardia veniva annessa al regno sabaudo.
Perché, allora, gli austriaci avrebbero dovuto nominare l’arcivescovo di Milano? Intervenne anche papa Pio XI, che il 20 giugno del 1859 si espresse a favore di tale nomina. Tuttavia, a Ballerini non fu mai consentito di occupare la sede episcopale, in quanto ritenuto filoaustriaco.
Così, Ballerini fu costretto alla fuga, conducendo una vita di privazioni per non incappare nelle persecuzioni della plebe.
Trovò ospitalità a Cantù a casa del capitano Valtolina, ma fu scovato dai liberali canturini, forse aizzati dai massoni milanesi, che arrivarono perfino ad attentare alla sua vita. Ballerini fu obbligato a scappare un’altra volta, e tra i campi raggiunse la Cascina Birona, dove trascorse la notte.
Quindi don Patterini, venuto a conoscenza delle sorti di Ballerini, riuscì a incontrarlo a Giovanico. Lo accolse per alcuni giorni in casa sua; poi Ballerini provò a tornare a Cantù, pensando che i bollenti spiriti si fossero placati.
Ma così non era: pertanto Ballerini fece ritorno a Vighizzolo, dove rimase in pianta stabile per diversi anni, conducendo una vita molto ritirata come un normale prete. Si racconta che i vighizzolesi in più di una occasione lo abbiano protetto dai sediziosi canturini, anche con sassi, badili e forche.
Nel 1867, infine, Ballerini fu nominato da Pio IX patriarca latino di Alessandria d’Egitto, dopo la rinuncia all’arcivescovato di Milano. Fu in quel periodo che ebbe modo di benedire la nuova chiesa di Vighizzolo, che aveva visto nascere e alla cui costruzione aveva contribuito anche economicamente. Il 3 luglio del 1868 Ballerini andò via da Vighizzolo per trasferirsi a Seregno, dove andò a vivere dalla sua anziana madre.
Se vuoi approfondire la storia di monsignor Ballerini a Vighizzolo e Cantù, puoi scoprirla leggendo il post qui sotto.
Vighizzolo, Chiesa dei Santi Pietro e Paolo: com’è oggi
I portali in bronzo di Alberto Ceppi
I portali di ingresso della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Vighizzolo sono impreziositi da bassorilievi in bronzo realizzati dallo scultore di Meda Alberto Ceppi.
I portali laterali raffigurano:
- La Strage degli Innocenti;
- I martiri Onorato, Celestino, Severo e Prospero;
- Il Bambino di Betlemme;
- Il Crocifisso con Maria e Giovanni ai Piedi della Croce;
- La Pietà;
- Il sepolcro vuoto dopo la Resurrezione.
Il portale centrale, invece, mostra:
- San Pietro che battezza la famiglia di Cornelio;
- San Paolo che rivela il Dio ignoto agli ateniesi;
- Il Duomo di Milano;
- La chiesa di Vighizzolo.
L’interno della chiesa
All’interno della chiesa puoi osservare due statue che rappresentano il profeta Isaia (con la mano alzata) e il profeta Geremia (con il libro in mano): sono opera di Ermanno Moroder, scultore della Val Gardena.
Oltre all’altare maggiore, la chiesa comprende solo due cappelle: la cappella della Madonna Addolorata e la cappella di Sant’Antonio Abate.
A sinistra, la cappella della Madonna Addolorata accoglie una Pietà del XIX secolo; ai suoi lati ci sono nicchie con le statue in legno del Sacro Cuore e di Sant’Antonio da Padova.
A destra, la cappella di Sant’Antonio Abate ospita la statua del santo e i busti dei quattro santi martiri venerati a Vighizzolo: Severo, Prospero, Celestino e Onorato.
Questa cappella accoglie anche il fonte battesimale, sopra il quale c’è una scultura del Cristo Risorto in marmo bianco di Carrara eseguita nei primi anni Novanta da Maffeo ed Edoardo Ferrari, scultori bresciani. È simbolica la scelta di non rappresentare il battesimo di Gesù, come vorrebbe l’iconografia tradizionale, ma la resurrezione, che per il cristiano è fonte di nuova vita.
Ai lati della cappella ci sono le statue della Madonna del Rosario e di San Giuseppe.
La cupola
L’affresco della cupola – dal diametro di 18 metri – è dedicato alla Gloria di Cristo. Al centro è raffigurato il Cristo incoronato, circondato da beati e angeli fra raggi di luce e nuvole.
Uno degli angeli reca un nastro con la scritta CHRISTUS VINCIT CHRISTUS REGNAT CHRISTUS IMPERAT: sono le prime sei parole del canto delle Laudes Regiae (le Lodi Regali), un inno che viene cantato nelle messe pontificali.
Dal lato apposto, un altro angelo ha fra le mani un nastro con la scritta VITI SOLUM.
