Sapevi che nel Novecento c’è stato un papa brianzolo? Si tratta di Achille Ratti, salito al soglio pontificio con il nome di Pio XI. Ecco perché vale la pena di conoscere il Monumento a papa Pio XI di Desio, la sua città natale: te ne parlo in questo post, dove ti spiego anche come vederlo.
Tutto quello che ti serve sapere
Papa Pio XI e la Brianza
Ambrogio Damiano Achille Ratti nacque a Desio, al civico 4 di via Lampugnani, il 31 maggio del 1857, figlio di Francesco Ratti e Teresa Galli. I suoi genitori erano originari di Rogeno: ancora oggi, davanti alla casa in cui vissero c’è una targa che li ricorda. Te ne parlo anche nel post qui sotto.
Il futuro papa Pio XI venne battezzato nella Chiesa dei Santi Siro e Materno, proprio a pochi passi dalla casa in cui era nato, dal prevosto don Giuseppe Lattuada.
Dopo aver appreso i primi rudimenti scolastici con don Giuseppe Volonteri a Desio, frequentò la prima e la seconda elementare a Seregno, nella scuola privata di Maria Cantù.
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Tra il 1868 e il 1871 frequentò il ginnasio nel Seminario di San Pietro Martire a Seveso, dove restò anche per i primi due anni di studi liceali, che poi avrebbe concluso nel Seminario di Monza.
Ordinato diacono e poi sacerdote, a partire dal 1882 insegnò Teologia Dogmatica ai prefetti nel Seminario di Seveso.
In seguito venne nominato:
- Dottore della Biblioteca Ambrosiana di Milano;
- Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano;
- Pro-prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana;
- Canonico della Basilica di San Pietro in Vaticano;
- Visitatore Apostolico per la Polonia e la Lituania;
- Nunzio apostolico in Polonia;
- Arcivescovo di Milano e cardinale.
Infine, il 6 febbraio del 1922 fu eletto Sommo Pontefice, assumendo il nome di Pio XI.
Come è fatto il Monumento a papa Pio XI di Desio
Il Monumento a papa Pio XI di Desio si trova in piazza della Conciliazione, la piazza principale della città.
Il pontefice è rappresentato in posa benedicente, con i paludamenti papali. Diverse fonti affermano che quella su cui il papa è seduto sia la sedia gestatoria, ma in realtà non è proprio così.
Prima di illustrarti il perché, serve una piccola precisazione per spiegarti che cos’è la sedia gestatoria: fino al pontificato di Giovanni Paolo I, essa era il trono mobile su cui veniva portato a spalla il papa in occasione delle cerimonie pubbliche, in modo che potesse essere visto dai fedeli con più facilità.
Ebbene, si racconta che lo schienale di questa sedia gestatoria voglia rievocare il portico di una chiesa in stile classico a cui manca una colonna. Con questa scelta, l’autore del monumento Alberto Dressler (di cui ti parlerò più avanti) avrebbe voluto dare l’idea di un papa chiamato a consolidare una Chiesa in crisi, “scricchiolante”; forse c’è anche un richiamo al Sogno di Innocenzo III di Giotto, scena del ciclo di affreschi delle Storie di San Francesco della Basilica superiore di Assisi che mostra la Basilica del Laterano sul punto di crollare sorretta da Francesco.
Come ti ho accennato, però, papa Pio XI non è assiso su una sedia gestatoria: quella rappresentata, infatti, è la Cattedra di San Pietro, il trono ligneo conservato nella Basilica di San Pietro che per secoli è stato ritenuto il seggio da cui predicava Pietro.
La base del monumento
Osserva con attenzione anche la base del monumento: scoprirai tre bassorilievi che raccontano la storia di papa Pio XI e di riflesso quella del nostro Paese. A proposito di riflessi: purtroppo i bassorilievi sono protetti da un vetro che rende complicato vederli (e fotografarli) bene. Ma vale la pena di compiere un piccolo sforzo!
