Il Santuario della Madonna di Santa Valeria di Seregno con il suo campanile alto più di 80 metri è uno dei monumenti simbolo della città, anche perché è il centro, nel mese di aprile, di una fra le sagre più conosciute della Brianza. Leggi le prossime righe se vuoi scoprire la storia di questa chiesa!
Tutto quello che ti serve sapere
Santa Valeria a Seregno: la storia del santuario
Il punto in cui sorge attualmente il Santuario della Madonna di Santa Valeria in passato era al di fuori delle mura del borgo di Seregno.
Era qui che sorgeva, lungo la strada di collegamento con Meda, un piccolo oratorio che forse esisteva già nel XII secolo. Lo storico Goffredo da Bussero, infatti, nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolani (risalente probabilmente al 1289), menzionava una Ecclesia Sanctae Valeriae in Marliano: egli la attribuiva a Mariano Comense e non a Seregno, ma la chiesa è proprio quella.
Qui si venerava l’effigie affrescata sul muro esterno di una Madonna con il Bambino in braccio. Il portico dell’edificio era aperto sulla strada, proprio per rendere l’affresco visibile a tutti.
È stato ipotizzato che l’autore dell’affresco possa essere stato il pittore milanese Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, vissuto tra il XV e il XVI secolo; tuttavia non ci sono informazioni certe in merito.
Nel 1579, anno della visita pastorale di Carlo Borromeo a Seregno, il piccolo oratorio appariva diroccato e fatiscente: per questo il vescovo ordinò di abbattere una parte del porticato e di utilizzare i materiali di recupero per edificare la chiesa parrocchiale di Seregno dedicata a San Vittore (oggi non più esistente). A quasi 20 anni di distanza, però, la demolizione non era stata ancora compiuta.
E lo stesso dicasi per il 1611, anno in cui la chiesa fu visitata da Federico Borromeo, che ripeté l’ordine già dato da suo cugino Carlo: distruggere tutto il portico, che da luogo di culto si era trasformato ormai in un ricovero per criminali e animali, e ampliare la parte anteriore della chiesa.
Anche in questo caso, però, la richiesta non venne ascoltata, forse a causa della carestia e della peste che flagellarono Seregno tra il 1627 e il 1630.
Solo nel 1650, per volere di don Giovanni Perego, parroco della Chiesa di San Vittore, l’oratorio venne ricostruito.
Nel 1653 l’edificio diventò una vera e propria chiesa, seppur di piccole dimensioni, con una sola navata e una cappella in cui venne collocata l’immagine della Vergine. La facciata era rivolta verso Meda.
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Nel 1811 il marchese Marco Antonio Odescalchi cedette il terreno davanti alla chiesa per consentire la realizzazione di un grande piazzale.
Nel 1839 la chiesa venne impreziosita con due affreschi dei fratelli Luigi Maria e Gaetano Sabatelli: Mosè e il roveto ardente e Abigail davanti a Davide. Luigi Maria dipinse anche una Natività e un’Annunciazione, visibili ancora oggi: te ne parlerò tra poco.
Nel 1865, l’immagine della Madonna con il Bambino fu collocata sull’altare centrale.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo si prese la decisione di erigere una chiesa nuova, più grande e in grado di accogliere più fedeli, visto il progressivo aumentare della popolazione.
La costruzione del nuovo santuario
Vari progetti vennero presentati nel corso degli anni, alcuni anche di architetti celebri. Luigi Mantegazza, per esempio, propose l’idea di un edificio di forma esagonale, mentre Ambrogio Silva suggerì di costruire un edificio a croce latina con un campanile gotico integrato sulla faccia e intorno un collegio e la casa prepositurale.
Tuttavia per lungo tempo si rinviò la scelta del progetto, e così i lavori non poterono mai cominciare.
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Il 27 giugno del 1922, infine, si decise di affidare l’incarico a Spirito Maria Chiappetta, che progettò il santuario in stile neogotico, proprio come lo vediamo ancora oggi.
Il 1° ottobre dello stesso anno la prima pietra del santuario venne posta da monsignor Dalmazio Minoretti, al tempo vescovo di Crema e in precedenza prevosto di Seregno. I lavori per la costruzione iniziarono il 26 marzo del 1923; un anno e mezzo più tardi, Chiappetta veniva ordinato sacerdote.
A cantiere concluso, la chiesa fu consacrata dal cardinale Ildefonso Schuster il 29 settembre del 1930.
L’antico oratorio restò in vita altri due anni, prima di essere demolito nell’ottobre del 1932.
A marzo del 1933, fu avviata la realizzazione del viale del Santuario, oggi meraviglioso viale alberato di fronte alla chiesa in cui spicca una colonna di granito che accoglie una statua della Madonna in marmo di Carrara, eretta nell’estate del 1956.
Per realizzare il nuovo campanile, invece, si dovette aspettare un po’, a causa dei debiti accumulati. Il 15 settembre del 1946 fu posata la prima pietra: il progetto era di Giuseppe Calastri e Ambrogio Silva, mentre quello di Chiappetta era stato rifiutato perché considerato eccessivamente costoso.
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Ma già nel 1949 i lavori dovettero essere interrotti. Gli anni passarono, e sia Calastri che Silva morirono; il loro progetto, intanto, fu rivisitato e adeguato alle nuove necessità. Il cantiere riaprì nel 1963, e finalmente dopo un anno e mezzo il campanile era pronto: l’11 febbraio del 1965 fu issata sulla cuspide la statua della Madonna.
Ad ogni modo la storia del campanile di Santa Valeria a Seregno è così curiosa, ai limiti dell’incredibile, che vale la pena di raccontarla a parte: è ciò che ho fatto nel post qui sotto. Leggilo, se ti va 🙂
Com’è oggi il Santuario della Madonna di Santa Valeria di Seregno
Realizzato in stile gotico lombardo, il Santuario della Madonna di Santa Valeria è caratterizzato da tre navate e un transetto.