È stato ipotizzato, infatti, che il nome di Vighizzolo derivi proprio da Viti solum, cioè “terra della vite”: in passato questa zona era caratterizzata da numerose coltivazioni di vigneti.
I pennacchi di raccordo tra i piloni e la cupola, invece, sono decorati con le immagini dei quattro evangelisti.
L’altare
Dietro l’altare, nel 1989 sono state realizzate cinque vetrate che simboleggiano:
- la Chiesa come luce;
- la Chiesa come preghiera;
- la Chiesa come vita;
- la Chiesa come accoglienza;
- la Chiesa come speranza.
Il catino dell’abside raffigura la processione a Roma del Giubileo del 1925. Sono rappresentati il Colosseo e le chiese di Roma; nell’immagine si distingue anche don Mazzoleni, riconoscibile per l’abito talare nero e il collarino ecclesiastico bianco.
I dipinti delle pareti laterali del presbiterio mostrano, invece, San Pietro e San Paolo.
A sinistra, San Pietro – vestito di un mantello giallo – riceve da Gesù le chiavi del Regno dei Cieli.
A destra San Paolo – vestito di un mantello rosso – è ritratto mentre cade da cavallo e ha la visione di Gesù: è il momento propedeutico alla sua conversione.
I dipinti della controfacciata
I dipinti della controfacciata raffigurano Lo Spirito Santo e il Concilio Vaticano II, e sono stati realizzati nel 1989, nel giro di cinque mesi, da Sergio Colleoni.
La composizione della parte superiore, racchiusa in un semicerchio, è caratterizzata da un linguaggio prevalentemente astratto.
Su uno sfondo dominato dal colore azzurro, viene proposta l’immagine dello Spirito Santo, rappresentato sotto forma di colomba, circondato da una raggiera costituita da dodici elementi luminosi che si proiettano verso l’esterno.
In questa porzione della controfacciata sono presenti anche sette rosoni: “occhi” di vetro che richiamano i Sette Sacramenti, risalenti al 1984.
Nella parte inferiore, invece, è raffigurato il Concilio Vaticano II, in uno spazio rettangolare lungo quasi 12 metri e alto 4. La scena mostra il Papa circondato dai vescovi, con una città immaginaria sullo sfondo. Ai lati dei prelati ci sono una famiglia e altre figure di laici. Di spalle, sagome in controluce di numerose persone, che simboleggiano la dimensione ecumenica della chiesa e la compartecipazione all’evento.
L’autore di questi dipinti, Sergio Colleoni, è nato a Rho nel 1951. Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, ha decorato – fra l’altro – la Chiesa di San Maurizio di Terrazzano di Rho e la Chiesa di San Pietro di di San Pietro all’Olmo di Cornaredo.
Vighizzolo, Chiesa dei Santi Pietro e Paolo: come arrivare
A Vighizzolo la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo si trova in piazza S. Pietro e Paolo.
Se decidi di arrivare a Cantù in auto, puoi lasciare la macchina nei parcheggi di via Pasubio o di via General Cantore.
Preferisci arrivare a Cantù in treno? Tieni presente che la chiesa si trova a circa 3 chilometri e mezzo dalla stazione di Cantù. Uscito dalla stazione, gira a sinistra e percorri via Vittorio Veneto. Al semaforo gira a sinistra in via Vergani; arrivato alla rotonda, prendi la seconda strada (via Brambilla), per poi girare a destra in via IV Novembre. Giunto in fondo, svolta a sinistra in via XXIV Maggio; vai a destra in via Alciato e a sinistra in via Battisti, proseguendo dritto in via Ginevrina Fossano fino a quando non trovi alla tua sinistra via General Cantore. Imbocca questa strada e vai sempre dritto: troverai la chiesa di fronte a te.
Infine, nel caso in cui tu voglia arrivare a Cantù in autobus puoi utilizzare la linee C45, C80 e C86 e scendere alla fermata di piazza Piave. Da qui puoi già vedere la chiesa: percorri via Toti e sarai giunto a destinazione.
Che cosa vedere a Cantù
Dopo aver visitato a Vighizzolo la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, perché non ti regali una passeggiata alla scoperta degli altri posti da vedere a Cantù? Nel post qui sotto trovi tutte le indicazioni per conoscere i monumenti, i murales, gli edifici storici e i più bei sentieri naturalistici presenti in città: approfittane!
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Se desideri saperne di più su Vighizzolo e la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, puoi leggere i libri Vighizzolo. Memorie all’ombra della storia di Giorgio Giorgetti e Un percorso nei secoli: Vighizzolo di Cantù di Franco Cajani.
Ti consiglio di visitare anche il sito web di Sergio Colleoni, l’autore dei dipinti della controfacciata della chiesa.
Ci tengo, infine, a ringraziare Giovanna Ballerini, che mi è stata di aiuto per la redazione di questo post.