Lo stemma pontificale
Nella parte anteriore, due putti sorreggono lo stemma pontificale di Pio XI, che raffigura un’aquila e tre sfere. La famiglia Ratti non aveva nobili origini; per questo, quando Achille Ratti diventò arcivescovo e cardinale nel 1921, chiese alla famiglia quasi omonima dei Rati Opizzoni di utilizzare il loro stemma. In cambio ai Rati Opizzoni venne concesso il titolo di duchi.
La firma dei Patti Lateranensi
Sul lato destro, un bassorilievo ricorda la firma dei Patti Lateranensi (avvenuta proprio durante il pontificato di Pio XI), sotto la scritta Caesari Caesaris Deo Dei: date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio.
Con i Patti Lateranensi, Mussolini poteva instradare il cattolicesimo italiano nel movimento fascista, mentre papa Pio XI garantiva alla Chiesa libertà d’azione dal punto di vista giuridico nel contesto fascista.
La scena raffigurata nel bassorilievo mostra Pietro Gasparri (all’epoca cardinal segretario di Stato della Santa Sede) e Benito Mussolini (capo del governo) nell’atto di firmare gli accordi, e riprende la storica e celebre foto di quel momento, scattata alla presenza anche di:
- Dino Grandi (sottosegretario al Ministero degli Esteri);
- Francesco Pacelli (giureconsulto della Santa Sede e fratello del futuro papa Pio XII);
- Francesco Borgoncini-Duca (segretario per gli affari ecclesiastici straordinari).
Con i Patti Lateranensi, firmati dal cardinale Gasparri ma ratificati da papa Pio XI, si giunse alla Conciliazione fra Italia e Santa Sede e alla riapertura formale dei rapporti che erano stati interrotti ufficialmente nel 1870. Non a caso, davanti al bassorilievo un ramoscello di ulivo sta a simboleggiare l’avvenuta riappacificazione.
Sotto, la data della firma dei Patti Lateranensi in numeri romani: XI II MCMXXIX, cioè 11 febbraio 1929, A VII E F, settimo anno dell’Era Fascista (l’era fascista veniva calcolata adottando come data di inizio il 28 ottobre del 1922, giorno della Marcia su Roma).
La Processione Eucaristica
Il bassorilievo del lato posteriore del monumento, invece, mostra la Processione Eucaristica di Pio XI, tra la frase Gloria in excelsis Deo e la data XXV VII MCMXXIX A VII E F: 25 luglio del 1929, settimo anno dell’Era Fascista.
Quel giorno, il papa sfilò in piazza San Pietro lungo il colonnato del Bernini davanti a 100mila persone. Fu un evento simbolico, sempre nell’alveo del clima di riconciliazione favorito dai Patti Lateranensi.
Infatti, da quando i bersaglieri con la breccia di Porta Pia nel 1870 avevano messo la parola fine al potere temporale dei papi, nessun pontefice si era più offerto alla vista dei fedeli, mantenendo una sorta di prigionia auto-imposta.
Quel 25 luglio 1929, papa Pio XI percorse tutto il colonnato assiso sulla sedia gestatoria, portata a spalla da dodici sediari, per poi benedire i reparti militari schierati e la folla con l’ostensorio d’oro in mano.
Davanti a questo bassorilievo, puoi notare una corda e una piccozza da scalatore su una composizione di libri, a ricordare le passioni di Pio XI per la montagna e lo studio.
Prima di diventare papa, Achille Ratti si cimentò in diverse imprese alpinistiche. Il 31 luglio del 1889, per esempio, scalò la Punta Dufour, la cima più alta (4.634 metri) del massiccio del monte Rosa.
L’ultima ascensione della sua vita fu quella effettuata nell’ottobre del 1913, sulla Grigna Settentrionale, dove restò per quattro giorni. Poi, gli impegni ecclesiastici non gli avrebbero più consentito di dedicarsi a questa passione.