La facciata è impreziosita da tre lunette sopra le porte di ingresso, opera di Trento Longaretti.
Entrando in chiesa, sulla destra troverai l’altare di San Carlo: risalente al 1934, accoglie una tela che rappresenta la Prima Comunione di San Luigi Gonzaga, dipinta da Tanino Silva.
Proseguendo lungo la navata destra incontri l’altare del Crocifisso, che ospita una pala affrescata che riproduce L’Addolorata e San Giovanni Evangelista, opera dell’artista bergamasco Fermo Terragni.
Nella navata sinistra, invece, c’è l’altare con la pala dedicata alla famiglia di San Vitale. Il quadro è circondato da affreschi opera del pittore Angelo Sesti (autore anche dei dipinti dei quattro evangelisti nelle lunette dell’altare maggiore e degli affreschi attorno al Crocifisso).
San Vitale è raffigurato con lo sguardo verso il cielo, in piedi, la mano sul petto. Accanto a lui la moglie Santa Valeria, seduta, mentre indica la croce a Protasio e Gervasio, stretti attorno a lei.
Arrivi, infine, all’altare maggiore che accoglie l’effigie della Vergine miracolosa, restaurata e riportata su tela da Carlo Pianca e Francesco Annoni nel 1927. Il dipinto fa parte di un trittico di legno dorato e intagliato, incoronato da angeli realizzati dal pittore romano Eugenio Cisterna.
Ai lati dell’altare ci sono due pale d’altare che raffigurano il Sacro Cuore e San Giuseppe: sono opera di Letizia Giuliani, figlia proprio di Cisterna.
Anche le vetrate del coro e della facciata sono state ideate da Eugenio Cisterna e Letizia Giuliani. Le altre, invece, provengono dal laboratorio di Mario Albertella.
Nel presbiterio sono visibili i quattro affreschi del Sabatelli strappati dall’antica chiesetta abbattuta nel 1932, di cui ti ho già parlato prima. L’Annunciazione e la Natività sono due scene evangeliche legate al culto di Maria. Si ipotizza che risalgano al 1865, anno in cui nell’antico oratorio l’altare centrale fu dedicato alla Madonna.
Le altre due opere rappresentano, invece, Il roveto di Mosè e Abigail davanti a Davide. Quest’ultimo, che mostra Abigail intenta a calmare l’ira di Davide con doni e preghiere, riprende il tema di un dipinto che il padre di Sabatelli, Luigi, aveva realizzato nel 1806 per il Duomo di Arezzo. L’opera venne tracciata e disegnata da Giuseppe Sabatelli, figlio di Luigi e fratello di Luigi Maria, professore di pittura storica presso il granducato di Firenze; poi Luigi Maria pensò a completarla. Fu Giuseppe, però, a dipingere la figura del servo che preleva dall’asino la cesta con i frutti da donare a Davide.
Alberto Ceppi, scultore medese, è l’autore dei bronzi dell’ambone, dell’altare e della cattedra, che riproducono rispettivamente Gesù Maestro, la Cena di Emmaus e la Pentecoste.
Lo scultore Franco Leveni è l’autore dei due medaglioni in bronzo che rappresentano San Tarcisio e Santa Chiara sull’altare maggiore.
I confessionali, il presbitero, la credenza e il pulpito sono opera dello scultore monzese Annibale Pagnoni.
Ottavio Cabiati ha disegnato il fonte battesimale, la cui copertura in rame sbalzato è stata realizzata da Riccardo Politi. Salvatore Saponaro, invece, si è occupato del bronzo dorato del battesimo di Gesù.
La Via Crucis è stata creata da Vincenzo Mussner, scultore di Ortisei.
Sopra le porte di accesso alle sacrestie, infine, ci sono due lunette in mosaico che riproducono le effigi dei papi Pio XI e Pio XII, realizzate su cartoni di Mario Albertella.
Santa Valeria a Seregno: come arrivare
Il Santuario della Madonna di Santa Valeria a Seregno si trova in via Santa Valeria, all’incrocio con viale Santuario.
Se hai intenzione di arrivare a Seregno in auto e poi visitare la chiesa, puoi lasciare la macchina nei parcheggi di via Piave o di via Sant’Anna.
Preferisci arrivare a Seregno in treno? Uscito dalla stazione cittadina, prendi sulla tua sinistra via Giovanni XXIII; poi gira a sinistra in via Magenta. Segui la strada e dopo la curva verso destra vai dritto fino al terzo semaforo: girando a sinistra, sei in via Santa Valeria. Da qui vai sempre dritto e dopo aver superato un semaforo troverai il santuario sulla tua destra.
Infine, nel caso in cui tu voglia arrivare a Seregno in autobus puoi fare riferimento alla linea C80 e scendere alla fermata Santa Valeria, che si trova proprio di fronte al santuario.
Che cosa vedere a Seregno
Il Santuario della Madonna di Santa Valeria a Seregno potrebbe essere il punto di partenza ideale per una passeggiata alla scoperta delle bellezze della città. Ti piacerebbe avere un itinerario da seguire? Leggi il post qui sotto: saprai che cosa vedere a Seregno, ma anche dove mangiare e come arrivare.
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Ci tengo a segnalarti, infine, che per la stesura di questo articolo mi sono avvalso di due preziose fonti di informazioni: i libri L’oratorio dei santi Rocco e Sebastiano a Seregno di Sergio Gatti e Dall’antico Oratorio all’attuale Santuario della Madonna di Santa Valeria a Seregno di Franco Cajani.