L’incontro con Vittorio Emanuele III
Infine, il bassorilievo sul lato sinistro del monumento raffigura la visita in Vaticano del re d’Italia Vittorio Emanuele III e della moglie Elena del Montenegro, avvenuta il 5 dicembre del 1929 (V XII MCMXXIX A VII E F, ottavo anno dell’Era Fascista).
Sopra, la scritta Et in terra pax, che ancora una volta pone l’accento sull’avvenuta riconciliazione.
Quell’incontro fu un evento storico: il giorno successivo, L’Osservatore Romano dedicò tutta la prima pagina alla cronaca del fatto (“La solenne visita dei Sovrani d’Italia al Santo Padre”), descrivendo minuziosamente il protocollo della cerimonia e il velo bianco indossato dalla regina.
La Stampa titolò: “Lo storico incontro dei Sovrani d’Italia col Papa”. L’articolo in prima pagina iniziava così: “L’evento memorabile si è compiuto: i Sovrani d’Italia hanno varcato stamane il confine del nuovo Stato Pontificio e si sono recati a far visita al Papa. Favorita da una giornata superba, da un cielo limpidissimo e da un sole sfolgorante, quali Roma soltanto sa dare sulla soglia dell’inverno, la cerimonia si è svolta con una solennità senza pari”.
Il giorno successivo, 7 dicembre, papa Pio XI ricevette anche il principe Umberto, con le sue sorelle Giovanna e Maria. Di Umberto, il pontefice dirà: “Su di lui riposano le speranze d’Italia e non solo dell’Italia”.
Le fontane con le allegorie delle virtù cardinali
Agli angoli del monumento a papa Pio XI di Desio puoi osservare quattro fontane con le statue delle allegorie delle quattro virtù cardinali:
- Prudentia;
- Fortitudo;
- Iustitia;
- Temperantia.
Indicate nel Fedro di Platone, queste virtù morali sono state riprese dalla religione cristiana come doti da adottare nella propria condotta per perseguire un’esistenza dedicata al bene.
La Prudenza regge uno specchio in mano: un invito a guardarsi alle spalle e, in generale, dai nemici, ma anche a imparare a distinguere il bene dal male e il vero dal falso. Non solo: con uno specchio si può vedere anche dove gli occhi non possono arrivare. Accanto alla figura femminile è presente un serpente, simbolo di sapienza: nel Vangelo di Matteo, infatti, Gesù dice “Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe”.
La Fortezza ha in mano il fascio littorio, simbolo fascista. Il fascio littorio è un fascio di bastoni legati attorno a una scure; era un’arma usata nell’antica Roma e più tardi diventò un emblema di ordine pubblico durante la Rivoluzione Francese, prima di essere utilizzato – appunto – come simbolo dal fascismo.
La Giustizia è raffigurata con la bilancia – simbolo di equilibrio ed equità – e la spada, con la quale applica le sentenze in maniera imparziale.
La Temperanza, secondo l’iconografia classica, ha in mano una brocca e una ciotola per mescolare il vino con l’acqua: i romani erano soliti farlo per rendere il vino meno forte. Essere temperanti, infatti, vuol dire limitarsi nei piaceri sensibili e tenere sotto controllo i propri desideri, per evitare di abusarne. La temperanza, insomma, è la virtù del giusto mezzo.
Il monumento a papa Pio XI di Desio e la famiglia Gavazzi
A volere l’erezione del Monumento a papa Pio XI a Desio fu il podestà Giulio Gavazzi. Questi faceva parte di una nobile famiglia della borghesia lombarda, proprietaria dello stabilimento Gavazzi di Desio, di cui il papà di Achille Ratti fu anche direttore.
Giulio Gavazzi era figlio di Pio, che a sua volta era stato sindaco di Desio tra il 1910 e il 1920. Anche Egidio, fratello di Pio, era stato sindaco, dal 1883 al 1910.
Proprio i fratelli Egidio e Pio possedevano l’edificio in cui era nato Achille Ratti. Quando questi diventò papa, quindi, i due decisero di donarglielo; poi il Pontefice stabilì che venisse destinato a opera assistenziale.
Così il 30 dicembre del 1922 la Società Anonima Egidio e Pio Gavazzi formalizzò la cessione della casa all’Orfanotrofio Pio XI, opera pia di beneficenza appena nata.
La leggenda racconta che i volti delle figure femminili delle statue delle virtù cardinali siano stati ispirati a una componente della famiglia Gavazzi, e che alcuni membri della famiglia siano stati ritratti anche nella scena della Processione Eucaristica.
L’autore del Monumento a papa Pio XI a Desio: Alberto Dressler
A realizzare il Monumento a papa Pio XI di Desio fu l’artista Alberto Dressler (con due “s” e non con una, come si può vedere dalla firma apposta sul basamento della statua della Prudenza).
Nato a Milano nel 1878, Dressler fu pittore e scultore; è autore, tra l’altro, dei Monumenti ai Caduti di Castano Primo, Arcisate, Olgiate Olona e Cerro Maggiore.
La storia del Monumento a papa Pio XI a Desio
La prima pietra del monumento venne posta il 29 giugno del 1929, giorno in cui si festeggiano i santi Pietro e Paolo. L’inaugurazione andò in scena esattamente un anno più tardi, il 29 giugno del 1930. All’evento presero parte – tra gli altri – monsignor Erminio Rovagnati, originario proprio di Desio, e monsignor Giovanni Galbiati.
Quest’ultimo aveva conosciuto Achille Ratti nel 1902, in occasione del giubileo sacerdotale di Antonio Maria Ceriani. Dopo essere stato nominato prefetto, Ratti cooptò Galbiati nel Collegio dei dottori dell’Ambrosiana. Anche una volta diventato papa, poi, continuò a nutrire affetto e stima nei suoi confronti, sostenendolo nella sua attività di prefetto dell’Ambrosiana.
Dove si trova il Monumento a papa Pio XI a Desio
Il Monumento a papa Pio XI a Desio si trova in piazza della Conciliazione, proprio davanti alla Basilica dei Santi Siro e Materno.
Se hai in mente di arrivare a Desio in macchina, puoi parcheggiare in via Garibaldi (ma nei giorni feriali la sosta è a pagamento) o in via Santa Maria (sosta gratis ma con disco orario).
Preferisci arrivare a Desio in treno? La stazione cittadina è ben collegata con Monza, Milano e Como, essendo servita dalle linee ferroviarie Chiasso-Rho Fiera e Saronno-Albairate. Uscito dalla stazione dalla parte del binario 1, scendi la scalinata e vai a destra in modo da lasciarti la stazione alle spalle. Alla rotonda gira a sinistra in via XXV Aprile e percorrila fino in fondo, per poi svoltare a destra in via Lampugnani. Da qui vai sempre dritto, proseguendo poi in via Pio XI, fino a quando non vedrai la Basilica dei Santi Siro e Materno alla tua destra: il monumento si trova proprio davanti all’ingresso della chiesa.
Infine, volendo arrivare a Desio in autobus ti conviene fare riferimento alle linee Z231, Z232 o Z251 e scendere alla fermata Diaz/Rimembranze. Lasciandoti i civici pari alla tua sinistra, vai fino in fondo a via Diaz e poi gira a destra in corso Italia, fino a quando non troverai il Monumento a papa Pio XI alla tua sinistra.
Che cosa vedere a Desio
Dopo aver scoperto il Monumento a papa Pio XI a Desio, potresti regalarti una passeggiata tra le vie del centro cittadino, e non solo. Non sai che cosa vedere a Desio? Non preoccuparti: nel post qui sotto trovi tutte le indicazioni utili, e anche consigli su dove fermarti a mangiare.
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Infine mi preme segnalarti il sito web del Centro Internazionale di Studi e Documentazione Pio XI, una preziosa fonte di informazioni per conoscere da vicino la storia di Achille Ratti.